Mai come in questi tempi la frutticoltura è stata messa a dura prova da una serie di avversità che hanno come comune denominatore la crisi climatica che sta estremizzando fenomeni che solo pochi anni fa avevano una ricorrenza decisamente più dilatata.
In Emilia-Romagna, per esempio, negli ultimi 4 anni si sono verificate tre gelate tardive, un anno siccitoso e una alluvione estrema, eventi che in precedenza avevano ricorrenze di 20 o addirittura 200 anni. Anche gli eventi grandinigeni sono aumentati per frequenza e intensità, unitamente alle avversità fitosanitarie. La gestione di rischi così ripetuti, peraltro, ha causato negli ultimi anni progressive difficoltà anche in campo assicurativo per l’aumento dei costi delle polizze, delle franchigie applicate dalle compagnie e della
disponibilità stessa del prodotto assicurativo.
Se fino a poco tempo fa la contrazione delle produzioni è stata determinata principalmente dall’avanzare di altre zone di produzione più competitive a livello di costi di produzione, ora il problema più serio è quello di ottenere una produzione in quantità idonea a far quadrare i costi di produzione e soprattutto mantenere i mercati di sbocco. Criticità che si amplifica a livello di strutture di prima trasformazione e di confezionamento che, vedendo venire meno la produzione conferita o acquistabile, hanno maggiori difficoltà nell’ammortamento degli investimenti, nel programmarne dei nuovi e nella pianificazione commerciale specie nei confronti della distribuzione moderna.
Col progetto “Frutteti protetti” la Regione Emilia-Romagna intende aiutare il sistema ortofrutticolo a uscire da un declino ventennale. A soffrirne sono state in particolare pere,
pesche e nettarine che sono arretrate di circa 19mila ettari, mentre quelle che chiamavamo
drupacee minori (albicocche ciliegie e susine) sono aumentate superando in superficie
pesco e nettarine. Bene anche l’actinidia che, nonostante la batteriosi e grazie al rinnovo
varietale, ha potuto riprendersi e crescere di circa mille ettari a livello regionale. La Regione
Emilia-Romagna intende sostenere il sistema ortofrutticolo grazie al supporto finanziario dei
Programmi operativi delle Op e del Psr.
Per quanto riguarda il Psr la Regione emanerà due bandi con risorse dedicate al settore
ortofrutticolo per il sostegno economico finalizzato alla crescita del potenziale produttivo
e della redditività delle imprese attraverso la realizzazione di impianti che siano dotati di
almeno due apprestamenti di difesa tra quelli atti a contrastare: gelate tardive, eventi grandinigeni, piogge, infestazioni da insetti, siccità e sbalzi termici.
Allo stesso tempo, attraverso gli interventi settoriali ortofrutta, le Organizzazioni dei Produttori operanti in regione inseriranno nei loro programmi operativi la stessa strategia operata del Psr. Il materiale vivaistico per i nuovi frutteti dovrà essere certificato in termini sanitari, ma non va assolutamente dimenticato che la realizzazione di un nuovo frutteto è da sempre l’occasione per investire su varietà in grado di garantire la migliore qualità e il gradimento del consumatore finale. Questa scelta sarà lasciata all’agricoltore e all’organizzazione dei produttori cui aderisce.
L’unione dei due strumenti sopra citati ci porta a stimare un piano del valore di 70 milioni di euro in due anni; il primo a partire sarà il Psr, che metterà a bando i primi 23 milioni e che vede beneficiarie direttamente le imprese agricole. Data la particolare natura degli investimenti l’intensità del sostegno è stata fissata al 60%.
L’Emilia-Romagna è già intervenuta finanziando interventi che sono stati realizzati su frutteti già esistenti e che, ad oggi, ci hanno portato ad avere circa il 16% della superficie frutticola regionale protetta con sistemi antigelo. Con questo nuovo progetto si intende stimolare la realizzazione di ulteriori mille ettari di nuovi impianti frutticoli con un approccio che guarda alla difesa da tutti i tipi di avversità.
La convinzione è che per la tenuta e il rilancio della frutticoltura sarà vincente avere una produzione costante e di qualità, possibilmente caratterizzata da una politica di marca, che
assicurando forniture regolari riuscirà anche a rilanciare l’affidabilità di un sistema produttivo che può tornare a dare soddisfazione e buona occupazione.