Con le coperture sui pereti i conti tornano se…

coperture
Prezzo riconosciuto dal mercato alla frutta ed eventuali contributi Psr per l’acquisto delle protezioni sono le variabili più importanti

Il pero è una delle colture arboree di maggior rilievo per l’Italia che, in condizioni ordinarie, può vantare un’offerta fino a 750.000 tonnellate, pari al 10% circa del totale mondiale (Cina esclusa) e attorno a un terzo del totale prodotto nell’Unione europea. Le ultime tre campagne, tuttavia, si sono concluse con risultati molto negativi, con una produzione di poco più di 350.000 tonnellate nel 2019 e addirittura di sole 200.000 tonnellate nel 2021 (dati Faostat e Wapa). L’Emilia-Romagna, regione di riferimento per la pericoltura nazionale con i 2/3 circa degli investimenti complessivi, ha visto ridurre del 40% la resa produttiva media del triennio 2019/2021 rispetto al periodo 2012/2018, in un contesto di generale difficoltà per l’intero comparto frutticolo regionale (dati Istat). Diverse sono le cause di questa crisi, sia di natura climatica, sia fitopatologica. In particolare, dal punto di vista climatico, gli impianti hanno dovuto fronteggiare rilevanti fenomeni di gelate primaverili, cui sono seguiti ripetuti eventi grandinigeni, talvolta estremi. Anche la siccità estiva, da alcuni anni a questa parte, è un fattore di rilevante criticità meteorologica. Sul versante fitopatologico, il pero è tra le specie frutticole più colpite dagli attacchi di cimice asiatica, parassita rinvenuto per la prima volta in Emilia-Romagna nel 2012 e i cui danni sono stati particolarmente gravi nel 2019 e 2021, poiché la difesa è, come noto, estremamente difficile. A ciò si è aggiunto un forte incremento della virulenza anche per due patologie di radicata presenza, come la Psilla e la maculatura bruna. In questo contesto, così come per la frutticoltura in generale, anche per il pero è dunque sempre più difficile pensare ad una gestione in assenza di opportune coperture (protezioni) che aiutino a fronteggiare le problematiche di cui sopra.

Coperture a confronto

In particolare, per contrastare i danni provocati da grandine e insetti patogeni sono disponibili diverse forme di copertura degli impianti che vanno dalle tradizionali reti anti grandine alle più innovative soluzioni multitasking che offrono anche una protezione anti insetto. Queste ultime sono attualmente declinate, a grandi linee, in due tipologie: una di tipo monoblocco, che ricopre l’intero impianto, e una di tipo monofilare, che ricopre invece uno a uno i singoli filari di piante. Per ciascuna soluzione, oltre all’efficacia agronomica, è in ultima analisi la sostenibilità economica a determinarne il successo e la possibilità di diffusione. Per tale ragione, si propone una simulazione dei prevedibili costi di produzione da sostenere in impianti protetti con le tre tipologie di copertura di cui sopra.

La metodologia adottata per i calcoli è l’analisi costi-ricavi, un metodo di tipo finanziario che prevede la definizione dei prevedibili flussi di cassa dell’investimento lungo l’intera sua durata e la successiva attualizzazione degli stessi tramite un saggio di interesse, considerato del 2%. In tale modo, si può pervenire alla definizione di valori soglia di prezzo che rendono positivi gli indicatori che ne derivano, in particolare, il Valore Attuale Netto (attualizzazione dei flussi di cassa all’anno zero). Con tale metodo si dà il giusto peso anche all’aspetto finanziario, da non sottovalutare per investimenti che prevedono un ingente esborso iniziale e un ritorno economico piuttosto lento date le tempistiche biologiche delle piante arboree.

È assolutamente da precisare che i risultati che ne derivano sono da intendersi come rappresentativi di una situazione media, considerando che esiste una pluralità di soluzioni tecnologiche riferibili a ciascuna tipologia di copertura in grado di variare considerevolmente i costi da computare. Altrettanta variabilità si può registrare in funzione della dimensione e della conformazione degli impianti da proteggere, così come diversificata può essere la gestione annua in funzione dell’ambiente pedo-climatico.

In ragione di ciò, il caso studio su cui sono state svolte le simulazioni fa riferimento ad un impianto a fusetto di Abate Fétel (2.850 piante/ha) di un ettaro di estensione e di forma squadrata. La durata considerata è di 20 anni, di cui 3 di fase di allevamento. Relativamente alle coperture considerate, ci si è riferiti a soluzioni prive di automazione. Per quanto concerne la tipologia a monoblocco, si prevede la copertura anche della capezzagna laterale.

Facciamo due conti

In tabella 1 sono riportati i costi medi iniziali da computare per l’acquisizione e il montaggio delle strutture relative alle tre tipologie di copertura confrontate. I valori si riferiscono ad inizio 2022 e, come rilevabile, variano da 22.000 euro per il tradizionale impianto anti grandine, a 32.000 euro per la copertura multitasking monoblocco, fino a 37.000 euro per quella monofilare. Nella medesima tabella sono riportati i costi medi annui di gestione, in fase di piena produzione, ipotizzabili per gli impianti analizzati e per un impianto standard privo di copertura quale termine di confronto. In tutti i casi, tale costo oscilla attorno a 16.000 euro e risulta definito dalle diverse combinazioni di impiego di materie prime, manodopera e macchinari preventivabili in funzione delle diverse modalità di gestione degli impianti.

Tab. 1 - Parametri economici di riferimento per gli impianti analizzati

Impianto scoperto (benchmark) Copertura anti-grandine Copertura multitasking monoblocco Copertura multitasking monofilare
Costo della copertura * - 24.000 32.000 37.000
Flussi medi di costo ** 16.000 16.000 15.900 15.400

* inclusivo di materiali e montaggio
** in anno di piena produzione (con resa di 28 t/ha)

Come già osservato, anche questo valore si presenta di difficile definizione per via delle molteplici variabili che lo definiscono. In particolare, sulla base di confronti con tecnici agronomici e della lettura di studi in merito, i parametri economici riconducibili alla gestione di un impianto scoperto sono stati utilizzati come benchmark di riferimento e, su questi, sono state apportate le modifiche in aumento e in diminuzione mediamente ipotizzabili per la gestione degli impianti coperti, come da schema in tabella 2.

Tab. 2 - Variabili rilevanti nella definizione dei flussi di costo medio annuo in piena produzione

Variabile Impianto scoperto (benchmark) Copertura anti-grandine Copertura multitasking monoblocco Copertura multitasking monofilare
Efficacia anti-insetto non prevista - -- ----
Infezioni fungine ordinaria + +
Risparmio agrofarmaci -- ---
Assicurazione anti-grandine prevista -- -- --
Gestione annua (apertura/chiusura) non prevista + ++ ++
Velocità trattamenti ordinaria +
Praticità/Manutenzione * ordinaria ++ ++ ++

* per gli impianti coperti è stata considerata una sostituzione completa delle reti dopo 10 anni
++ variazione aumentativa dei costi
-- variazione diminutiva dei costi

Infine, non inferiore quanto ad aleatorietà e, quindi, difficoltà di previsione è la resa produttiva attribuibile agli impianti con le coperture analizzate. Prima dell’ultimo triennio di crisi, la resa media di Abate Fétel in Emilia-Romagna aveva oscillato da 16 a 32 t/ha, con una media di 25 (dati Cso Italy 1998/2018). Basandosi su valori potenzialmente raggiungibili da impianti gestiti in modo altamente professionale, unica strada percorribile per tentare di recuperare una sostenibile marginalità economica, è stato scelto un valore benchmark di riferimento pari a 30-32 t/ha. Considerando poi l’efficacia potenziale delle 3 coperture contro la cimice asiatica (si vedano i risultati del progetto “Alien Stop”, sezione difesa, a cura di Stefano Caruso, Consorzio Fitosanitario di Modena), parassita attualmente non contrastabile in modo del tutto efficace con i soli mezzi chimici, soprattutto nelle annate più virulente, nonché la permanente aleatorietà produttiva per gli altri fattori di crisi, è stata fissata una resa media prudenziale di 28-30 t/ha per l’impianto con copertura multitasking monofilare, che appare come la protezione più efficace contro la cimice (80-90% di contenimento), di 26-28 t/ha per la protezione monoblocco (50-80% di efficacia) e di 23-25 t/ha per la rete anti-grandine (30-45% di efficacia).

Con o senza coperture

Le rese medie considerate, come intuibile, influiscono in modo rilevante sui risultati prevedibili. In particolare, sulla base di quanto osservato, l’impianto con protezione monofilare evidenzia un valore soglia (Valore Attuale Netto uguale a zero) di 0,74 €/kg, l’impianto con monofilare si colloca attorno a 0,81 €/kg e quello con semplice antigrandine, nonostante il minor costo iniziale della copertura, si attesta a 0,84 €/kg (fig. 1). Tali valori rappresentano di fatto il costo di produzione inclusivo degli oneri finanziari degli impianti analizzati, ovviamente da considerarsi valido nell’ipotesi di mantenimento delle condizioni attuali.

fig. 1 - Dinamica del Valore Attuale Netto al variare del prezzo alla produzione

coperture

L’impianto benchmark privo di coperture evidenzia, naturalmente nella situazione teorica in cui fossero raggiunte le rese potenziali di cui sopra, un valore soglia di 0,68 €/kg. Con le protezioni multitasking, pertanto, l’aggravio di costo si posiziona fra 6 e 13 cent/kg, rispettivamente per il monofilare e il monoblocco. Tali valori sono da considerarsi nell’ipotesi in cui il costo della copertura sia a totale carico dell’impresa, mentre con una compartecipazione pubblica alla spesa del 50%, normalmente prevista dai Psr, l’aggravio di costo è limitato a 3-8 cent/kg rispettivamente per monofilare e monoblocco. Addirittura, qualora la copertura delle spese salga all’80%, il valore soglia dell’impianto monofilare si ridurrebbe praticamente al livello di un impianto scoperto.

Il futuro della pericoltura con le coperture

In sintesi, dalle simulazioni effettuate emerge un aggravio di costo piuttosto contenuto per gli impianti coperti, soprattutto per quelli più efficaci contro la cimice. Il contenuto maggior esborso depone chiaramente a favore della diffusione della copertura, naturalmente considerando il mantenimento dell’attuale situazione caratterizzata dalle criticità di cui si è trattato.

Permane, tuttavia, nel mercato un evidente ostacolo da valutare: prima degli ultimi tre anni di grave crisi dell’offerta, difatti, il mercato remunerava Abate Fétel con una media di poco superiore a 0,60 €/kg, considerando la ponderazione dei prezzi attribuiti ai vari calibri per la ripartizione media del raccolto in Emilia-Romagna (fig. 2). Tali valori risultavano, di fatto, insostenibili anche considerando rese e costi pre-crisi, tanto che la pericoltura regionale ha perso circa 7.500 ettari dal 2010 a oggi.

fig. 2 - Prezzo alla produzione per Abate Fétel distintamente per calibro  categoria (anni 2015/2018)

coperture

Le ultime campagne hanno assistito a forti rialzi delle quotazioni, giustificate naturalmente dalla scarsità dell’offerta e la sfida per il futuro, ammettendo di riuscire a tornare su livelli produttivi ordinari, sarà quella di mantenere anche le quotazioni su livelli più sostenuti rispetto al passato, magari in aggiunta ad un miglioramento qualitativo della produzione. Diversamente, sarà difficile pensare a un futuro per la pericoltura, anche in presenza di opportune e funzionali coperture.

Con le coperture sui pereti i conti tornano se… - Ultima modifica: 2022-05-18T12:07:56+02:00 da K4

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome