Innovazione varietale e privative vegetali: stanno arrivando anche le uve italiane

uva italiana
Uva da tavola Fiammetta.
Dopo anni di assopimento, qualcosa si muove anche in Italia nel campo del miglioramento genetico-varietale dell’uva da tavola, con l’aspetto innovativo che ora sono le società private a incoraggiare e sostenere i programmi di breeding, consapevoli della necessità di aggiornare l’offerta varietale, ma soprattutto di disporre di cultivar adattate agli ambienti produttivi nelle quali operano

A livello mondiale la popolarità delle uve apirene è in forte crescita. L’assenza di semi è ormai considerata dai mercati di tutto il mondo – compreso quello italiano – un punto di forza, in quanto il prodotto si caratterizza per la sua facilità di consumo. Anche il settore del “packaging” è orientato in questo senso, creando confezioni che fanno percepire l’uva da tavola come un vero e proprio snack. Questo cambiamento ha portato ad un’offerta varietale molto ampia, con conseguente confusione tra gli operatori del settore a cui, purtroppo, è associata anche una scarsa informazione. A complicare la situazione del contesto italiano è l’assenza di catasti varietali – sia per le apirene che per le uve con semi – che porta ad un processo di scelta non basato su una programmazione razionale, ma affidata a sensazioni o mode del momento. Conseguenza: quando un produttore italiano oggi decide di impiantare una nuova varietà apirena la sua scelta spesso ricade su cultivar che in altre parti del mondo sono ormai ritenute obsolete e poco performanti. Si prenda ad esempio il caso della Crimson Seedless, ancora una delle uve migliori in merito a qualità organolettiche e apprezzamento dei mercati, ma che dal punto di vista produttivo – in termini quantitativi e di problemi di colorazione – presenta ogni anno forti difficoltà se paragonata alle nuove varietà pigmentate. In altre aree del pianeta questa varietà sta perdendo ettari e volumi di produzione a favore di nuove uve apirene in grado di garantire performance migliori. Inoltre, la spasmodica ricerca di uve capaci di soddisfare le esigenze del mercato e la visione errata del meccanismo delle royalty, considerate dai molti una speculazione ed un aggravio economico per le aziende agricole, portano all’impianto illegale di molte cultivar protette e quindi ad una cattiva reputazione della viticoltura italiana agli occhi dei costitutori internazionali, con gravi conseguenze per il settore. Già dal 2017 molte società di “breeding” hanno deciso di bloccare la fornitura di materiale vegetale nel nostro Paese, limitando o vietando l’impianto di alcune nuove varietà. Per descrivere quanto di nuovo i “breeder” hanno da offrire al settore, in questa nota viene adottata una diversa classificazione varietale, non basata solamente su colore della bacca, epoca di raccolta o costitutore, ma valutando un altro aspetto che nella pratica è molto considerato dai produttori di uva da tavola durante il processo decisionale della scelta varietale: la presenza di privative vegetali e le relative tipologie di pagamento delle royalty.

Privative vegetali e tipi di royalty

Una prima distinzione va fatta tra varietà libere e varietà con privativa vegetale (o brevettate). Le varietà con privativa a loro volta si possono classificare in base alle diverse forme adottate per la riscossione dei diritti: varietà con royalty all’impianto (per pianta o per ettaro) e varietà con royalty sia all’impianto, sia sul valore del prodotto commercializzato, con quest’ultima modalità che può prevedere la presenza di circuiti chiusi denominati “Club”.

  • Varietà libere: si tratta di varietà di uva da tavola per le quali non esiste un costitutore che ne controlla la moltiplicazione, la riproduzione e la commercializzazione.
    Royalty all’impianto: può essere corrisposta “per pianta” o “per ettaro” e non prevede nessun limite alla commercializzazione. Nel primo caso, il più usato in passato, i diritti del costitutore sono strettamente legati al numero di viti impiantate. Nel secondo, si può prescindere dal numero di piante in quanto viene considerato il numero di ettari coltivati. La royalty per ettaro può essere versata una tantum o annualmente.
  • Royalty all’impianto e sul valore del prodotto: oltre che la royalty all’impianto, è previsto il versamento di una percentuale sul valore del prodotto commercializzato annualmente.
  • Formula Club: alcuni costitutori, a causa della forte frammentazione che caratterizza i territori di produzione, dei problemi legati a furti di materiale vegetale e della presenza di coltivazioni non autorizzate, hanno deciso che i referenti a livello nazionale non sono più i produttori di uva da tavola (“grower”), ma alcune aziende commerciali (“marketer”) che, stipulando con il costitutore contratti di licenza sui diritti di privativa, possono a loro volta sub-licenziare ad alcune aziende agricole. Queste ultime, solo firmando un ulteriore apposito contratto, hanno la possibilità di accedere al materiale di moltiplicazione della varietà prescelta. I viticoltori devono conferire le produzioni alle aziende licenziatarie, le quali hanno libertà di commercializzazione in tutti (o quasi) i mercati di destinazione. Con la formula Club è possibile limitare le piantagioni in Italia attraverso un sistema di attribuzione limitata di ettari per varietà, programmare e pianificare i volumi prodotti, effettuare operazioni di controllo per constatare la presenza di piantagioni abusive e fornire assistenza tecnica alle aziende licenziatarie e sub-licenziatarie al fine di garantire flussi produttivi che assicurino redditività certe, senza che produzioni eccedenti penalizzino i prezzi in campagna.
    Le aziende commerciali licenziatarie, previo considerevoli investimenti iniziali, hanno la possibilità di testare preventivamente ogni singola varietà, in modo da conoscerla, valutarla e selezionarla, stilando in seguito dei protocolli di produzione in collaborazione con le figure tecniche del territorio. Il percorso di verifica e selezione delle varietà, oltre all’aspetto produttivo, mira anche a conoscere il parere del mercato. Solo dopo questa fase si procedere a sub-licenziare le aziende agricole. Questa formula rappresenta un’ottima soluzione per fare sistema, in quanto il marketer diventa un perno di collegamento tra mondo della produzione e distribuzione. Affinché questo avvenga è indispensabile, però, che alla base ci sia trasparenza da parte delle figure commerciali nei confronti dei produttori e, soprattutto, fiducia reciproca.

Varietà libere

Tra le principali varietà non sottoposte a privativa vegetale e la cui diffusione non ha restrizioni, ci sono quelle costituite dall’Usda (Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti): la più nota è la già citata Crimson Seedless, varietà medio-tardiva a bacca rossa con forma cilindrica allungata e nota per la sua fertilità medio bassa e la difficoltà di colorazione. Altre varietà libere costituite dall’Usda sono Autumn Royal, sempre medio-tardiva ma a bacca nera, dalla forma ovoidale, e Flame Seedless, rossa, molto precoce, caratterizzata da bacca rotonda ed un elevato indice di fertilità.
Meritano inoltre di essere ricordate Sublima Seedless, costituita da A. Gargiulo (Argentina), a bacca bianca e rotonda, con epoca di raccolta tra luglio e agosto; Regal Seedless, sudafricana, costituita da ARC Infruitec-Nietvoorbij Research Institute, con bacca gialla di forma sub-ovale ed epoca di raccolta medio-tardiva (tra settembre e ottobre). La licenza per la Regal non è stata rinnovata perché in molte parti del mondo è ritenuta una varietà obsoleta, ormai in fase di sostituzione. Negli areali di produzione nazionali – in particolar modo Sud-Est Barese ed Arco Jonico – si va in completa controtendenza, in quanto questa varietà, grazie al suo elevato indice di fertilità e all’assenza di royalty da pagare, si sta diffondendo in molte aziende già dotate di nuovi impianti.
In fase di diffusione anche Early Red (o Supernova), di origine moldava, costituita dal National Institute for Viticulture and Oenology, a bacca rossa di forma ovoidale-allungata, molto precoce (raccolta tra luglio e agosto) e dotata di fertilità medio-alta. Al contrario, Centennial Seedless in passato era molto più diffusa nei nostri areali rispetto ad oggi. Costituita dalla Texas Agricultural Experiment Station, è caratterizzata da bacca bianca allungata ed epoca di raccolta che va da metà luglio a tutto agosto. King’s Ruby (o Ruby Seedless) è una varietà costituita dalla The Regent of California University, con bacca nero-violacea, di forma ovoidale ed epoca di raccolta media, tra settembre e ottobre. In post fioritura si presenta con grappolo molto compatto e necessita di diradamento chimico. Infine si ricorda Thompson Seedless, la varietà apirena più famosa al mondo e la più antica impiantata in Italia, ma non la più coltivata a causa delle sofisticate e talvolta dispendiose tecniche di produzione. Il costitutore non è noto, ma si è diffusa nel 1978 quando William Thompson (da cui il nome) acquistò delle talee presso un vivaio di New York e cominciò a coltivarla in California. Ha un indice di fertilità medio, bacca bianca di forma allungata ed epoca di raccolta tra agosto e settembre, con possibilità di protrarsi fino ad ottobre.
È importante sottolineare che “libera” non è sempre sinonimo di “coltivabile”. Vi sono infatti alcune varietà che non è possibile impiantare sul territorio italiano. Un esempio è quello delle varietà Scarlet Royal, Autumn King e Sweet Scarlet che provengono dal programma di miglioramento genetico dell’USDA, ma per le quali la California Table Grape Commission non avrebbe concesso i diritti di coltivazione in Europa. Anche Autumn Giant fino a poco tempo fa considerata una varietà libera, secondo una recente nota diffusa dalla società AVI sarebbe in realtà riconducibile alla cv. Arraone, per la quale attualmente nel Vecchio Continente non ci sono produttori autorizzati.

Varietà con royalty all’impianto

Tra le varietà che prevedono all’impianto il pagamento una tantum della royalty, vi sono alcune costituite dall’USDA, di cui la California Table Grapes Commission, che fornisce l’autorizzazione all’impianto, è licenziataria. Tra queste ci sono Princess (o Melissa), con acino verde-giallo di forma allungata, indice di fertilità basso ed epoca di raccolta media, tra settembre ed ottobre; Summer Royal, nera, sferoidale, con fertilità medio-alta ed epoca di raccolta molto precoce, tra luglio ed agosto. Altre varietà con la stessa modalità di pagamento sono quelle costituite dall’ARO-Volcani Center di Israele: Mistery, a bacca bianca, sferoidale, con indice di fertilità medio-alto ed epoca di raccolta molto precoce (luglio); Prime, anch’essa precocissima (luglio) a bacca bianca di forma tondeggiante e dotata di media fertilità. Si ricorda, inoltre, Vitroblack (o Ophelia), italiana costituita da Vinea srl e Vitroplant, con bacca nero-violacea ovoidale, fertilità medio-elevata ed epoca di raccolta molto precoce, tra luglio e i primi giorni di agosto.
Le varietà che invece prevedono una royalty annuale sono quelle costituite dal dr. Stefano Somma di cui licenziataria è la società italiana Grape & Grape Group. In precedenza, per coltivare tali varietà era previsto un unico versamento all’impianto, mentre dal 2017 la società ha deciso di modificare la modalità di pagamento che oggi prevede un importo molto più basso, ma da corrispondere annualmente per tutta la vita del vigneto. In questo modo, qualora la varietà dovesse essere estirpata o sostituita dopo qualche anno, il produttore pagherebbe la royalty solo per il periodo in cui ne ha usufruito. La varietà più nota di Grape & Grape Group è Apulia, con acino rosso-violaceo, di forma arrotondata, alto indice di fertilità e periodo di raccolta medio-tardivo, che inizia da fine settembre e si protrae per tutto ottobre grazie all’ottima tenuta sulla pianta. Altre varietà in fase di diffusione sono Fiammetta, a bacca rossa, di forma ovoidale e periodo di raccolta più precoce (tra fine agosto e inizi di settembre), e Luisa, con bacca giallo-oro di forma ovoidale e raccolta molto precoce, da fine luglio e per tutto agosto.

Varietà con royalty all’impianto e sul valore del prodotto

A questa categoria appartiene una varietà storica della Sun World, ovvero Sugraone, a bacca bianca, grande e di forma ellissoidale, con un indice di fertilità medio-basso ed epoca di raccolta precoce (da fine luglio a tutto agosto). Per la coltivazione di questa cultivar i produttori pagano una royalty all’impianto una tantum e poi hanno la possibilità di venderla ad una delle 22 figure commerciali autorizzate, che a loro volta versano una royalty per poterla commercializzare col marchio Superior Seedless®. Si tratta dell’unica varietà Sun World a non appartenere al meccanismo dei Club, in quanto la sua elevata diffusione sul territorio ha portato il costitutore a differenziare la modalità di pagamento al fine di facilitare la regolarizzazione dei molti impianti già esistenti.
Anche le varietà apirene della serie Arra rientrano in questo gruppo. Il proprietario del progetto è la famiglia Giumarra, il costitutore è ARD, il distributore mondiale è la società Grapa, mentre la licenza a livello europeo appartiene alla società AVI. Per impiantare una varietà Arra è necessario pagare una royalty all’impianto, con l’impegno di sviluppare una superficie minima di 5 ettari in 3 anni. I produttori, in seguito, sono liberi di vendere a qualsiasi figura commerciale, ma quest’ultima che però deve riconoscere sia a Grapa che ad AVI delle royalties sul valore della produzione commercializzata. La più diffusa è Arra 15, a bacca bianca, grande, di forma allungata, con epoca di raccolta da metà agosto a settembre, fino ai primi giorni di ottobre per l’ottima tenuta sulla pianta. Sono in fase di diffusione, invece, Arra 30, sempre a bacca bianca e allungata, ma più precoce (da metà luglio e per tutto agosto); Arra 29, a bacca rossa, di forma arrotondata, con epoca di raccolta precoce, tra luglio e agosto; Arra 19, con bacca rossa e tonda, ma più tardiva, con raccolta tra metà agosto e settembre, fino ad ottobre, anch’essa molto resistente sulla pianta. Tutte le varietà Arra si caratterizzano per l’elevata fertilità.

Formula Club

Attualmente in Italia la formula del “Club” è adottata da International Fruit Genetics (IFG), Sun World e Special New Fruit Licensing (SNFL).

  • Club IFG: la società International Fruit Genetics in Italia ha licenziato le società Agricoper, Didonna Trade, Apofruit Italia (e quindi il partner commerciale OP Terra di Bari), Peviani Group e OP Gruppo Tarulli. Tra le varietà a bacca bianca ci sono Sweet Sunshine®, con acino grande, di forma allungata, gusto esotico e calendario di raccolta da inizio agosto fino ai primi di settembre; Cotton Candy®, con grappolo conico, acini grandi e ovali, caratteristico gusto di zucchero a velo e periodo di raccolta tra agosto e settembre; Sweet Globe®, con acini grandi, ovali e croccanti, periodo di maturazione medio, tra settembre ed ottobre; Sugar Crisp®, già conosciuta sul territorio, con bacca allungata, grande e molto dolce, periodo di raccolta da metà settembre a tutto ottobre.
    Tra le varietà rosse di IFG ci sono Sweet Celebration®, con bacca ovale, di media grandezza e periodo di raccolta tra agosto e settembre; Jack’s Salute®, molto richiesta dai mercati stranieri, con bacca grande e allungata, periodo di raccolta da metà agosto a settembre, fino a dilungarsi in ottobre; Sweet Mayabelle®, caratterizzata da acini piccoli e ovali, calendario di raccolta da metà agosto a fine settembre. Infine, tra le varietà a bacca nera di IFG si citano Sweet Sapphire®, con acini grandi dalla particolare forma tubolare, raccolti da metà agosto a tutto settembre; Sweet Joy®, tardiva, con bacche di colore nero intenso e forma allungata, periodo di raccolta a partire dal mese di ottobre.
  • Club Sun World: i licenziatari della società Sun World in Italia sono Apofruit Italia, Didonna Trade, Giuliano Puglia Fruit e Peviani Gruop. Tra le varietà più interessanti a bacca bianca proposte dalla società di breeding californiana vi sono Sugraeighteen (Sophia Seedless®), con acino giallo-verde di forma arrotondata, molto produttiva, raccolta precoce tra fine luglio e agosto, ma scarsa attitudine alla conservazione; Sugrathirtyfive (Autumn Crisp®), con acino naturalmente grande (25 mm), di forma arrotondata, periodo di raccolta tra settembre e primi giorni di ottobre. Tra le varietà rosse c’è Sugranineteen (Scarlotta Seedless®), molto diffusa in Puglia, con elevata produttività, nessun problema di colorazione, acino grande arrotondato ed eccellente tenuta sulla pianta e conservabilità, periodo di raccolta tardivo, da metà settembre a tutto ottobre. È considerata la varietà che sostituirà Crismon Seedless. Infine, tra le varietà a bacca nera si ricordano Sugrathirteen (Midnight Beauty®), anch’essa molto nota sul territorio, con acino di forma allungata e periodo di raccolta precoce (da metà luglio a metà agosto), bisogna prestare attenzione in fioritura perché con vigore eccessivo è soggetta ad eccessiva colatura; Sugrasixteen (Sable Seedless®), precoce (luglio-agosto), con bacca piccola e tondeggiante, nota per il suo particolare gusto tropicale che sta determinando un buon successo sui mercati inglesi; Sugrathirtyfour (Adora Seedless®), con bacche naturalmente grandi e periodo di raccolta tardivo (settembre-ottobre).
  • Club SNFL: per la Special New Fruit Licensing i licenziatari italiani sono Agricoper, Didonna Trade, Agrimessina, Apofruit Italia e Peviani Group. La varietà a bacca bianca più diffusa in Puglia è TimpsonTM, con acini di forma ovoidale e periodo di raccolta da metà agosto a tutto settembre. Altre varietà bianche proposte sono MelanieTM, con acini ovali molto grandi, raccolta da metà agosto a metà settembre; IvoryTM, con bacche di forma sferoidale e calendario di raccolta medio, da fine agosto a tutto settembre; LuiscoTM, la più tardiva delle uve bianche, con bacche di forma ellissoidale e periodo di raccolta da fine settembre fino ai primi di novembre. Tra le rosse ci sono MagentaTM, con acini di forma arrotondata e il caratteristico sapore che ricorda la ciliegia, si raccoglie da fine agosto a fine settembre; AllisonTM, altra varietà molto nota ai produttori pugliesi, con acini di forma cilindrica, nessun problema di colorazione (anch’essa candidata a sostituire Crimson Seedless) e periodo di raccolta medio tardivo, da settembre a metà ottobre; TimcoTM, tardiva, con bacche rotonde e molto grandi, raccolta da fine settembre e per tutto ottobre, fino ai primi giorni di novembre. Tra le varietà a bacca nera c’è MelodyTM, con acini tondi e di grandi dimensioni e raccolta tardiva (ottobre-primi giorni di novembre).

I programmi italiani di miglioramento genetico

Cosa ha sviluppato in questi anni la ricerca italiana nell’ambito dei programmi di miglioramento genetico dell’uva da tavola? Dare una risposta è imbarazzante perché fino a poco tempo fa il tutto era fermo alla varietà Italia costituita da Pirovano nel 1911, frutto di un incontro tra i vitigni Bicane e Moscato d’Amburgo. Il lavoro di Pirovano fu continuato, presso l’allora ISF Roma, da Pellegrino Manzo che nel 1962 costituì l’uva bianca Matilde, frutto di un incrocio tra Italia e Cardinal. Altra uva che ha avuto importante diffusione a partire dalla fine degli anni’70 è Michele Palieri, ottenuta dall’omonimo costitutore a Velletri incrociando Alphonse Lavallée e Red Malaga.

Solo presso l’Università di Torino, intorno agli anni ’30 ad opera del prof. Dalmasso, furono costituite varietà con seme che hanno avuto limitatissima diffusione. A differenza di quanto avvenuto nel comparto dei fruttiferi, che in Italia ha visto l’interesse di diversi enti di ricerca (solo per citare alcuni di quelli che hanno costituito varietà poi largamente coltivate: ex ISF Roma, con le sedi di Caserta e Forlì; Università di Bologna, Firenze e Pisa), sostenuto da finanziamenti pubblici fino a qualche hanno fa, permettendo nel tempo alla filiera frutticola nazionale di essere leader in campo continentale ed esportare “know how” verso altri continenti, il breeding dell’uva da tavola non è stato supportato dal settore pubblico e di conseguenza non ha attirato l’attenzione della ricerca.

Più recentemente, il Crea-VIT di Conegliano era in procinto di rilasciare una “licenza non in esclusiva” per due varietà: Paula (Italia x Flame Seedless) a bacca bianca ed apirena, precoce e poco sensibile alle malattie, e Rubinia (Conegliano precoce x Ruby Seedless), a bacca rossa, anch’essa senza semi, ma entrambe con presenza di vinaccioli erbacei. Ultimamente presso il DiA3 dell’Università di Catania sono state costituite alcune varietà apirene e non, attualmente in valutazione presso i campi della Rete di Imprese Italian Variety Club (IVC).

Fatte salve queste eccezioni, il breeding pubblico nazionale, in un comparto ritenuto strategico per l’impatto socio-economico di molte aree del Sud Italia, non è esistito. Attualmente, nonostante il ritardo nell’ambito dell’innovazione varietale rispetto al resto del mondo, in Italia esistono tre programmi di miglioramento genetico alla cui base ci sono aziende pubbliche e private che implementano o finanziano il lavoro di ricerca.
Il primo programma è quello di Grape & Grape Group, società nata nel 2016 a seguito dell’evoluzione della Grape & Grape, nata dalla collaborazione tra Agrisoil del dott. Stefano Somma – costitutore delle varietà prima citate – e Agriproject Group. Attualmente la società si avvale della collaborazione del prof. Ferrara dell’Università di Bari e del supporto finanziario di 7 aziende commerciali. Oltre ad Apulia, Luisa e Fiammetta, la Grape & Grape Group ha nuove selezioni in attesa di registrazione (fonte: FreshPlaza – Corriere Ortofrutticolo): GGGR01A, di colore rosso ed epoca di maturazione nella prima decade di agosto, apirena e con bacca allungata; GGGN01A, di colore nero ed epoca di maturazione nella seconda decade di agosto, apirena e con bacca allungata; GGGB01A, di colore bianco ed epoca di maturazione nella terza decade di agosto, apirena e a bacca tonda; GGGB01S, genotipo con seme, simile alla cv Pizzutello, con epoca di maturazione nella prima decade di settembre.

Altro programma è quello sviluppato dal Crea-UTV di Turi (Ba), con un progetto iniziato nel 2004 dal dr. Donato Antonacci. Fino ad oggi sono stati effettuati 12.000 incroci, ottenendo 500 selezioni di maggior interesse da cui ne sono state successivamente selezionate 100. Di queste, per 50 è stata già avviata la procedura di brevetto. Ancora non esistono i nomi delle varietà. Lo stesso Crea nel 2016 ha indetto un bando pubblico per “manifestazione di interesse da parte degli operatori”, vinto dal Consorzio Nuvaut a cui afferiscono 30 aziende commerciali o agricole. Il Consorzio ha avviato una fase di negoziazione economica e di organizzazione al fine di verificare l’accettabilità commerciale delle nuove cultivar. La linea strategica che sarà perseguita per le varietà selezionate sarà quella di royalty all’impianto.
Infine c’è il programma della Rete di Imprese Italian Variety Club (IVC), nata nel 2015 con un contratto di rete tra un partenariato pubblico-privato per la costituzione di varietà di uva da tavola adatte alla coltivazione in ambienti mediterranei. Il progetto nasce per strutturare, formalizzare ed implementare alcune attività di breeding avviate autonomamente da Sinagri, Spin-Off dell’Università di Bari, che aveva costituito oltre 1.200 semenzali, già in fase avanzata di valutazione. La rete di imprese vede la partecipazione di 17 aziende agricole a cui afferiscono le più importanti “packing house” del territorio e 2 istituti di ricerca. Nei campi di selezione e valutazione sono attualmente allevate le prime 5.000 piante ottenute da seme e/o embrioni, frutto degli incroci eseguiti nel biennio 2015-16, e saranno prossimamente messi a dimora 6.000 genotipi costituiti dalle attività d’incrocio del 2017. Un filone che la Rete IVC ha avviato è quello della costituzione di varietà con caratteri di resistenza a malattie fungine come oidio e peronospora.

Conclusioni

Nell’ambito del miglioramento genetico qualcosa si muove anche in Italia, con la novità che a spingere e finanziare i programmi di miglioramento genetico sono i privati, consci della necessità di aggiornare l’offerta varietale, ma soprattutto di disporre di varietà sviluppate negli ambienti produttivi nei quali operano. Fondamentale sarà costituire un programma che non vada ad intasare ulteriormente la grande offerta varietale oggi disponibile e che questo sia accompagnato da validi protocolli tecnici in grado di esaltarne i caratteri qualitativi, riducendo i tempi che di solito sono necessari con i genotipi provenienti da altri continenti.
Aspetto di primaria importanza è la partecipazione di importanti aziende di lavorazione e commercializzazione per una severa valutazione delle varietà costituite, che necessitano di essere validate anche in fase post-raccolta e di vendita sui banchi della distribuzione.

Innovazione varietale e privative vegetali: stanno arrivando anche le uve italiane - Ultima modifica: 2018-02-07T15:39:49+01:00 da Lucia Berti

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