La vera innovazione sta nei portinnesti

In uno scenario di mutamenti climatici, il sistema frutteto finora pensato e realizzato diventa meno resiliente. La ricerca sull’innovazione genetica dei portinnesti rappresenta una strada molto più efficace e lungimirante rispetto alla sfrenata e incontrollata corsa verso nuove varietà

«Il comparto vivaistico italiano ha assunto in questi ultimi anni un ruolo sempre più strategico nello sviluppo delle filiere frutticole. Da realtà su base per lo più regionale, il nostro vivaismo ha ben presto varcato i confini nazionali divenendo oggi leader del settore a livello internazionale» ci spiega Stefano Lugli, coordinatore del Simposio internazionale dei portinnesti che si terrà dall’8 al 10 maggio a Macfrut.


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Le iscrizioni chiuderanno il 30 aprile 2024 (posti limitati)


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Piante di pesco in vivaio

Il comparto vivaistico è strategico

Gli ultimi dati presentati da Civi Italia, il Consorzio interprofessionale che riunisce il 90% degli addetti del settore, parlano chiaro:

  • 1.000 imprese coinvolte;
  • 16.000 ha dedicati;
  • 80.000 unità lavorative impiegate;
  • un valore della produzione che supera i 600 milioni di euro;
  • una quota export, in crescita, intorno al 50% del prodotto;
  • 60 milioni di piante da frutto prodotto annualmente;
  • 50 milioni di portinnesti prodotti annualmente;
  • 330 milioni di piantine di fragola e piccoli frutti prodotti annualmente.

«Al di là di questi numeri, seppur ragguardevoli, l’eccellenza del vivaismo frutticolo nazionale nel panorama internazionale è testimoniato dall’elevato livello di qualità e di rispondenze genetiche e sanitarie che il comparto è oggi in grado di offrire ai produttori» – continua Lugli.

«Per elevare al massimo questi requisiti e promuovere la qualità dei suoi prodotti sui mercati europei e internazionali, il Civi Italia, d’intesa con il Ministero Agricoltura, ha adottato un nuovo sistema di certificazione vivaistica, marchiato QVI - Qualità Vivaistica Italia, in grado di garantire livelli di qualità e garanzie superiori a quelli richiesti come standard dai sistemi di certificazione europei. Ad appena un anno dall’avvio del nuovo sistema di certificazione, oggi in Italia il 90% delle piante di fragola, il 40% delle piante da frutto e il 50% dei portinnesti prodotti sono certificati QVI. Il resto è certificato UE o CAC».

Più innovazione nei portinnesti

Oltre alla qualificazione dei materiali, il vivaismo ha investito molto sul miglioramento delle tecniche di moltiplicazione delle piante in vivaio e nei laboratori di micropropagazione. Inoltre, il moderno vivaismo frutticolo ha saputo cogliere l’opportunità di divenire parte integrante, in molti casi attore principale, dei programmi internazionali rivolti all’innovazione varietale e, più in generale, alla programmazione delle filiere frutticole. Un distretto capace di trasferire le proprie competenze professionali nel processo produttivo con l’offerta ai produttori di pacchetti completi di servizi e consulenze per progettare e gestire al meglio i nuovi impianti frutticoli, massimizzare i ritorni degli investimenti e trovare soluzioni a diverse problematiche che interessano la filiera frutticola.

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Piante micropropagate in vitro

«In diverse aree vocate per la frutticoltura si stanno diffondendo problemi degenerativi con perdite consistenti a seguito di eventi estremi legati alla attuale crisi climatica e alla diffusione di nuovi insetti e patogeni spesso alieni. Ne sono un esempio la degenerazione del pero, la moria del kiwi, i patogeni radicali del melo e degli agrumi, ma anche il ciliegio e altre drupacee presentano emergenze non trascurabili.

In questo scenario di mutamenti climatici, con sempre più frequenti eventi estremi, come l’erratica distribuzione di piogge intense alternate a periodi siccitosi prolungati o temperature estive elevate e prolungate, il sistema frutteto finora pensato e realizzato diventa meno resiliente. E allora:

  • Occorre introdurre nuove innovazioni genetiche e nuove tecnologie di impianto;
  • Occorre iniziare a pensare ad una trasformazione dei modelli colturali attuali per far fronte, da un lato, ad una richiesta maggiore di sostenibilità delle produzioni frutticole e, dall’altro, alla necessità di mettere in atto i necessari mutamenti per far fronte ai cambiamenti climatici in corso.

In questo contesto, la ricerca sull’innovazione genetica dei portinnesti rappresenta una strada molto più efficace e lungimirante rispetto alla sfrenata e incontrollata corsa verso nuove varietà.

In sostanza, il problema va risolto prima di tutto partendo dalla radice, cioè dal portinnesto.

Il simposio internazionale dei portinnesti

Non a caso, fiore all’occhiello della parte convegnistica del Salone vivaismo di Macfrut 20 24 sarà IRS - International Rootstocks Symposium, una full immersion di due giorni (8 e 9 maggio) organizzata insieme a SOI e CIVI Italia dedicata alle innovazioni genetiche nel comparto portinnesti.

Quattro seminari di aggiornamento e approfondimento sui risultati della ricerca pubblica e privata su 25 progetti internazionali di breeding sui portinnesti del melo, del pero, delle drupacee e degli agrumi.

Seguiranno (il 10 maggio) due tavole rotonde: “La filiera dell’innovazione varietale in frutticoltura: brevetti, forme di protezione e modelli di sviluppo commerciale” e  “QVI – La certificazione volontaria del vivaismo frutticolo italiano: strumento di promozione o freno per la qualificazione delle produzioni vivaistiche?” Tutto si svolgerà all’interno della Plant Nursery area, il salone dedicato alle innovazioni nella filiera vivaistica, frutticola e orticola. Un punto di incontro internazionale specializzato per vivaisti, breeder, produttori, tecnici e ricercatori in un settore strategico per lo sviluppo della moderna ortofrutticoltura.


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Le iscrizioni chiuderanno il 30 aprile 2024 (posti limitati)

La vera innovazione sta nei portinnesti - Ultima modifica: 2024-04-24T12:47:32+02:00 da Sara Vitali

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