Allegagione degli agrumi, interventi per migliorare la produzione

allegagione agrumi
Tecniche agronomiche e bioregolatori

Gli agrumi sono specie di origine tropicale e sub-tropicale ed è in questi ambienti che trovano le migliori condizioni per esplicare al meglio i propri caratteri vegeto-produttivi.

Solitamente, nelle condizioni ambientali del Metapontino gli agrumi presentano tre cicli vegeto-produttivi, uno primaverile e due estivi; il primo è importante ai fini produttivi, in quanto è il più abbondante e sviluppa un numero di fiori maggiore rispetto alla capacità di allegagione dell’albero; le vegetazioni estive consentono di accumulare le riserve utilizzabili nella stagione successiva.

L’accrescimento dei frutti di agrumi ha un andamento suddivisibile in tre fasi:

  • fase 1, che va dalla fioritura fino alla cascola fisiologica del mese di giugno;
  • fase 2, dalla cascola di giugno fino alla pre-invaiatura dei frutti;
  • fase 3, dall’invaiatura fino alla maturazione e senescenza dei frutti.

Cerchiamo di capire quali sono i fattori che condizionano la fase 1, che ha una durata variabile, in base a specie e varietà, da 40 a 50 giorni; l’accrescimento del frutto è rapido, l’aumento di pezzatura avviene per divisione cellulare.

L’allegagione del frutto degli agrumi è determinata da numerosi fattori di origine endogena (genetici, ormonali e metabolico-nutrizionali) ed esogena, come quelli climatici e colturali; queste variabili agiscono in maniera congiunta, singolarmente non quantificabile, e determinano la risposta produttiva della pianta. L’allegagione è influenzata da un meccanismo interno che tende continuamente a regolare la quantità di frutti sulla pianta attraverso il meccanismo di abscissione. Le fasi di divisione e distensione cellulare sono controllate da fattori ormonali, mentre il numero finale di frutti è influenzato dalla disponibilità di carboidrati durante la cascola di giugno. Rispetto a ciò, è intuitivo che la pianta in questa fase deve avere un’efficienza fotosintetica tale da favorire lo sviluppo dei frutti; un apparato fogliare ben sviluppato alimenterà i frutti in accrescimento limitandone la cascola. Da un punto di vista pratico tale stato è dato quando lo sviluppo fogliare della vegetazione primaverile è in una fase adulta; pertanto, in questa fase l’obiettivo è favorire lo sviluppo della vegetazione, tale da fa raggiungere nel più breve tempo possibile una dimensione fogliare ottimale.

A questi fattori interni si sommano quelli esterni-ambientali (umidità, temperatura, fotoperiodo e irradiazione) che possono alterare o stimolare lo sviluppo dei frutti, ma anche favorire il fenomeno della cascola. Data la complessità del fenomeno, gli interventi praticati sono efficaci quando la pianta si trova in uno stadio vegetativo equilibrato; non deve pertanto essere soggetta a fenomeni di stress, con un rapporto adeguato tra numero di foglie e fiori.

allegagione agrumi tabella

Gli interventi riguardano tanto le tecniche colturali, quanto l’uso di fitoregolatori. Tra le prime annoveriamo l’irrigazione in quanto condiziona temperatura, umidità del suolo e dell’aria. Per la temperatura, valori medi tra 15 e 20 °C sono i più adeguati in quanto consentono una fecondazione migliore. Valori bassi dell’umidità dell’aria e del suolo, accompagnati da temperature elevate e vento secco, provocano una forte cascola di frutti in quanto aumentano il contenuto di acido abscissico, fitormone alla base del fenomeno della cascola. Un’altra tecnica è l’incisione anulare che si può combinare con l’uso dei fitoregolatori. Questa pratica induce la fioritura di varietà alternanti, aumenta l’allegagione in varietà con un basso indice di partenocarpia naturale e aumenta la pezzatura finale del frutto. L’incisione, che si può praticare con un semplice taglio di circa 1 mm intorno alla circonferenza dei rami principali e senza la separazione della corteccia, interrompendo il flusso floematico aumenta la concentrazione di carboidrati al di sopra del punto di taglio favorendo lo sviluppo del frutto appena allegato. L’incisione va effettuata su rami e lontano dal punto di inserzione delle branche principali, per consentire, se necessario, l’innesto. Si esegue con forbici curve o coltelli appositamente adattati.

I fitoregolatori sono ormoni, naturali o di sintesi, che si applicano alle piante e che ne influenzano i processi di crescita, differenziamento e sviluppo. Le gibberelline favoriscono l’allegagione su piante di clementine e alcuni ibridi. L’epoca di applicazione è la caduta petali con concentrazioni a partire da 5 fino a 10 ppm, in dipendenza della varietà, del clima, dell’areale di coltivazione e della produttività dell’agrumento. I frutti non subiscono alcuna alterazione tranne una minore pezzatura qualora si verifichi un’elevata allegagione.

L’acido gibberellico può aumentare la superficie fogliare della nuova vegetazione in quanto stimola l’accrescimento. In linea generale, dell’applicazione di acido gibberellico ne beneficiano soprattutto clementine e alcuni tangeli. In dipendenza della scalarità di fioritura si potrebbero effettuare due trattamenti; il primo al 90% di caduta petali a 10 ppm, il secondo a frutticino appena allegato. L’efficacia della GA3 è più evidente nei frutteti con produzione scarsa, mentre la risposta risulta inferiore di fronte ad elevata produttività. GA3 non migliora l’allegagione degli ibridi Fortune, Nova, Satsuma e arancio, escluso Navelate.

L’epoca di applicazione sotto forma di acido gibberellico è a caduta petali, con concentrazioni a partire da 5 fino a 10 ppm, variabili rispetto alla cultivar, al clima, all’areale di coltivazione e alla produttività del campo. I volumi da utilizzare variano in base alla dimensione della pianta, ma si devono assicurare almeno 20-25 hl/ha. Le citochinine non hanno la stessa efficacia delle gibberelline, se non in alcune varietà/specie come Navelate e clementine. L’applicazione va effettuata alla dose di 20 ppm nell’epoca di caduta petali; l’azione migliore viene esercitata sui germogli fiorali senza foglie.
Le auxine esercitano un’azione limitata all’allegagione, ma se applicate alla fine della cascola di giugno stimolano l’accrescimento del frutto migliorandone la pezzatura. Per quanto riguarda le auxine, in Italia l’unica molecola registrata è Fenotiol+GA3, composto da un auxinico (MCPA) e acido gibberellico, per la quale è stata dimostrata l’efficacia per clementine e W. Navel, con intervento posizionato a completa caduta petali.

Da quanto esposto risulta evidente come l’allegagione degli agrumi sia influenzata da un meccanismo di auto-regolazione interno alla pianta, che tende continuamente a regolare la quantità di frutti attraverso l’abscissione. Le fasi di divisione e distensione cellulare sono controllate da fattori ormonali, mentre il numero finale di frutti è influenzato dalla disponibilità di carboidrati durante la cascola di giugno.

Leggi l’articolo su Frutticoltura n. 8/2019 

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Allegagione degli agrumi, interventi per migliorare la produzione - Ultima modifica: 2019-10-10T11:54:27+02:00 da Lucia Berti

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