Si attendeva un’annata poco produttiva, ma le quantità di kaki ottenute in Campania sono risultate in linea con quelle delle scorse annate.
«Complessivamente, nonostante alcune gelate avvenute in aprile – maggio, la produzione di kaki si è mantenuta sui livelli di sempre – ci riferisce Domenica Divano, titolare della Società Agricola Divano srl. I danni si sono manifestati a “macchia di leopardo” e in alcune zone si è registrata la perdita del 100% del prodotto. Tuttavia, la forte carica produttiva rilevata nelle altre aree di produzione ha pienamente compensato le perdite dovute alle gelate».
Leggi i commenti delle scorse annate:
Kaki, chiusa un’annata difficile
In ripresa la coltivazione del kaki in regione
La situazione del “Kaki tipo”
Le condizioni climatiche, tra l’altro, si sono rivelate molto favorevoli all’impollinazione e ciò ha favorito la presenza sui “Kaki tipo” di una discreta percentuale di frutti “Vainiglia” (che derivano, appunto, dai frutti fecondati). «Purtroppo – aggiunge Divano – quest’anno la richiesta di kaki “Vainiglia” è stata molto contenuta ed una parte della produzione di questa tipologia è rimasta invenduta». La richiesta di kaki è andata a rilento, in particolare nelle ultime settimane di novembre, e probabilmente la campagna di vendita, che solitamente termina a dicembre, si prolungherà fino a gennaio con le ultime “partite” di “Rojo Brillante”.
La situazione del kaki “Rojo Brillante”
«Chi si aspettava un’annata con prezzi favorevoli per “Rojo Brillante” è rimasto deluso – precisa l’imprenditrice. Meglio sono state le quotazioni per il Kaki tipo, che si sono attestate su valori un po' più alti rispetto agli ultimi anni. D’altronde, le performance commerciali di “Rojo Brillante” sono condizionate dall’importazione di prodotto spagnolo che, quest’anno, non è mancato, se non nell’ultima parte della campagna in concomitanza con le gelate che hanno colpito la zona agricola di Valencia».
Gli aspetti qualitativi
«Dal punto di vista organolettico e dei valori intrinseci della qualità, la produzione autoctona campana non ha eguali sia in Italia che all’estero, perché il kaki si coltiva soprattutto in aree dal clima dolce e con suoli vulcanici di grande fertilità». È quanto afferma Italo Santangelo, agronomo, esperto del settore frutticolo.
«Purtroppo le varietà locali, il “Kaki tipo” soprattutto, nelle sue varianti “Vaniglia” o “ammezzito”, non sono state mai veramente valorizzate dagli operatori, nonostante, fino agli anni ’80, il “loto napoletano” fosse di gran lunga il più presente sui mercati italiani».
Negli anni scorsi la Regione Campania si fece promotrice, presso i produttori, di un marchio Igp per il kaki tipo vaniglia, specialità esclusivamente campana che ha ancora un suo mercato. «Il marchio - precisa Santangelo - avrebbe dovuto promuovere il prodotto e tutelare questo segmento produttivo e le tante cultivar locali, che costituiscono un importante e unico patrimonio genetico autoctono europeo della specie, che ha trovato in Campania, sin dagli inizi del secolo scorso, la sua patria di elezione dopo il Giappone. Ma quell’iniziativa si arenò per lo scarso decisionismo mostrato dai produttori nel voler sostenere fino in fondo l’iniziativa».
Le novità varietali in campo internazionale
Per quanto riguarda le nuove cultivar, non sono da segnalarsi nuove registrazioni per il mercato italiano ed europeo nel 2020. «In campo internazionale – ci riferisce Angelina Nunziata della sezione di frutticoltura del Crea di Caserta - sono invece interessanti la registrazione di “Goldenbell” per il mercato australiano, e le estensioni di PBR delle cultivar “Gampung” e “Maxim” sempre su territorio australiano».
L’estensione della tutela dei PBR (Plant breeders' rights) ad altri mercati, in genere, è segno che la cv è apprezzata. «Per quanto riguarda “Maxim” - aggiunge la ricercatrice - sappiamo che questa nuova cultivar precoce ha mostrato, in territorio lucano, buona qualità del frutto oltre che semplicità di gestione della coltivazione».
Negli ambienti campani, invece, come ci riferisce Domenica Divano «la validità di questa cultivar non convince pienamente, sia per la contenuta dimensione dei frutti sia perché l’anticipo di produzione è risultato modesto». Si tratta di una cultivar di tipo PCNA (pollen costant non astringent), cioè mai astringente, indipendentemente dall’impollinazione, per cui produce frutti apireni che non necessitano di trattamenti nel post-raccolta.
Degne di nota sono anche le performance della variante clonale di “Rojo Brillante” denominata “Ribera Sun” (PBR spagnolo del 2017), che presenta una forma del frutto meno allungata rispetto a Rojo ed una maggiore tendenza a crescere in altezza in caso di mancata cimatura.