Biologico, gli ostacoli normativi contrastano la crescita del settore

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Alcune scelte tecniche entrate nelle stringenti normative nazionali stridono con la logica tecnico-agronomica e oggi l’operatore italiano si trova in una condizione di inferiorità competitiva rispetto ai suoi concorrenti europei, col rischio di veder decertificate ampie quote di prodotti bio e di generare costi inutili al sistema

Il mercato dei prodotti biologici continua a crescere perché il consumatore è sempre più attratto da un settore che coniuga qualità e sostenibilità. A livello mondiale (dati Fibl/Ifoam) il mercato globale ha nel 2017 toccato 92 miliardi di euro, con una crescita del 513% dal 2000 al 2017 e del 9,5% dal 2016 al 2017. Nell’Ue il mercato ha raggiunto quasi 38 miliardi di €, mentre in Italia, secondo dati di Nomisma, il mercato ha portato a 6,35 miliardi di €, di cui 2,26 appannaggio dell’export (ben il 35,6%).

Biologico sempre in crescita, consumi a traino

Un panorama, quello dell’agricoltura biologica, che ha visto il nostro Paese primeggiare in Europa e nel mondo fin dalla seconda metà degli anni ’90. Nel 2018 1.908.653 di ettari, con 79.046 operatori, di cui 69.317 ascrivibili al settore primario.

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L’Italia primeggia in Europa nell’offerta di prodotti ortofrutticoli bio.

Il settore ortofrutticolo, aggregando in esso anche frutta in guscio, vite e olivo, ha totalizzato una superficie pari a 529.519 ha che, sul totale, incide per il 27,7%. La Sau bio incide per il 15,5% sul totale della Sau italiana; le aziende agricole biologiche rappresentano il 6,1% delle aziende totali, mentre la dimensione media aziendale delle aziende bio è pari a 28,2 ettari, a fronte di una superficie media nazionale totale di 11 ha. Mettendo a confronto la crescita della superficie bio nazionale dal 2000 al 2017, pari ad un + 2,6%, si può registrare, per lo stesso periodo, un incremento della superficie ad ortofrutta pari ad un + 2,41%; ciò nonostante si tratti di colture specializzate il cui processo produttivo biologico è ben più complicato e costoso delle colture seminative e/o foraggere.

Il trend della domanda interna è crescente fin dal 2005; il tasso medio annuo di crescita è stato del 9,8% per il biologico nella Gdo a fronte della domanda alimentare pari, per lo stesso periodo, all’1,02%. Solo nel primo semestre del 2019 Ismea ha censito una domanda interna in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente dell’1,5%, con una suddivisione fra i tre seguenti segmenti commerciali pari a: + 5,5% per la Distribuzione moderna (DM), + 20,7% per i discount, – 7,2% per i negozi tradizionali.

Il ruolo dell’Italia nel mercato mondiale è via via cresciuto, facendo registrare un elevato livello di sicurezza che il nostro sistema è in grado di assicurare in termini sia di qualità che di credibilità. Dal 2008 al 2018 il totale dell’export bio è cresciuto del 597% a fronte di un totale export aumentato del 57% e di un mercato interno bio lievitato del 178%. I 2,3 miliardi di euro di export bio incidono sul totale dell’export nazionale (41,78 miliardi di €) per il 5,4%.

Tutto ciò sta a dimostrare come la filiera del biologico, e in particolare quello dell’ortofrutta fresca e trasformata, sia cresciuto e si sia avvantaggiato di una normativa chiara e univoca che fin dal 1991 l’Ue, svolgendo il ruolo da apripista, ha inaugurato a livello mondiale. La normativa, che ha conferito certezza al consumatore e agli operatori di mercato, ha costituito uno dei presupposti per il successo e la crescita continua di un mercato le cui dimensioni erano insperate solo fino a 10 anni fa. In questo ambito ricade pure lo sforzo fatto dai settori produttivi e dai legislatori per implementare meccanismi di equivalenza e di mutui accordi commerciali volti ad evitare che le, talvolta, marginali differenze legislative possano, come ancora accade troppo spesso, costituire barriere non tariffarie al commercio mondiale.

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Il mercato dei prodotti biologici continua a crescere; il consumatore chiede salubrità e sostenibilità.

Il quadro normativo europeo ostacola il sistema produttivo

Negli ultimi anni la normativa, sia in ambito europeo, sia, soprattutto, nazionale, desta qualche preoccupazione ad un settore che pur avendo fatto, e facendo, grandi sforzi per superare “gap” tecnologici, di innovazione ed economici rischia di soccombere dalla pletora di adempimenti, difficoltà e limitazioni che si traducono in burocrazia, riduzione di vantaggi competitivi e ostacoli all’innovazione.

Volendosi soffermare su alcuni aspetti recenti, non possiamo non notare come l’evoluzione della legislazione, cosiddetta secondaria, a completamento del Reg. Ce 848/2018 che entrerà in applicazione il prossimo 01.01.2021, sia complessa e rischi di non facilitare un approccio “friendly” da parte dell’operatore medio che deve ben conoscere le regole che definiscono le modalità di produzione, controllo e commercializzazione dei prodotti biologici.

Il primo Reg. 2092/91 era molto più semplice, era costituito di un dispositivo normativo e di una serie di allegati; il successivo, e tutt’ora in applicazione, Reg. Ce 834/2007 è in realtà costituito di altri due regolamenti (l’889/2008 e il 1235/2008) e di una serie di allegati ciascuno; quanto si prospetta con l’ultimo regolamento “quadro” è ben più complesso e non sarà facilmente gestibile dall’operatore medio. A livello nazionale la situazione è ben più complessa perché consta di alcune decine di decreti e qualche centinaio di note e/o risposte a chiarimenti che costituiscono, unitamente alla regolamentazione comunitaria, il quadro normativo di un settore ove le “regole del gioco” sono contenute, molto probabilmente, in qualche migliaio di pagine. Una serie di atti che dovrebbero essere rivisti alla luce del nuovo Reg. Ce 848/2018, ma che molto probabilmente rimarranno tali non certo facilitando l’efficienza e l’agilità di un settore che quotidianamente si deve confrontare in un mercato comunitario caratterizzato da sistemi più semplici, agili ed efficienti.

La spinosa questione dei fosfiti e delle rotazioni

Se si vuole entrare nel dettaglio solamente di alcuni aspetti per dimostrare come questi possano talvolta ostacolare il nostro sistema produttivo, si deve tornare su alcuni elementi del fatidico DL 20 del 23.02.2018 sulle tematiche dei fosfiti, o meglio dell’acido fosforoso, e delle rotazioni.

Leggi l'articolo completo sulla rivista di Frutticoltura n. 2/2020

Biologico, gli ostacoli normativi contrastano la crescita del settore - Ultima modifica: 2020-03-24T09:52:06+01:00 da Lucia Berti

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