Irrigazione con il refluo trattato, molte potenzialità

Utilizzo di acqua reflua per l’irrigazione e la fertirrigazione “smart” di piante di pesco a valle di un impianto di depurazione urbano
Con il nuovo Regolamento europeo, in vigore dal 2023, l’auspicato maggior utilizzo di acqua reflua come supporto alle fonti idriche tradizionali permetterà non solo di incrementare la disponibilità idrica per l’irrigazione delle piante arboree, ma anche di consentire ulteriori effetti positivi sulla fertilità del suolo e sulla nutrizione delle piante

Le fonti idriche tradizionali spesso non sono più in grado di garantire il soddisfacimento, ad libitum, delle richieste del settore agricolo a causa di periodi siccitosi sempre più frequenti. L’aumento delle temperature e la diminuzione della frequenza delle precipitazioni nella stagione estiva aggraverà ulteriormente tale carenza. È quindi molto importante gestire sin d’ora la risorsa idrica in modo consapevole. L’irrigazione con il refluo trattato potrebbe ridurre la pressione sulle risorse idriche superficiali e sotterranee, consentendo, al tempo stesso, di disporre di quantitativi d’acqua meno soggetti ai fenomeni climatici e garantendo quindi una fornitura d’acqua continuativa.

Articolo pubblicato nel dossier irrigazione su rivista di Frutticoltura n.4/2021

La modifica dei limiti delle norme passate

Attualmente il riutilizzo del refluo nel nostro Paese è ancora molto limitato. Nel passato sono stati fissati standard di qualità molto stringenti per il riuso del refluo a scopo irriguo (DM 185/2003), con la facoltà da parte delle singole Regioni di applicare standard qualitativi ancora più severi. Basti pensare che negli allegati del soprariportato decreto sono presenti oltre 50 parametri chimico-fisici e microbiologici da monitorare, con soglie di qualità molto restrittive rispetto alle linee guida internazionali.

Ciò ha portato ad una situazione in cui, in molte regioni, gli standard qualitativi dell’acqua depurata a uso irriguo sono simili a quelli per l’acqua potabile, limitando, di conseguenza, anche l’attrattività economica da parte di potenziali investitori.

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Questa tipologia di approccio, “one fits for all” (“uno per tutti”), considerato altamente precauzionale, verrà superato con la recente adozione da parte dell’Ue (25 maggio 2020) di un nuovo Regolamento (2020/741) volto a uniformare tutte le normative dei singoli Stati e che, a decorrere dal 26 giugno 2023, andrà a disciplinare le prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua reflua a fini irrigui.

Tale approccio tenterà di favorire il riutilizzo del refluo andando da un lato a snellire i parametri di monitoraggio delle acque e delle rispettive soglie limite e, dall’altro, fissando le classi di qualità dell’acqua reflua in base alla categoria di coltura e al metodo irriguo adottato. Con questo approccio, ovvero “fit for purpose” (“in base allo scopo”), si andrà di fatto ad incentivare il riuso del refluo su quelle colture che, come le arboree, vengono spesso irrigate con sistemi a goccia ed in cui la parte edule non entra in diretto contatto con la fonte idrica.

I benefici per l'irrigazione e la nutrizione delle arboree

Con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento europeo, l’auspicato maggior utilizzo di acqua reflua come supporto alle fonti idriche tradizionali permetterà non solo di incrementare la disponibilità idrica per l’irrigazione delle piante arboree, ma anche di consentire ulteriori effetti positivi sulla fertilità del suolo e sulla nutrizione delle piante.

L’acqua reflua, infatti, contiene solitamente quantità considerevoli di importanti elementi nutrizionali, sia macro (N, P), sia micronutrienti (Fe, Zn) che possono promuovere la crescita e la resa delle piante e, al contempo, ridurre la domanda di fertilizzanti chimici, con un forte abbattimento dei relativi costi ambientali ed economici.

I rischi: contaminazione da patogeni ed effetti fitotossici

È opportuno però ricordare come le acque reflue possano comunque comportare rischi ambientali e agronomici, in termini di inquinamento sia del suolo, sia della pianta (accumulo di metalli pesanti, presenza di potenziali patogeni per l’uomo). L’acqua reflua, infatti, a seconda del livello del suo trattamento, può trasportare agenti patogeni umani (come virus e batteri) e presentare un rischio per la salute se non accuratamente gestita.

Il rischio di contaminazione da patogeni nelle piante arboree dipende soprattutto dal metodo d’irrigazione (limitato con la micro-irrigazione a goccia). Eventuali contaminazioni potrebbero comunque derivare dall’assorbimento di questi patogeni da parte dell’apparato radicale con successiva traslocazione nella parte epigea. Studi di questo genere su piante arboree sono tuttavia ancora limitati. Alcuni autori hanno evidenziato che su piante di nettarine irrigate con acque reflue secondarie trattate non c’è stata alcuna contaminazione microbiologica da E. coli, né all’interno dei frutti, né all’interno dei germogli. Altri autori hanno evidenziato su vite e nettarine irrigate con reflui l’assenza di contaminazioni microbiologiche a carico della parte esterna del frutto.

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È inoltre interessante notare come l’utilizzo continuativo di queste acque possa andare ad influenzare la comunità endofitica di piante arboree. È stato osservato anche un incremento delle Enterobacteriaceae, conosciute anche per la loro attività PGP (“Plant Growth Promoting”) in piante di nettarine irrigate con acque reflue.

Oltre a batteri e virus, i più recenti studi sul tema hanno riscontrato nelle acque reflue anche la presenza di SARS-CoV-2. Per quanto riguarda quest’ultimo, da un’accurata valutazione della letteratura finora pubblicata è emerso che, nonostante il SARS-CoV-2 possa raggiungere il suolo tramite le tradizionali pratiche irrigue, non sono presenti studi che ne dimostrino la sopravvivenza nello stesso e l’eventuale internalizzazione/persistenza nelle colture. Tuttavia, sulla base degli studi effettuati sui virus enterici, analizzate le caratteristiche intrinseche del SARS-CoV-2 con la sua ridotta persistenza nell’ambiente (suolo, acqua), unitamente all’adozione del metodo irriguo più adatto, si può asserire che i rischi di contaminazione alimentare siano altamente improbabili.

Per quanto concerne invece il rischio agronomico e di fitotossicità, a volte l’elevata concentrazione di sali (es. Na, Cl) disciolti all’interno di queste acque potrebbe comportare rischi di salinizzazione dei suoli compromettendo la crescita, le prestazioni fisiologiche (es. diminuzione dei tassi fotosintetici) e quindi la resa delle arboree.

Tuttavia, anche in caso di utilizzo di acque reflue con alte concentrazioni di metalli pesanti ed elementi in tracce, in generale, non si sono riscontrati valori in grado di superare le soglie di fitotossicità stabilite per le maggior parte delle specie da frutto (es. nettarine, agrumi, mandarino, uva, olivo, mandorlo).

Il refluo potrà essere una risorsa di estrema importanza

L’utilizzo di acque reflue è già stato ampiamente applicato con successo in molte piante arboree (es. melo, olivo, pesco, vite) senza che abbia comportato effetti negativi sulle stesse. Anzi, in alcuni casi, ne ha influenzato positivamente lo status nutrizionale e fisiologico.

L’effetto sulle performance delle colture arboree è comunque molto variabile a seconda della specie, del terreno e delle specifiche condizioni ambientali (es. precipitazioni sufficienti per una ottimale lisciviazione dei sali dal suolo). Ciò rende quindi difficili le previsioni di risposta delle arboree (soprattutto nel lungo periodo) all’utilizzo di queste acque che sono, inoltre, per loro natura, altamente eterogenee nei parametri qualitativi.

Il riutilizzo del refluo, se accuratamente gestito (caso per caso), rappresenterà, soprattutto alla luce del nuovo Regolamento europeo, una risorsa di estrema importanza per l’irrigazione e per la nutrizione delle frutticole. Attualmente l’Università di Bologna (DiSTAL e CIRI) sta continuando ad approfondire questa tipologia di studi tramite diversi progetti regionali (POR FESR e PSR) che, assieme a vari “stakeholder” del settore, mirano ad incentivare un riuso della risorsa reflua sempre più sostenibile, circolare, ma soprattutto sicuro.

Irrigazione con il refluo trattato, molte potenzialità - Ultima modifica: 2021-05-28T10:43:51+02:00 da K4

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