Irrigazione, i cambiamenti climatici ne accelerano l’innovazione

cambiamenti climatici
La crisi climatica in atto ha ulteriormente fatto accrescere le esigenze irrigue rendendo la relazione frutteto/irrigazione una condizione ormai imprescindibile. La ricerca e l’innovazione sono sempre alla ricerca di nuove soluzioni capaci di adattarsi alle nuove esigenze dei frutteti nel rispetto della risorsa idrica

I frutteti sono il raggruppamento colturale sul quale l’irrigazione è maggiormente presente in tutti gli ambienti pedoclimatici italiani. La crisi climatica in atto ha ulteriormente fatto accrescere le esigenze irrigue rendendo la relazione frutteto/irrigazione una condizione ormai imprescindibile.

Esigenze irrigue in continua evoluzione

L’incremento delle temperature negli areali frutticoli romagnoli, a esempio, ha comportato un incremento dell’evapotraspirazione delle colture con un aumento delle necessità irrigue di circa il 30% in soli 20 anni. Anche la riduzione della piovosità sta ulteriormente aggravando il problema. Basti pensare che negli stessi ambienti frutticoli dell’Emilia-Romagna orientale nel periodo gennaio-maggio di quest'anno il totale delle piogge non ha superato i 70-90 mm – quindi di solo 1/3 della pluviometria media israeliana dello stesso periodo – costringendo a un avvio dell’irrigazione sin dal mese di febbraio poi proseguita nei mesi successivi per non compromettere l’allegagione dei frutti.

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Ai fattori climatici si sono affiancati discreti incrementi della sensibilità all’acqua determinati dalle modificazioni nella scelta della specie, della densità di piante e conseguentemente dei portinnesti impiegati. In alcuni ambienti frutticoli ben dotati di risorse idriche si è verificata una crescita delle superfici di colture a maturazione tardiva e un maggior consumo d’acqua, come l’actinidia, il noce da frutto e varietà tardive di melo e pero, a scapito del pesco e altre drupacee meno idroesigenti. I frutteti ad alta densità costituiti per anticipare l’entrata in produzione e facilitare la raccolta da terra hanno ovviamente reso le piante più vincolate ad apporti idrici artificiali per il ridotto volume di suolo colonizzato dalle radici.

Verso un uso dell'acqua sempre più efficiente

All’aumento delle necessità d’acqua dei frutteti si sta tentando di far fronte con numerose ricerche agronomiche e tecnologiche volte a ridurre i consumi e a impiegare l’acqua in maniera sempre più efficiente e senza sprechi; problema che tre decenni fa si pensava di aver in gran parte risolto con la semplice introduzione dell’irrigazione a goccia e con il largo impiego di sistemi esperti di consiglio irriguo basati sul bilancio idrico suolo/pianta/atmosfera (come a esempio Irrinet/Irriframe messo a punto dal Consorzio per il Canale Emiliano Romagnolo).
Oggi le ricerche e le applicazioni pratiche delle innovazioni messe a punto sono rivolte all’uso di numerose tecnologie per individuare l’esatto momento di intervento irriguo sulle colture. Alcune tecniche di rilievo satellitare sono volte all’individuazione di indici di vegetazione per il monitoraggio della vigoria della pianta (NDVI) o di misurazione all’infrarosso dello stato idrico delle colture. Notevole è stato, inoltre, lo sviluppo sul mercato di sensori volti alla misurazione dell’umidità del terreno, altri a quelli di misurazione del potenziale idrico fogliare, e anche del regolare e adeguato sviluppo diametrico del frutto quale segnale di un adeguato indice di idratazione della pianta.

Un ulteriore contributo di acquisizione di dati ben utilizzabili per le decisioni irrigue è stato portato dallo sviluppo e dalla diffusione nelle aziende frutticole di centraline meteorologiche elettroniche di costo contenuto i cui dati, assieme a quelli degli altri sensori descritti, possono essere oggi trasmessi a distanza su personal computer per essere impiegati in sistemi esperti, anche capaci di guidare le irrigazioni con apertura e chiusura automatica degli impianti in base alle condizioni fisiologiche determinate.

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Sensore di umidità del terreno in un pereto

I sistemi irrigui si sono costantemente rinnovati

Nell'irrigazione a goccia si è dapprima passati dai classici gocciolatori “on line” a quelli auto-compensanti, capaci di garantire la medesima quantità d’acqua ad ogni pianta anche al variare della pressione della tubazione, quindi anche in linee molto lunghe od in pendenza.

Successivamente si è assistito allo sviluppo di ali gocciolanti integrali, cioè di tubazioni con gocciolatori comuni o auto-compensanti estrusi internamente alla conduttura stessa, quindi molto adatti a essere posati sul terreno lungo il filare, od addirittura interrati per umettare direttamente gli apparati radicali con riduzione delle perdite per evaporazione dal suolo.

Più recentemente gli studi sulla tecnica microirrigua si stanno orientando verso l’impiego sui frutteti di ali gocciolanti interrate a bassissima portata, o ad alta frequenza, capaci di erogare portate quasi corrispondenti al consumo orario del frutteto per mantenere un ottimale stato di idratazione e di evitare percolazioni profonde al di sotto dello strato di suolo esplorato dalle radici (“ultra low drip irrigation”).
L’uso di ali gocciolanti integrali interrate si presta, inoltre, all’impiego di acque reflue depurate che certamente saranno sempre più frequentemente impiegate a seguito dell’aggravarsi della crisi idrica; con una tecnologia, quindi, capace di evitare il contatto tra l’acqua e l’apparato epigeo della pianta.

La ricerca e l'innovazione si adattano alla crisi climatica

La ricerca e l’innovazione non si sono quindi mai fermate e sono sempre alla ricerca di nuove soluzioni capaci di adattarsi alla crisi climatica: alcuni aspetti e risultati sono ben rappresentati in tre articoli del dossier irrigazione

 disponibili sulla Rivista di Frutticoltura n. 6

Irrigazione, i cambiamenti climatici ne accelerano l’innovazione - Ultima modifica: 2020-07-20T15:39:27+02:00 da Lucia Berti

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