Tanti accorgimenti per limitare il più possibile la diffusione e lo sviluppo della Psa (batteriosi del kiwi causata dallo Pseudomonas siringae), ma nessuna soluzione definitiva. A Faenza, uno dei territori più vocati a livello nazionale, si è tenuto un convegno organizzato dal Crpv e dalla regione Emilia-Romagna per fare il punto sulle ultime indicazioni del mondo della ricerca.
Potatura fatale
È accertato che il batterio si diffonde anche tramite la potatura, ma non si sapeva che il taglio rimane infettabile per 32 giorni: un aspetto che è stato annunciato al convegno. E non c’è differenza, in questo caso, fra kiwi giallo e verde. L’indicazione rimane quella di proteggere i tagli con trattamenti a base di rame ma, come evidenziato da una ricerca dell’università di Bologna, una ‘malizia’ può essere quella di concentrare tutti gli interventi di potatura. Ad esempio, quando possibile, si dovrebbe potare già in post-raccolta dato che vi sono già le microferite causate dallo stacco dei frutti. Potando in questo periodo, e con trattamenti a base di rame durante o subito dopo, si ottiene una ‘copertura’ e disinfezione più efficace abbassando (non eliminando) le probabilità di penetrazione del batterio.
La medesima ricerca dell’ateneo bolognese ha messo a confronto diverse tipologie di prodotti per i trattamenti di disinfezione post-potatura:
- prodotti rameici tradizionali di copertura (poltiglia bordolese, ossicloruro, idrossido, solfato tribasico, ossido);
- prodotti rameici alternativi (peptidato, gluconato, chelato, nitrato);
- estratti vegetali (di timolo e aldeide cinnamica);
- prodotti stimolatori delle autodifese (acibenzolar –S-methvl, fosfito di alluminio);
- prodotti filmanti (chitosano)
-prodotti sterilizzanti/disinfettanti (acqua elettronizzata, miscele varie di acidi);
- prodotti microbiologici o biostimolanti.
In base ai risultati, i prodotti rameici tradizionali e alternativi hanno espresso un buon grado d’azione. Fra i prodotti microbiologici i risultati ottenuti sono stati altalenanti e molto variabile è anche l’efficacia degli altri preparati sperimentati. Tra i disinfettanti si è distinto l’attività diretta di ‘Verdeviva’ (base di ipoclorito di potassio) specie se applicato dopo l’infezione: nell’uso in campo potrebbe presentare difficoltà nel posizionamento penalizzato dalla sua bassa persistenza. I prodotti a base di microrganismi appaiono globalmente efficaci, ma necessitano di ulteriori approfondimenti specialmente per quanto riguarda il posizionamento che migliora a maggiore distanza dall’inoculazione.
Sono stati presentati poi i risultati di diverse esperienze condotte nella difesa dal cancro batterico con prove sperimentali concertate fra Astra, Servizio fitosanitario regionale, Cap di Ravenna e cooperativa Terremerse.
Rame, buona efficacia
«I dati ottenuti – ha affermato il ricercatore Massimo Scannavini – confermano come tra i prodotti saggiati quelli a base di rame manifestino una buona efficacia, superiore a quella degli altri preparati non manifestando nessun problema di fitotossicità né influenze negative sulla produzione. Buoni risultati sono emersi anche dallo stimolatore delle autodifese Bion, cioè acibenzolar–S-metyl specie quando applicato alla dose di 200g/ha per via fogliare. Interessanti risultati, anche se da verificare ulteriormente, si sono ottenuti con Hendophit (polisaccaridi, carbonio organico e boro) e Kondens (gluconato di rame e acido borico)».
Un’altra ricerca ha confermato che il polline può essere veicolo di malattia, mentre i frutti no, perciò gli acquirenti possono stare tranquilli.
Allegati
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