Riequilibrare il sistema di gestione delle avversità meteo catastrofali

Difesa è anche assicurazione. Ismea ha allo studio nuovi strumenti per dare risposta al mondo agricolo e alleggerire la pressione sul sistema e sulle imprese di assicurazione

L’inverno si è fatto spazio nel bel mezzo di una primavera anticipata. Questa è la situazione che si è riproposta a metà marzo e a inizio aprile, con un impatto negativo per le colture frutticole in particolare nei territori della Romagna, anche se l’approvazione del Piano di gestione del rischio in agricoltura (PGRA) avvenuta a dicembre ha consentito di aprire la campagna assuntiva in anticipo rispetto allo scorso anno seppur a macchia di leopardo, consentendo di mettere in copertura le colture a rischio gelo.

Standard value operativo

Principale novità della campagna 2021 è la piena operatività dello standard value (SV), uno strumento di grande semplificazione, molto apprezzato già in questa prima fase della campagna assuntiva. Consente di fatto alle imprese agricole di assicurare la resa attesa senza la paura che parte di essa non venga inclusa nella spesa ammessa e quindi non godibile del sostegno pubblico, fenomeno abbastanza frequente gli altri anni per le aziende alle quali la resa media storica riportata dal Piano assicurativo individuale (Pai) risultava essere inferiore (per diverse ragioni) rispetto alla resa attesa. Poter mettere in copertura la resa attesa senza essere legati alla resa media storica, senza sorprese in fase di riconoscimento del contributo pubblico, consente di massimizzare il valore tecnico della copertura assicurativa, azzerando il rischio di inconvenienti in fase di liquidazione di eventuali danni in seguito ad un sinistro.

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ci sarà una rivoluzione copernicana"

Per cogliere al meglio la portata innovativa dello SV, in fase di copertura è necessario indicare per ogni partita in modo più preciso possibile la produzione attesa; fissata la produzione attesa, il prezzo unitario di assicurazione si può modulare per stare all’interno dello standard value fissato per quella coltura, come valore €/ha. Viceversa approcciare la compilazione del certificato di assicurazione partendo dal Valore standard e dal prezzo unitario di assicurazione (indicato dalla Compagnia o Condifesa) per poi definire la quantità assicurata, porta generalmente in errore, indicando una produzione da assicurare diversa da quella attesa; errore che può concretizzarsi o in sottoassicurazione (si assicura una quantità inferiore a quella attesa) o sovrassicurazione (si assicura una quantità maggiore di quella attesa). Nel primo caso significa che parte della produzione non è coperta dalle garanzie sottoscritte, nel secondo caso si paga un premio per una quota di produzione che in caso di perizia verrà ridotta da parte del perito alla produzione reale. Su questi aspetti per non vanificare la portata dello SV è necessario rendere edotti eventuali operatori o agenti di assicurazione che non abbiano ancora compreso lo spirito dei valori standard. L’introduzione dello SV non cambia la natura delle polizze, rimangono le coperture sulle rese, così come previsto dalla normativa comunitaria, e la liquidazione del sinistro non è di tipo proporzionale, ma sempre basato sulla mancata resa quanti-qualitativa dovuta a cause in garanzia.

Gestione del rischio catastrofale

In un quadro con chiari elementi di positività, non manca qualche nota diversa riconducibile a problemi strutturali del nostro sistema di gestione del rischio, ovvero una disponibilità ridotta nell’assunzione di alcuni rischi (quelli di tipo catastrofale) e di alcune colture ad alto rischio. Tra le produzioni arboree ad alto rischio si annoverano alcune drupacee come ciliegie e albicocche precoci, per le quali trovare coperture non è semplice se non con condizioni che ne limitato molto la capacità di indennizzo, così come per le colture erbacee cucurbitacee (meloni, angurie) e le piante da seme, la disponibilità delle compagnie di assumere il rischio è molto spesso contingentata; a registrare qualche difficoltà anche tabacco e pomodoro da industria.

Danni da gelo su pianta di anguria

Queste problematicità si traducono in difficoltà per le imprese agricole ad avere disponibilità di coperture e quando disponibili, le condizioni contrattuali sono più stringenti, con innalzamento dei costi ed inasprimento delle condizioni, aumento di franchigia e scoperto, abbassamento del limite di indennizzo. Rimane irrisolto il problema delle colture invernali, con l’eccezione degli agrumi e carciofi, per le quali il mercato non dà la possibilità di metterle in protezione. Quindi da un lato si registrano produzioni che segnano un andamento nel rapporto sinistri/premi molto spesso negativo anche con i soli danni da frequenza (grandine, eccesso di pioggia), dall’altro le garanzie catastrofali (gelo e siccità in particolare) rimangono le più difficili da gestire sia da parte agricola sia da parte assicurativa.

Assicurazioni in affanno

Sebbene il cambiamento climatico sia una realtà (e i dati più volte presentati dalla Direzione gestione del rischio di Ismea ci dicono che sono in forte aumento rispetto al passato, con una maggiore esposizione delle imprese agricole ai rischi meteo catastrofali), è però vero che l’attuale mercato assicurativo è soggetto al fenomeno di selezione avversa, basti pensare che oggi si assicurano circa 62.000 imprese (9% del totale), di cui solo 20.000 coprono i rischi catastrofali, con un forte squilibrio territoriale: nel mezzogiorno le imprese che aderiscono al sistema di gestione del rischio agevolato sono solo il 7.7% mentre quelle che coprono (o hanno la possibilità di coprire) i rischi CAT sono solo 1300 aziende (6,5% del totale).

Alla luce di quanto appena descritto il sistema di gestione del rischio agevolato per continuare a dare risposte concrete al settore agricolo necessita di un rafforzamento. A tale scopo, Ismea ha allo studio nuovi strumenti per la gestione delle avversità catastrofali in grado di poter dare una risposta al mondo agricolo e alleggerire la pressione sul sistema e sulle imprese di assicurazione.

Gli strumenti proposti da Ismea

Un primo strumento è quello progettato dal Consorzio italiano di riassicurazione (Coriass), società costituita in seno ad Ismea con la partecipazione di compagnie di assicurazione private: una polizza assicurativa che copre esclusivamente i danni da avversità catastrofali, alle quali è possibile aggiungere ulteriori garanzie tra cui quelle di frequenza (grandine, vento forte, eccesso di pioggia, eccesso di neve) e accessorie (sbalzo termico, colpo di calore, vento caldo, ondata di calore). È una polizza sperimentale che per quest’anno avrà una capacità di assunzione ridotta, limitata alle provincie di Brescia, Perugia e Piacenza e riservata solo a quattro tipologie di produzioni: mais, pomodoro, uva e frumento tenero. Tale polizza copre i danni importanti, ha una franchigia fissa del 30%, prevede copertura per i danni da siccità solo per i terreni catastalmente classificati come irrigue, ed ha un costo contenuto.

Altro strumento ancora in fase di progettazione che potrebbe dare una risposta importante è il fondo mutualistico catastrofale nazionale, in via di progettazione da parte della Direzione Gestione del Rischio di Ismea, che dovrebbe vedere la sua operatività a partire dalla campagna 2023. Il Fondo di mutualità nazionale dovrebbe prevedere una sorta di adesione obbligatoria per tutte le imprese che percepiscono gli aiuti diretti (primo pilastro) della Pac, senza un esborso finanziario diretto da parte degli agricoltori che vi aderiscono. Quindi è ad adesione gratuita? No, ma l’adesione prevederebbe che il contributo (previsto anche oggi) del 70% derivante dalla politica di sviluppo rurale, così come per gli altri fondi, venga versato tramite Agea direttamente al Soggetto Gestore, mentre la quota complementare (30%) sarebbe trattenuta direttamente dai contributi Pac (primo pilastro). Un modello snello, che dovrebbe garantire una facilità di adesione da parte degli agricoltori.


Frutticoltura flagellata

Siccità, gelo e alluvione sono le avversità che hanno procurato più danni durante il 2020, per un totale di 612,6 milioni di euro (dati Ismea, 2020). Le gelate hanno causato una perdita economica di 537,2 milioni di euro, la siccità ha generato 71,3 milioni e le alluvioni 4,1 milioni. Oltre un quinto dei danni è stato a carico delle pesche (21%), seguite dal frumento duro (17,6 %), dalle nettarine (17,2%) e dalle albicocche (15,7%).

Riequilibrare il sistema di gestione delle avversità meteo catastrofali - Ultima modifica: 2021-04-09T17:23:51+02:00 da K4

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