
È passato più di un anno dall’inaspettata individuazione in agro di Triggiano (Ba), a febbraio 2024, di sei mandorli infetti da Xylella fastidiosa sottospecie fastidiosa ceppo ST1 (Xff) e, poco dopo, delle prime viti infette e in agro di Santeramo in Colle (Ba), ad aprile 2024, di decine di mandorli infetti da X. fastidiosa sottospecie multiplex ceppo ST26 (Xfm). Negli stessi mesi, nella medesima zona immediatamente a sud-est di Bari sono stati ritrovati, oltre a un focolaio di X. fastidiosa sottospecie pauca (Xfp), alcune decine di mandorli infetti dallo stesso genotipo di Xfm ritrovato a Santeramo, che non infetta la vite e, probabilmente, neanche l’olivo. Questi ritrovamenti, avvenuti nell’ambito del piano di monitoraggio dei vettori di Xylella avviato dal Servizio fitosanitario della Regione Puglia, oltre che nella zona tampone (o cuscinetto) e in quella di contenimento, anche nella zona indenne, hanno fortemente preoccupato gli agricoltori pugliesi e in particolare quelli del comprensorio a uva da tavola prossimo a Triggiano, memori sia dei gravi danni determinati da Xff, agente della malattia di Pierce, alla viticoltura californiana negli ultimi decenni del 1800 sia degli effetti disastrosi dell’epidemia causata da Xfp sull’olivicoltura salentina. Preoccupazione peraltro pienamente comprensibile considerando che X. fastidiosa è un organismo da quarantena temuto, già prima che attaccasse l’olivo nel Salento, come un pericolo per la viticoltura europea, tanto è vero che la Direttiva 2000/29/CE impone il divieto di importare viti da paesi terzi.
La situazione dopo un anno dalla scoperta dei focolai
«Il Servizio fitosanitario della Regione Puglia, per capire se fosse possibile mettere l’infezione sotto controllo, ha condotto nelle due aree infette un celere e importante monitoraggio – ha introdotto Donato Boscia, ricercatore emerito dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Cnr-Ipsp) di Bari –. A Santeramo in Colle occorre ancora delineare l’estensione precisa dell’area infetta da Xfm. Al momento i confini dell’area interessata da Xfm non sono ancora stati definiti, il che fa sospettare che la sottospecie multiplex sia parecchio più diffusa rispetto a quanto emerso finora. Tuttavia Xfm infetta quasi solo il mandorlo, peraltro in maniera non molto grave e preoccupante. Invece nella zona infetta a cavallo dei comuni di Triggiano e Capurso, ubicata ai margini di un comprensorio fortemente specializzato nella produzione di uva da tavola, l’imponente attività di controllo condotta per tutto il 2024 su circa 45.000 piante di specie ospiti di Xff, soprattutto viti e mandorli, ha permesso di circoscrivere con precisione l’area realmente interessata dall’infezione, che corrisponde a una fascia ovale di circa 8 km² a est dei comuni di Triggiano e Capurso, con asse nord-sud di 4 km e asse est-ovest di 2 km, e di verificare che è circondata da una fascia ampia 2,5 km completamente priva di piante infette».
La sottospecie fastidiosa sembra, quindi, che sia confinata in questa area di circa 8 km². Come confermato da un ulteriore monitoraggio di un’area di 200 m a distanza di circa un km dai focolai di Xff, campionando mandorli e viti, condotto nei primi mesi del 2025, proprio per valutare se il batterio era presente oltre la zona infetta, ha aggiunto Anna Percoco, funzionario del Servizio fitosanitario della Regione Puglia. «Secondo dati aggiornati al 20 febbraio 2025 nel territorio compreso fra Triggiano, Capurso, Noicattaro e Bari sono state campionate 47.715 piante, delle quali 432 sono state trovate infette: 347 da Xff (214 mandorli, 125 viti, 7 ciliegi, 1 poligala), 75 da Xfm (mandorli), 10 da Xfp (7 olivi, 3 mandorli). Nella parte con presenza di Xff sono state individuate altre 8 piante infette (6 viti e 2 mandorli), ma l’area infetta è rimasta circoscritta. La precisa delimitazione dell’area infetta da Xff ha creato le condizioni per cercare di realizzare una effettiva eradicazione della malattia batterica. Perciò il Servizio fitosanitario ha immediatamente attivato nell’area di 8 km², con la collaborazione dell’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali (Arif), un attento programma di eradicazione, che prevede l'abbattimento di circa 30 ettari di vigneti, in gran parte di uva da tavola. Il Servizio fitosanitario in un primo momento ha fatto estirpare e distruggere con immediatezza tutte le piante infette, man mano che venivano individuate. Adesso sta provvedendo a far estirpare tutte le piante ospiti di Xff presenti nel raggio di 50 m da ogni pianta infetta già eliminata. A oggi 16 ettari di vigneti produttivi di uva da tavola allevata a tendone sono stati già estirpati o sono in corso di estirpazione. Questa è la situazione attuale. Non esiste una garanzia assoluta di successo, ma stiamo lavorando per garantire tutte le condizioni affinché venga realizzata una eradicazione completa, che non è solo una speranza, ma l’obiettivo del nostro impegno».
Fondamentale eradicare la Xylella dall'area sud-est barese
Nell’area a sud-est di Bari interessata dalla presenza di Xff sono dunque in corso tutte le attività necessarie affinché l’infezione venga messa sotto controllo e completamente eradicata. È un’assicurazione importante tenendo conto, ha ricordato Boscia, che Xff causa la malattia di Pierce, patologia vegetale che colpisce la vite con effetti esiziali, tanto da aver causato, ad esempio, notevoli perdite nel sud della California, distruggendo più di 35.000 ettari di vigneto, determinando un danno produttivo di 90 milioni di dollari all’anno e provocando lo spostamento della produzione verso nord.
«L’importanza dell’eradicazione deriva dal fatto che l’area contaminata da Xff confina con l’importante comprensorio viticolo a uva da tavola che fa capo ai centri produttivi di Rutigliano e Noicattaro e offre gran parte della produzione regionale e nazionale. La Puglia è infatti la regione che vanta il primato italiano per superficie destinata alla viticoltura da tavola. L’area contaminata è caratterizzata da pochi tendoni sparsi, avamposti del vicino importante comprensorio coltivato a uva da tavola, circondati da piccoli appezzamenti semiabbandonati adibiti a oliveti consociati con qualche mandorlo. Presenta, quindi, per lo stato di semiabbandono, condizioni ottimali per lo sviluppo dell’infezione batterica. Ma impone, a maggior ragione, la necessità che venga condotta una attenta opera di eradicazione per preservare la vicina produzione di uva da tavola, che è garanzia di reddito per molti agricoltori».
Boscia ha pertanto invitato a non sottovalutare la presenza della sottospecie fastidiosa nel Sud-Est barese. «L'impatto reale del batterio sulla vitalità e sulla produttività delle viti non è ancora del tutto chiaro. È vero che non ci troviamo di fronte al dramma vissuto dalla viticoltura californiana, come è pure vero che i vettori noti per l’elevatissima efficienza di trasmissione della malattia di Pierce, gli americani “sharpshooters”, fortunatamente non sono presenti in Europa. Tuttavia dalle osservazioni effettuate finora emergono segnali che destano una certa preoccupazione. Xff è stata trovata, prima che in Italia, in altri paesi mediterranei, Spagna, Portogallo e Israele, senza però mai segnalazioni di un impatto devastante. Anche in essi, come in Puglia, è stata individuata non per effetto di una patologia conclamata, bensì durante campagne di monitoraggio rese obbligatorie dal Reg. Ue 2020/1201 per tutti gli Stati membri, per rilevare quanto prima la presenza eventuale del batterio e limitarne quanto più possibile la diffusione. Attualmente non si hanno segnalazioni di particolari criticità, però studi effettuati a Maiorca da colleghi spagnoli confermano la capacità del ceppo ST1 di sviluppare in vite la malattia di Pierce; ma nonostante la probabile diffusione ventennale del batterio sull’isola spagnola, la gestione convenzionale della viticoltura, che presumibilmente contiene lo sviluppo delle popolazioni dei vettori e la trasmissione da vite a vite, ha comunque limitato l'incidenza e l'impatto della malattia di Pierce a livelli moderati o bassi».
Per comprendere la fase in cui il batterio attualmente si trova nell’area di Triggiano e Capurso sarebbe utile riuscire a datare la sua prima introduzione, ha puntualizzato Boscia. «Da analisi preliminari condotte insieme con ricercatori americani, benché ancora non definitive, sembra emergere che l'introduzione del patogeno possa essere recente. Se tale ipotesi venisse confermata, non sarebbe da escludere che il batterio sia in fase attiva di espansione. Considerato che alcuni studi indicano che la capacità vettrice delle sputacchine è efficace solo con livelli elevati della popolazione, nelle nostre condizioni la diffusione naturale del batterio su brevi distanze, operata da due specie di sputacchine, dovrebbe essere relativamente lenta. Invece la diffusione su lunghe distanze, da cui deriva sicuramente l'origine del focolaio, avviene con lo spostamento e l'utilizzo di parti di piante infette. Pertanto, per realizzare nuovi vigneti si raccomanda vivamente di evitare innesti con gemme non controllate prelevate da vigneti commerciali e di utilizzare solo barbatelle certificate».

Approccio nuovo nella gestione agronomica
La comparsa in Puglia di X. fastidiosa con le sue tre sottospecie impone un approccio nuovo e attento nella gestione agronomica di frutteti e vigneti, ha confermato Luigi Catalano, agronomo di Agrimeca Grape and Fruit Consulting. «Per ridurre il rischio di diffusione della Xylella, così come di altri organismi nocivi potenzialmente devastanti, bisogna applicare le buone pratiche agricole, che costituiscono il migliore strumento di prevenzione e contrasto alle emergenze fitosanitarie. In primo luogo occorre evitare di approvvigionarsi di marze da fonti ignote: la storia insegna che è questo uno dei maggiori mezzi di diffusione di organismi nocivi come virus, viroidi, batteri e fitoplasmi. Tutti i materiali di propagazione devono essere obbligatoriamente accompagnati da Passaporto delle Piante Ue, che non è una formalità documentale, ma una garanzia delle autorità fitosanitarie in grado di attestare che portinnesti, marze e piante finite provengono da zone indenni da X. fastidiosa, così definite a seguito dei monitoraggi eseguiti. È bene quindi prediligere l’approvvigionamento dei materiali di propagazione da vivai professionali in grado di fornire tutte le garanzie di sanità e certezza varietale. In Italia sono operativi da decenni programmi di certificazione con diversi livelli obbligatori e volontari per garantire ai frutticoltori di ricevere materiali di propagazione di accertata sanità e corrispondenza varietale. In secondo luogo è indispensabile effettuare le azioni agronomiche legate al controllo del vettore, indispensabili per prevenire la diffusione di Xylella in frutteti e vigneti. Ma occorre lavorare, sia pure in prospettiva, anche alla ricerca di varietà di fruttiferi e vite resistenti al batterio».