L’Italia presenta condizioni ambientali particolarmente vocate per la coltivazione dell’actinidia; difatti il nostro Paese risulta il principale produttore mondiale. Le regioni più importanti a livello nazionale sono del Centro-Nord (Tab. 1), viste le elevate esigenze idriche che questa coltura richiede. Nello specifico, le regioni con la maggior estensione sono il Lazio, l’Emilia-Romagna, il Piemonte e il Veneto. Bisogna ricordare che in queste regioni il batterio Pseudomonas syringae pv actinidia (acronimo PSA), meglio conosciuta come batteriosi del kiwi, ha condizionato gli investimenti, soprattutto per quelle varietà che si sono rilevate più sensibili (quelle a polpa gialla).
Al Sud, un certo interesse nella coltivazione si è avuto in Campania e, soprattutto, in Calabria, mentre in Basilicata nell’ultimo decennio si è avuta una diminuzione della superficie; anche se la coltivazione non è particolarmente estesa (circa 450 ha), si è cercato di innovarla con l’introduzione di nuove varietà e nuove tipologie di frutto.
A livello di mercato, negli ultimi anni i buoni prezzi ricavati hanno favorito un ulteriore sviluppo e potenziamento degli investimenti al Sud Italia, in particolare per le varietà a basso fabbisogno in freddo, che ben si adattano alle mutate condizioni ambientali. In questo modo si è potuto creare un certo interesse verso queste nuove varietà, che ha fatto rivivere a questa specie una nuova primavera in termini produttivi.
Rispetto alle innovazioni varietali anche per questa specie, come per altri fruttiferi, un forte input allo sviluppo si è avuto grazie all’introduzione di nuove tipologie di frutti, iniziata con quelli a polpa verde a diversa epoca di maturazione, seguita da quelli a polpa gialla, e che stanno proseguendo con quelli a polpa rossa e di altre specie come l’arguta. Questo a testimonianza di una forte innovazione che si ha per questa coltura, che si traduce in nuovi spazi di mercato che la stessa si può ricavare.
Il confronto tra le varietà selezionate risulta difficile in quanto spesso i costitutori preferiscono le valutazioni private, evitando di rendere disponibili le cultivar per una valutazione più oggettiva e fatta da strutture terze non interessate nei giudizi.
Gli editori sono restii a dare in valutazione a terzi le varietà E in questo modo i dati provenendo da diverse fonti che talora non valutano criticamente e soprattutto in comparazione il materiale genetico, danno una visione parziale e non completa del comportamento nei diversi areali delle varietà. Un’altra carenza è la scarsa informazione rispetto alla tolleranza alla PSA che, al Sud, dove la minore disponibilità idrica meridionale, accompagnata da condizioni ambientali meno favorevoli allo sviluppo della batteriosi, hanno favorito la diffusione della coltivazione principalmente con cultivar a polpa gialla, assai sensibili al patogeno. Ad oggi non esistono sul mercato europeo varietà di kiwi giallo o verde (A. chinensis/A. deliciosa) resistenti a PSA, però esistono nuove selezioni prossime alla diffusione piuttosto tolleranti, dato riveniente da una classifica fatta sulla base di osservazioni di campagna e alcune prove di laboratorio. Però non tutte le varietà sono state valutate nelle stesse condizioni sperimentali.
Rispetto alle varietà, anche se in Basilicata il grosso della produzione si ha con la varietà Hayward, diverse sono state le introduzioni per cercare di sopperire a problematiche produttive. Tra le tipologie a polpa verde è stata introdotta Summer 3373, che si differenzia da Hayward per le caratteristiche del frutto e soprattutto per l’epoca di maturazione più precoce, anche se presenta una produttività media, una forma più irregolare dei frutti, con buon sapore e relativa conservabilità. Pochi sono stati i campi impiantati con Green Light, altra varietà italiana derivata da una mutazione di Hayward rispetto alla quale anticipa la maturazione, anche se presenta cascola pre-raccolta.
Rispetto alla tipologia a polpa gialla, la prima introduzione varietale è stata Hort 16 A, selezionata in Nuova Zelanda dal gruppo Zespri, che ha avuto una forte limitazione a causa della PSA, in quanto risulta molto suscettibile. Successivamente è stata introdotta Jintao (gruppo Kiwigold), selezionata dall’Istituto di Botanica di Wuhan, che produce generalmente frutti singoli, molto regolari, di peso medio di circa 90 g, con maturazione intermedia (metà ottobre).
Nel 2013 è stata introdotta Gold 3, meglio conosciuta come G3, anch’essa selezionata dal gruppo Zespri, interessante in quanto più tollerante a PSA di Hort16A. Presenta produttività elevata, con peso medio dei frutti di circa 100 g, con colore della polpa giallo chiaro, a maturazione medio-precoce (inizio ottobre); buone le caratteristiche organolettiche e la conservabilità dei frutti.
A latere delle cultivar di provenienza straniera, bisogna sottolineare lo storico lavoro effettuato dai selezionatori italiani pubblici delle Università di Udine e di Bologna. Questi introdotto diverse varietà come Soreli, licenziata nel 2008 dall’Università di Udine, che presenta produttività elevata, con produzione di frutti singoli, con peso medio di 100 g, a maturazione precoce (prima metà di ottobre), colore della polpa giallo intenso, buone caratteristiche organolettiche, conservabilità non elevata (3 mesi).
Nel 2013 è stata licenziata dalle Università di Udine e Bologna Dorì, che presenta produttività elevata (30-50% più di Hayward), con peso medio dei frutti 100 g, maturazione precoce (fine settembre, 40 gg prima di Hayward), con buone caratteristiche organolettiche, colore della polpa giallo brillante e discreta conservabilità.
Interessante, ma siamo ancora nella fase iniziale, la introduzione di varietà a polpa rossa, con materiale vegetale prodotto in Cina, che ancora deve essere ben valutato in termini di adattamento e validazione produttiva nel nostro areale; sono interessanti, insieme all’Actinidia arguta, per differenziare ulteriormente l’offerta creando nuovi costumi alimentari. Tutte queste varietà straniere e italiane sono gestite con la modalità Club, che se da una parte consente una migliore gestione della fase commerciale, evitando surplus di prodotti e tutelando la redditività delle aziende, d’altro canto presentano delle barriere economiche di ingresso che sommate ai forti costi di impianto rendono questa coltivazione particolarmente onerosa.
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