La grande diffusione che ha avuto l’albicocco nell’ultimo decennio in Italia, con circa 20.000 ha, e nei Paesi del Mediterraneo ha permesso di avere una disponibilità costante di frutti sui mercati nel periodo primaverile-estivo, grazie soprattutto al forte “input” derivato dalle nuove varietà che dai primi anni 2000 hanno rivoluzionato gli standard commerciali fino ad allora proposti sul mercato. Nella fase iniziale sono stati introdotte varietà con frutto di colore di fondo aranciato sfumato di rosso più o meno esteso (Pinkcot®, Robada* e Kioto*); successivamente si sono poi diffuse albicocche a buccia in parte rossa soprattutto in epoche molto tardive.
Recentemente, si sono imposti standard gustativi a media e bassa acidità, sia di polpa che di buccia (vedi Orange Rubis® Coulumine*e Petra®), molto apprezzati dal consumatore; si è anche assistito alla messa in commercio di varietà portatrici del carattere di resistenza al virus della Sharka. Ultima innovazione, oggi ancora da verificare nella sua affidabilità agronomica e commerciale, è la presenza di frutti a totale colorazione rossa (es: le serie Rubyngo®, Rougemont® e Red Premium®), che hanno fatto sì che le varietà degli impianti precedenti si distinguano da queste ultime come bicolori.
Auto-fertilità, fioritura medio-tardiva e abbondante, rusticità complessiva e adattamento ambientale, esigenze in freddo e caldo debbono essere caratteri da considerare quando si selezionano e diffondono nuove varietà. Il Sud dovrebbe valorizzare e magari incrementare le produzioni extra-precoci, anche se le stesse subiscono la forte concorrenza delle produzioni spagnole coltivate in pieno campo.
Scelta varietale
La scelta delle varietà, come detto in precedenza, deve considerare l’adattabilità e la fattibilità di coltivazione per i diversi areali, con l’intento di portare una maggiore integrazione produttiva in modo da collocare al meglio le produzioni sui mercati. La presenza di innovazioni varietali extra-precoci ha condizionato la coltivazione in coltura forzata (sotto tunnel), tipica delle aree meridionali. Nel Metapontino la coltura forzata in passato ha consentito di anticipare il calendario di raccolta di 10-15 giorni rispetto ai tradizionali areali di coltura, fasi produttive che oggi sono appannaggio di nuove varietà provenienti da Paesi stranieri, per cui oggi questa tecnica risulta poco proponibile in quanto meno remunerativa rispetto al passato.
Tutto ciò ha definito un calendario produttivo e commerciale ben definito ed ogni Paese e/o areale si è ricavato uno spazio temporale di mercato ben preciso in ambito sia nazionale che europeo. Nel Meridione restano ancora vecchi impianti in coltura forzata con vecchie varietà, come Ninfa, che via via vengono abbandonati per obsolescenza tecnica e biologica delle piante. Ci sono stati dei tentativi per nuove varietà tipo Mogador*, però i risultati commerciali non sono stati commisurati agli investimenti previsti.
Per le produzioni in pieno campo, nel periodo precoce, negli ultimi anni sono state inserite diverse varietà, principalmente di provenienza spagnola per anticipare l’epoca di raccolta ai primi di maggio. Il calendario ha inizio con Mikado*, interessante per l’aspetto, di sapore medio, molto sensibile a Sharka; segue Mogador* che, in pieno campo, ha trovato nel metapontino il suo areale vocato, soprattutto per il limitato fabbisogno in freddo e la fioritura precoce; il frutto è esteticamente molto bello e di media pezzatura; si segnala una certa sensibilità al “cracking”; da non raccogliere precocemente in quanto l’acidità è spiccata.
Nel periodo della vecchia e precocissima Aurora, poco diffusa per la scarsa produttività, si coltiva Wondercot*, che si è adattata a tutti gli ambienti produttivi; abbastanza produttiva (anche se auto-sterile), con frutti di idonea pezzatura, aspetto interessante e buon sapore, a bassa acidità; da segnalare la presenza di noccioli spaccati (“split pit”) e cascola pre-raccolta. Il frutto, con caratteristica forma umbonata, deve essere opportunamente gestito durante le operazioni post-raccolta per evitare ammaccature. Tsunami*, auto-sterile, ma produttiva se ben impollinata, presenta media pezzatura, per cui necessita di diradamento intenso e precoce; il frutto ha un buon sapore, dolce e aromatico; in coincidenza con periodi piovosi nelle prime fasi post-allegagione può presentare la caratteristica “setolatura” in corrispondenza della linea di sutura. Pricia*, di bell’aspetto e buona pezzatura se ben diradata (sono le principali caratteristiche positive) richiede un’attenta gestione della raccolta e del post-raccolta in quanto i frutti sono caratterizzati da elevato tenore in acidità. Non va quindi raccolta troppo precocemente.
Molto affidabile in vari ambienti è risultata Flopria* (–10 Kioto*), perché auto-fertile e molto produttiva, con frutti di bell’aspetto e ottima sovraccolorazione rossa; la pezzatura è legata alla gestione della pianta, in particolar modo al diradamento che deve essere intenso; il sapore è acidulo, per cui sono da evitare raccolte anticipate; un’altra caratteristica interessante è la resistenza a Sharka. Rimane ancora valida Orange Rubis® Coulumine*, per affidabilità agronomica e ottimo sapore; la varietà deve essere gestita attentamente in raccolta e durante le operazioni di confezionamento; ha l’unico limite di essere molto sensibile a Sharka. Kioto* ha mostrato incostanza produttiva in annate con inverni miti; sensibile a Sharka, presenta frutti di gusto intermedio, non eccellente.
In epoca Portici il nuovo riferimento è affidato a Ladycot*, che ha dato buoni risultati; auto-fertile, ha fioritura medio-tardiva; i frutti, molto grossi, hanno aspetto molto bello per la colorazione di fondo aranciata e il sovraccolore rosato esteso.
Il sapore è discreto, importante è non anticipare troppo la raccolta per non incorrere nella commercializzazione di frutti eccessivamente aciduli. La tenuta in pianta è elevata; si segnalano fenomeni di suscettibilità a scottature della buccia all’insolazione in corrispondenza di eventi piovosi in prossimità della raccolta. Fra le cultivar medio-tardive si è diffusa Faralia* (+13 Kioto*), in ragione della possibilità di estendere il calendario di raccolta con frutti di bell’aspetto e buon sapore, tipico, a bassa acidità.
A seguire si raccoglie Farbaly* (auto-fertile), da coltivare ovviamente in ambienti che ne esaltino la tardività, quindi non nella bassa collina; produce costantemente con rese elevate; il frutto è di buona qualità, ma va raccolto alla giusta epoca. Nello stesso periodo, qualche giorno prima, la novità è Farbela*, che sembra produttiva costantemente in ragione della sua auto-fertilità e di un habitus della chioma di facile gestione, con frutti di buon sapore e bell’aspetto. La produzione e la commercializzazione dell’albicocco possono avvenire anche nel periodo di agosto-settembre, scegliendo varietà auto-fertili come Farlis* (+45 Kioto*) o Farclo* (+55 Kioto*) che possono conservarsi per periodi abbastanza prolungati mantenendo una buona qualità organolettica; la produttività è elevata e costante. La coltivazione delle varietà di epoca medio-tardiva va collocata in aree con microclimi adatti a questa tipologia varietale-produttiva perché occorre prima accertare se viene soddisfatto il fabbisogno in freddo (in genere medio sui genotipi tardivi); occorre poi evitare la sovrapposizione con le raccolte delle aree settentrionali, che hanno investito molto soprattutto sul binomio Faralia*-Farbaly*.
Nel Metapontino, nonostante molti sforzi strutturali, la redditività dell’albicocco è molto condizionata dall’andamento commerciale che negli ultimi anni è stato poco soddisfacente, anche in presenza di forme organizzate (OP e AOP). L’aver puntato su varietà molto produttive, che maturano in periodi in cui è concomitante la produzione proveniente da diversi territori nazionali e stranieri, ha talora determinato un surplus produttivo che influenza il prezzo finale. Resta inteso che esistono grosse sperequazioni in termini di prezzo tra la produzione e la commercializzazione con una forbice non sempre giustificata dai costi nella fase distributiva. La situazione va affrontata in maniera adeguata, cercando di ridurre questo gap, al fine di assicurare la giusta redditività agli imprenditori.