La difesa delle drupacee tra instabilità climatica e nuovi fitofagi emergenti

Pesca deformata dalla bolla
L’incertezza climatica e le crescenti difficoltà nella gestione fitosanitaria contribuiscono alla riduzione delle superfici. Vediamo quali sono le principali avversità

A fine settembre, con una iniziativa curata da Aipp (Associazione Italiana per la Protezione delle piante) e “Giornate fitopatologiche”, è stato fatto il punto sulla situazione fitosanitaria delle drupacee più coltivate in Italia con esperti di 7 regioni (Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Sardegna, Basilicata, Calabria e Trentino) che rappresentano il 37% delle superfici italiane investite a drupacee. È da rilevare che nella maggior parte dei casi le superfici sono in diminuzione o stazionarie. Il trend è in linea con l’andamento nazionale che registra una contrazione delle coltivazioni di drupacee per motivi commerciali ma anche per la diffusione di alcune avversità difficilmente controllabili (vedi tabella 1).

Tab. 1 - Andamento della superfice (ettari) delle drupacee nelle regioni intervenute al bilancio fitosanitario
Coltura Veneto Provincia di Trento Piemonte Emilia-Romagna Sardegna Basilicata Calabria
Pesco 850 ↓ 0 1895 ↓ 3024 ↓ 1326 = 2032 = 1729 =
Nettarine 683 = 0 1895 = 5469 ↓ 142 = 781 ↓ 1078 =
Ciliegio 1902 ↑ 250 = 368 = 2041 = 191 ↓ 65 ↓ 297 ↓
Albicocco 291 ↓ 12 = 471 ↓ 5655 ↓ 120 = 3940 = 625 =
Susino 291 ↑ 40 = 1166 = 4231 ↓ 291 = 805 = 131 ↓
Totali 4017 302 5795 20420 2070 7623 3860
Nota: I simboli accanto ai numeri indicano l’andamento delle superfici: ↑ in aumento; ↓ in calo; = stabile

Il bilancio climatico

L’Italia è lunga e varia ed è quindi impossibile sintetizzare l’andamento meteorologico del biennio. Tutte le aree climatiche, però, in linea con l’andamento globale, hanno registrato instabilità climatica, con aumento di eventi estremi (grandinate, bombe d’acqua, trombe d’aria o disastrose alluvioni come quello che ha colpito a maggio importanti aree frutticole dell’Emilia-Romagna), caldo estivo persistente con temperature superiori alla norma. In Veneto, ad esempio, tra aprile e luglio del 2023 si sono registrate ben 7 grandinate ed una tromba d’aria. Da rilevare anche che in entrambi gli anni l’inverno è stato mite sia al Nord che al Sud e questo ha consentito a diversi fitofagi delle drupacee di arrivare a primavera con un maggior potenziale di popolazione.

Il bilancio fitosanitario

Le avversità e i fitofagi che interessano le diverse specie di drupacee qui considerate (pesco, albicocco, susino e ciliegio) sono numerosi. Alcuni presentano problematiche simili anche in aree geograficamente distanti, altri sono più specifici. In questa sintesi delle relazioni presentate nel bilancio, si farà riferimento a quelli che hanno avuto maggiore rilievo o a casi più specifici e localizzati.

Virus e fitoplasmi

La sharka, malattia virale indotta dal PPV (Plum Pox Virus), si è rapidamente diffusa nei principali comprensori coltivati a drupacee in Italia e dal 2021 la malattia è stata eliminata da quelle a lotta obbligatoria essendo ormai endemica. Tutti i relatori intervenuti al bilancio hanno lamentato la diffusione della sharka nelle loro regioni.

Sintomi di sharka su albicocco

La fitoplasmosi del giallume infettivo (ESFYP) è un problema diffuso soprattutto nelle regioni del Nord mentre nelle regioni meridionali la malattia non desta particolari preoccupazioni. La differenza è probabilmente dovuta alla maggiore presenza della psillide Cacopsylla pruni vettrice dell’ESFY che nel clima settentrionale trova migliori condizioni. Anche per i giallumi infettivi si lamenta la mancanza di reali possibilità di controllo e la sentita esigenza di varietà effettivamente tolleranti o resistenti.

Funghi e batteri

L’andamento delle principali avversità crittogamiche e batteriche nei due anni è stato direttamente collegato al clima perché la bagnatura o la forte umidità agevolano lo sviluppo e la penetrazione di alcuni funghi e dei due principali batteri fitopatogeni ed anche perché piogge frequenti o allagamento dei campi non consentono di effettuare i trattamenti con la necessaria tempestività. È quello che è successo per l’esplosione di bolla del pesco (Taphrina deformans) nel 2023 nelle regioni meridionali. Al contrario, in Sardegna le condizioni climatiche sono state favorevoli alla bolla nel 2022.

Da seguire con attenzione l’evoluzione degli agenti di cancri rameali sulle diverse specie, con infezioni di fusicocco (Fusicocccum amygdali) in aumento per la mancanza di prodotti fungicidi in grado di sostituire validamente il tiofanato metile.

La monilia (M. fructicola, M. fructigena e M. cinerea) resta una malattia chiave per tutte le drupacee ma la disponibilità di fungicidi con diversi meccanismi di azione consente di impostare efficaci strategie di controllo (almeno finché i campi non si allagano o le frane impediscono il transito dei trattori come è successo nel 2023 in Emilia-Romagna).

Cespituli di monilia su susina

Su pesco e albicocco l’oidio è generalmente ben controllato, grazie alla disponibilità dello zolfo e di prodotti specifici o antimonilici attivi anche sul mal bianco, ma la problematica è in aumento, probabilmente per la maggiore umidità dell’aria nei mesi estivi.

Per le batteriosi, Xanthomonas arboricola pv pruni è diffuso a tutte le latitudini ma con interventi nelle fasi critiche può essere controllato efficacemente con rame, acibenzolar-S-methyl (solo su pesco) ed agenti di biocontrollo. Più complesso il controllo di Pseudomonas syringae pv syringae per le sue caratteristiche patogenetiche e per la possibilità di invadere i tessuti legnosi delle piante. Importante la prevenzione a partire dal materiale di vivaio che a volte è già infetto, come segnalato in Trentino per alcuni nuovi impianti di ciliegio. Anche in Sardegna casi di gravi cancri batterici da P.s.s. e P.s. pv morsprunorum sono stati accertati su ciliegio, soprattutto su portinnesti naninizzanti (es. Gisella 6).

Tanti insetti e un solo acaro

È la cimice asiatica (Halyomorpha halys) a preoccupare le regioni settentrionali e non solo per le drupacee. Nonostante i lanci inoculativi del parassitoide Trissolcus japonicus, l’insetto continua provocare forti danni, soprattutto a pesche e ciliegie. Utile la cattura massale in autunno ma sono necessari diversi trattamenti insetticidi che si ripercuotono anche sull’entomofauna utile del frutteto. Efficaci ma costose le reti antinsetto. Al Sud ed in Sardegna l’insetto è presente, con basse densità di popolazione, e non si segnalano danni alle produzioni.

Altro fitofago emergente nel Nord è la forficula (Forficula spp.) che sta provocando gravi danni su pesco, albicocco e ciliegio. Il problema sembra interessare molto meno le aree frutticole meridionali. Non è noto cosa abbia portato una specie fondamentalmente zoofaga a diventare un fitofago così dannoso tanto rapidamente che non ci sono ancora insetticidi registrati. La difesa è affidata a trattamenti serali con insetticidi registrati sulla coltura, come spinosad o spinetoram.

Deformazione di germoglio di pesco per l’attività dell’afide verde

Gli afidi restano, soprattutto per il pesco (Mizus persicae in particolare), importanti insetti chiave e c’è una certa apprensione per il ritiro da quest’anno del sulfoxaflor che era usato soprattutto nelle reinfestazioni.

Tipico fitofago “meridionale” è la mosca della frutta (Ceratitis capitata) che resta il fitofago chiave nel Sud Italia, soprattutto per le varietà a maturazione media e tardiva. Quest’anno ha infestato precocemente le albicocche e le pesche. Le sostanze attive attualmente registrate (piretroidi e acetamiprid) hanno scarsa o nulla attività larvicida, per cui le strategie di difesa sono sempre più orientate sulla cattura precoce degli adulti, nel tentativo di mantenere bassa la popolazione, e sul ricorso a trattamenti “abbattenti” solo con picchi di popolazione. Per il controllo della cidia del susino (Cydia funebrana) e del pesco (Cydia molesta) e dell’anarsia (Anarsia lineatella) la confusione sessuale è in generale molto utilizzata e, ovviamente, è tanto più efficace quanto più è applicata a livello di comprensorio. I costi e la scarsa produzione a volte scoraggiano i coltivatori all’installazione dei diffusori, con conseguente aumento dei danni. I trattamenti contro la cimice asiatica al Nord e la mosca della frutta al Sud aiutano a contenere anche i lepidotteri carpofagi. Fondamentale resta il monitoraggio con trappole e le indicazioni dei modelli previsionali.

Sintomi di infestazione di Cidia funebrana

La cecidomia (Contarinia pruniflorum) sembra essere problematica solo per l’albicocco dell’Emilia-Romagna, in particolare nelle aree collinari, dove è diventato il fitofago principale. La difesa è preventiva e sfrutta l’efficacia di insetticidi applicati in pre-fioritura come acetamiprid.

Il moscerino dei piccoli frutti (Drosophyla suzukii) è presente in tutte le regioni ma la sua dannosità è inversamente proporzionale alla latitudine. Sebbene possa infestare tutte le drupacee, è rapidamente diventato il fitofago chiave del ciliegio, sostituendo la mosca delle ciliegie (Ragholetis cerasis). In Trentino D. suzukii è particolarmente aggressivo per la sua biologia fortemente favorita dall’ambiente alpino, ma richiede interventi di controllo su ciliegio in tutte le regioni, anche nel meridione. Le reti antinsetto riducono notevolmente il problema ma sono costose e modificano il microclima del frutteto. Il controllo attivo si basa sul monitoraggio (non semplice) e su trattamenti ripetuti in fase di suscettibilità dei frutti. Molto utilizzato lo spinetoram. Da segnalare il rilascio del parassitoide Ganaspis brasiliensis avviato in diverse regioni settentrionali da qualche anno ed il recente ritrovamento in Trentino di un altro antagonista naturale (Leptopilina japonica).

Mosche delle ciliegie in accoppiamento

Tra le cocciniglie, sta aumentando l’osservazione di forti infestazioni di lecanio (Eulecanium sp.) su pesco in Piemonte e Basilicata. È probabile che questa cocciniglia sia stata sottovalutata proprio perché inusuale ed i trattamenti non siano stati fatti nella fase più suscettibile del ciclo (sgusciamento delle neanidi). Per le cocciniglie si teme che la revoca nel 2024 dello spirotetrammato, se confermata, eliminerà un prodotto che ha dimostrato buona efficacia nei programmi integrati di controllo.

Il ragnetto rosso (Tetranichus urticae) è un problema ricorrente in diverse regioni, sia a causa dell’intensificazione di trattamenti insetticidi e dell’uso di piretroidi, sia per le condizioni predisponenti delle lunghe ondate di caldo estive che deprimono l’attività dell’artropofauna utile. La revoca dell’abamectina a giugno di quest’anno lascia un vuoto nella difesa chimica delle drupacee per il momento difficilmente colmabile.

Un futuro non roseo

L’incertezza climatica e le crescenti difficoltà nella difesa fitosanitaria contribuiscono alla diminuzione delle superfici nazionali. La tropicalizzazione del clima, oltre ai danni diretti degli eventi estremi, aumenta l’aggressività di alcune avversità e l’arrivo di nuove specie aliene è un rischio sempre presente, come la cimice asiatica e la Drosophila. Le sostanze attive a disposizione sono sempre meno e con maggiori limitazioni d’uso ma, di contro, sta aumentando la disponibilità di prodotti per il biocontrollo. Ci sono, però, avversità per le quali l’unica via di difesa è quella genetica: sono noti i geni di resistenza e tolleranza al PPV agente della sharka ma in Europa le tecniche di “miglioramento genetico assistito” continuano ad essere accomunate erroneamente a quelle per gli Ogm e, per questo, vietate. Un vero peccato che, tra l’altro, ci fa perdere competitività a livello mondiale anche in quei settori, come la frutticoltura, che era e resta una delle eccellenze del made in Italy.

La difesa delle drupacee tra instabilità climatica e nuovi fitofagi emergenti - Ultima modifica: 2023-11-17T15:45:40+01:00 da K4

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