Export ortofrutticolo quale spazio fuori dall’Europa?

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La priorità è quella di coordinare le relazioni tra le istituzioni governative italiane e gli operatori più dinamici e organizzati per lavorare insieme al superamento delle barriere doganali e non tariffarie esistenti

Nel corso degli anni, il peso relativo dell’Italia nel mondo come Paese produttore di frutta si è però ridotto. All’interno dell’Ue il valore della produzione ortofrutticola nazionale si è andato erodendo a vantaggio della Spagna. Nel 2019 la Produzione Lorda Vendibile (PLV) di ortofrutta fresca (espressa in valori correnti ai prezzi di base) del Paese iberico era di oltre 3 Mld €, superiore a quello dell’Italia (25,2 contro 22,3 Mld €; dati Eurostat). In parte questa situazione si è determinata per la maggiore produzione di alcuni frutti (arance, pesche e nettarine, kiwi) in altri Paesi mediterranei comunitari (Grecia, Spagna) e, in parte, per le ricorrenti perdite di produzione causate dall’andamento climatico e per la riduzione degli investimenti in alcune specie frutticole.
I rapporti di forza fra l’Italia e gli altri Paesi mediterranei (comunitari e non) sono andati progressivamente modificandosi a vantaggio di questi ultimi. In passato, il vantaggio competitivo risiedeva fondamentalmente nella particolare vocazione climatica della nostra Penisola per la frutta. In particolare, coltivando le produzioni più comuni, l’Italia deteneva anche la leadership delle vendite nei mercati europei ed extra-europei. Nel tempo, però, la competizione si è fatta sempre più dura. In questo scenario solo i sistemi di produzione più dinamici e pronti ad adattarsi ai cambiamenti imposti dalla globalizzazione sembrano destinati a vincere nel mercato mondiale. In tal senso, è necessario avere chiare linee d’azione che sono necessarie per il rilancio della frutticoltura tricolore.

Mercato interno o export?

In generale, sta crescendo la tendenza in ciascun Paese a rifornirsi della frutta prodotta in casa propria, ma nel caso dell’Italia il progressivo invecchiamento della popolazione e la perdurante stagnazione dei consumi costituiscono una forte remora per puntare in prospettiva principalmente sul mercato interno. Seppur con sfumature diverse, la stessa situazione si verifica anche nei principali mercati dell’Ue, dove la popolazione invecchia, la concorrenza tra la frutta dei diversi Paesi mediterranei è più agguerrita e i gusti delle nuove generazioni sono meno vincolate a tipologie e modi di consumo tradizionali. Ad es., nel 2018 in Germania il consumo di banane (16,3 kg/famiglia) era superiore a quello delle più tradizionali mele (15,6 kg/famiglia) (fonte: Statista 2020).
Il rilancio della frutticoltura italiana deve passare, dunque, tramite il commercio internazionale, quello interemisferico in particolare, che diventa il modo migliore per valorizzare la produzione di qualità nostrana in Paesi distanti migliaia di chilometri. I sintomi del cambiamento delle condizioni competitive sono riscontrabili nella bilancia ortofrutticola italiana, di cui la frutta rimane il pilastro (ortaggi e legumi contribuiscono all’export per circa il 30%).

export ortofrutticoloL’analisi congiunturale dell’export di frutta, basata sul confronto tendenziale (cioè con lo stesso periodo dell’anno precedente) dei dati in valore riferiti al periodo gennaio-novembre sono negativi: le esportazioni di agrumi (-7,1%), frutta fresca (-3,6%) e secca (-1,4%) arretrano, mentre aumentano le corrispondenti importazioni (agrumi esclusi), anche a causa di un’annata deficitaria dal punto di vista della produzione. Il calo delle nostre esportazioni è sintomatico di un sistema concorrenziale che è oggi una competizione non solo tra panieri di prodotti di più Paesi o aree geografiche, ma tra il sistema di commercializzazione di quei panieri da parte degli operatori che a tali Paesi o aree geografiche appartengono. In un’ottica di maggiore internazionalizzazione del sistema Italia è dunque utile esaminare in modo disaggregato l’attuale bilancia ortofrutticola, con riguardo alle aree di destinazione finale dell’export.

Leggi l'analisi completa con i dati dell'export su
rivista di Frutticoltura n. 4/2020

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Verso l'internazionalizzazione

Se si escludono Svizzera e Norvegia, formalmente extra-comunitarie, ma di fatto integrate nell’Ue per propensione di consumo e abitudini di acquisto della frutta, si nota come vi siano alcuni Paesi dell’Africa settentrionale (Arabia Saudita, Egitto) e dell’Asia (India, Malesia) dove l’Italia, già presente con alcuni tipi di frutta, potrebbe puntare ad incrementare le proprie esportazioni ancora parzialmente bloccate da barriere non tariffarie. Per perseguire quest’obiettivo con efficacia è però necessario che il nostro Paese programmi un’adeguata strategia di internazionalizzazione.
Questo significa che il sistema Italia è chiamato a fornire anche risposte di natura produttiva e commerciale che non sono univoche, ma devono adattarsi alle peculiari caratteristiche della domanda dei mercati cui tali prodotti dovrebbero poi essere destinati. Come per molti altri comparti alimentari, il tema della propensione all’export verso Paesi extra-comunitari è centrale, per evitare che l’Italia rallenti il suo sviluppo economico, e va considerato un obiettivo strategico. In particolare, poiché gli accordi commerciali multilaterali (WTO) vanno perdendo di importanza, diventa fondamentale ampliare la platea dei Paesi potenziali importatori tramite rapporti bilaterali sempre più stretti, soprattutto con quei Paesi dove il consumo della frutta è in aumento.

Superare le barriere doganali

La priorità è dunque quella di coordinare le relazioni tra diplomazia italiana e operatori (quelli più dinamici) per lavorare insieme al superamento delle barriere doganali e non tariffarie attraverso accordi mirati. Nel prossimo futuro nuovi Paesi extra-comunitari possono diventare i target delle esportazioni nazionali di frutta.
Quest’approccio avrebbe anche il vantaggio di ripartire i rischi legati a eventi imprevisti con ricadute internazionali (come ad esempio la diffusione del Co.Vi.d. 19) su un maggiore numero di Paesi, attutendone, almeno in parte, le ricadute economiche negative sul sistema produttivo.

Export ortofrutticolo quale spazio fuori dall’Europa? - Ultima modifica: 2020-05-13T10:07:41+02:00 da Lucia Berti

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