Consumi di ortofrutta: da anni una nota dolente

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Il trend negativo è una costante nei report del settore. Riduttivo cercare le cause, meglio lavorare sulle strategie per incoraggiare il consumo, basate sulle mutevoli preferenze dei consumatori, a partire da una comunicazione più efficace tramite canali informativi appropriati

Il trend negativo dei consumi di ortofrutta è una costante nei report del settore. Le cause sono molteplici e dipendono anche dai singoli prodotti: in alcuni casi è l’offerta deficitaria che incide (vedi box in fondo), di certo la qualità variabile che caratterizza l’ortofrutta non aiuta e in alcuni casi pesa la mancanza di innovazione. Alcuni ritengono anche che siano in atto per una parte dei consumatori cambiamenti nelle abitudini alimentari, come la preferenza per proteine che vanno a limitare il consumo di frutta. A tutti questi fattori va però associato anche il significativo incremento della spesa familiare media, che spinge molte famiglie a cercare strategie di risparmio, incluso ridurre la quantità e la qualità degli acquisti alimentari. I rincari negli ultimi due anni sono stati registrati anche per l’ortofrutta, ma in questo caso ci sono due aspetti fondamentali che vanno considerati: da una parte questi rincari sono giustificati dalla poca offerta disponibile e dall’aumento dei costi di produzione e dall’altra forse non tutti siamo consapevoli che l’ortofrutta vale il 3,7% della spesa mensile famigliare, a testimonianza che l’ortofrutta non è cara.

È riduttivo pertanto cercare una singola causa per questa tendenza al calo, suggerendo invece una varietà di strategie per incoraggiare il consumo, basate sulle mutevoli preferenze dei consumatori. È necessaria una comunicazione più efficace che risponda alle esigenze dei consumatori, evitando artifici e coinvolgendo canali informativi appropriati.

I consumi di ortofrutta

Il 2023 si conclude con un bilancio negativo per i consumi di frutta e verdura fresca nell’ambito domestico delle famiglie italiane. Nel corso dell’ultimo anno, sono stati acquistati circa 5,1 milioni di tonnellate di ortofrutta, segnando un calo del -6,3% rispetto al 2022 e, confermando così, un trend di diminuzione degli acquisti nel corso degli anni.

Tuttavia, nonostante la diminuzione dei volumi, la spesa complessiva per l’ortofrutta domestica nel 2023 è stata di oltre 12,3 miliardi di euro, registrando un aumento del +3,9% rispetto all’anno precedente. Questo aumento è stato principalmente causato dall’incremento del prezzo medio di acquisto, che è salito del +11% a 2,41 €/kg rispetto ai 2,18 €/kg del 2022.

Mese dopo mese, i consumi hanno continuato a diminuire rispetto al passato, senza registrare alcun aumento rispetto ai periodi precedenti. Va però sottolineato che, nel periodo da settembre a novembre, si è osservata una frenata nella diminuzione, situazione verificatasi grazie ad un aumento dei consumi di alcune specie frutticole come mele, clementine e pompelmi, e ad un prolungamento stagionale dell’acquisto di meloni. Questa situazione favorevole per gli ortaggi è stata principalmente determinata dai volumi superiori di pomodori e peperoni rispetto al passato.

Il 2023 ha visto una significativa diminuzione del consumo di frutta in volume rispetto all’anno precedente, con una perdita superiore alle 185 mila tonnellate. I volumi totali di frutta si sono ridotti del -6,5% rispetto al 2022 e del -18% se guardiamo ai dati degli ultimi cinque anni. In termini di spesa, nonostante la diminuzione dei volumi, c’è stato un aumento del +3,2%, trainato da un incremento del prezzo medio del +10,3%.

Alla diminuzione degli acquisti di frutta anche se abbastanza generalizzata nell’ambito delle diverse specie, nel 2023 fanno eccezione alcune specie: mele, banane, pesche, nettarine, mandarini, avocado e frutti di bosco.

Per quanto riguarda gli ortaggi, la situazione non è migliore: nel corso dell’ultimo anno, sono stati acquistati complessivamente 2,43 milioni di tonnellate, registrando una diminuzione del -6,2% rispetto al 2022 e del -15,1% rispetto al 2019. Anche qui, l’incremento del prezzo medio è stato significativo, con un aumento del +11,6% rispetto all’anno precedente.

Rispetto a quanto visto per la frutta, nell’ambito delle verdure sono solamente due le specie che aumentano di volume acquistato rispetto allo scorso anno: è il caso delle zucchine e dei cetrioli, le restanti specie sono accompagnate da variazioni negative, dalle specie più importanti a quelle da poche migliaia di tonnellate

In termini di consumo domestico, ogni famiglia ha acquistato mediamente 107 kg di frutta e 96 kg di ortaggi nel corso del 2023, investendo mediamente circa 245 € per la frutta e 246 € per gli ortaggi, corrispondenti a un investimento giornaliero di circa 1,34 € per la frutta e di 1,33 € per gli ortaggi.

La riduzione dei consumi di ortofrutta ha interessato l’intero territorio italiano, con una diminuzione dei volumi registrata in tutte le macro aree rispetto al 2022. Il Nord Ovest, con quasi 1,6 milioni di tonnellate, rappresenta il principale comprensorio per l’acquisto di ortofrutta, con una diminuzione del -7% rispetto all’anno precedente. Nel Nord Est, le quantità acquistate sono le più basse in Italia, situazione aggravata dall’ulteriore contrazione del -6% rispetto al 2022. Il Centro e la Sardegna rappresentano il 26% delle quantità totali, con una diminuzione del -5% rispetto all’anno precedente. Infine, il Sud e la Sicilia, con il 22% delle quote nazionali, hanno registrato una diminuzione del -7% rispetto al 2022 e del -27% rispetto ai dati degli ultimi cinque anni.

Gli attori della distribuzione

Nel panorama dell’acquisto di prodotti ortofrutticoli freschi per il consumo domestico, la grande distribuzione si conferma come attore dominante. I punti vendita come ipermercati, supermercati, discount e superette rappresentano il 78% delle quantità totali, con una prevista crescita della loro quota di mercato nel prossimo futuro. Nonostante la sua predominanza, la grande distribuzione ha sperimentato un calo del -3% rispetto all’anno precedente, raggiungendo circa 4 milioni di tonnellate di acquisti totali nel 2023. Nel dettaglio, i supermercati rappresentano il principale canale di approvvigionamento, con il 46% delle quote e un volume di 2,31 milioni di tonnellate (-2% rispetto al 2022), seguiti dai discount (20% delle quote) con un milione di tonnellate (-1%). Gli ipermercati, al 10% delle quote totali, hanno registrato un calo del -9%, mentre le superette rappresentano il 2% con 100 mila tonnellate (-15%).

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I canali tradizionali, i mercati ambulanti e i fruttivendoli hanno evidenziato una diminuzione delle loro quote di mercato rispettivamente del -20% e del -12%, con volumi totali di 424 mila e 523 mila tonnellate. A lungo termine, confrontando i dati degli ultimi cinque anni, si osserva un calo significativo, del -61% per i mercati ambulanti e del -50% per i fruttivendoli.

Consumi di ortofrutta bio e confezionata

Un dato interessante è che negli ultimi tre anni, l’ortofrutta confezionata ha mantenuto una certa stabilità, con un totale di circa 1,88 milioni di tonnellate acquistate. Questo è un risultato significativo considerando il declino generale già indicato degli acquisti nel settore, l’ortofrutta confezionata ora rappresenta il 37% del totale dei volumi, guadagnando quote rispetto al passato. D’altra parte, la frutta e la verdura sfusa hanno continuato a perdere terreno, passando dal 74% nel 2019 al 63% attuale. Nel 2023, gli acquisti di ortofrutta sfusa sono stati pari a 3,22 milioni di tonnellate, registrando un calo del -10% rispetto all’anno precedente e del -29% rispetto ai dati di cinque anni fa.

Infine, trattiamo il tema dell’ortofrutta biologica: in Italia si attesta al 5,7% del totale dei volumi. Questa percentuale è dominata principalmente dalla frutta, rappresentando l’89%, mentre gli ortaggi contribuiscono solo all’11%. Tuttavia, mentre i volumi di frutta biologica sono diminuiti costantemente dal 2019 (-20%), gli ortaggi biologici hanno registrato una lenta ma costante crescita, con un aumento del +10% in cinque anni.


Offerta di ortofrutta deficitaria

Le produzioni di ortofrutta italiana nel corso del 2023 sono scese appena sopra i 23 milioni di tonnellate, pari solo al -1% sul 2022 ma comunque il volume più basso dello storico recente (Istat). L’offerta della scorsa stagione si pone infatti al di sotto di 3 punti percentuali rispetto al raccolto medio ottenuto tra il 2019-21, peraltro penalizzato in alcune annualità e dunque sotto il potenziale produttivo. Fino a non troppi anni fa la produzione ortofrutticola italiana rimaneva stabilmente sopra il 24 milioni di tonnellate e, in determinate annate, sfiorava i 25 milioni di prodotto raccolto, mostrando alcune oscillazioni imputabili anche alle normali congiunture annuali.

 

Solo in parte il calo descritto precedentemente è imputabile alle superfici, che denotano negli anni solo un lievissimo declino per effetto di compensazioni tra le diverse specie. Le superfici 2023 ammontano, nel complesso delle ortofrutticole, a 1,21 milioni di ettari +1% sul 2022 e solamente -3% rispetto al periodo 2019-21. La parte più consistente dell’offerta produttiva italiana è rappresentata dalle specie vegetali, la cui produzione nel biennio 2022-2023 è lievemente scesa a circa 14,1/14,5 milioni di tonnellate denotando nel complesso una certa stabilità rispetto ad anni addietro, quando al massimo rappresentava circa 15 milioni di tonnellate. Più evidente è la contrazione del volume disponibile delle specie frutticole che, nel corso del 2023 ha toccato 8,5 milioni di tonnellate, un quantitativo simile al deficitario 2021 e -8% sul 2022, un livello naturalmente sotto media recente e in misura ancor maggiore se paragonato a non troppe stagioni fa quando, l’aggregato valeva quasi 10 milioni di tonnellate (rispetto al 2023 dunque perso oltre il 10% dell’offerta).

Tra le specie orticole coltivate in campo aperto si notano andamenti differenziati con luci e ombre: il pomodoro da trasformazione e le patate, che insieme rappresentano circa il 50% del volume, segnano una progressiva riduzione (per le patate evidente per problemi fitosanitari in particolare nel 2023); scendono anche carote, cipolle, cavolfiore, fagioli e fagiolini. I legumi secchi che erano stati in ascesa fino al 2020 sono rapidamente diminuiti negli anni successivi. Stabili il pomodoro da consumo fresco, finocchio, carciofo e lattuga. In aumento l’offerta di cocomero, melone e zucchine. Più positiva, in genere, l’evoluzione della produzione delle orticole in serra con diverse specie in espansione, tra le più rilevanti si distinguono ancora una volta pomodori, zucchine, cocomeri e lattuga ma i tassi di crescita più elevati sono per altre specie a foglia, ma con quantitativi più contenuti.

L’aggregato frutta denota un netto calo per alcune specie di frutta fresca a cui in parte vanno a controbilanciare le maggiori disponibilità di frutta a guscio (con la sola eccezione negativa delle nocciole) e di agrumi. Nel corso del 2023 l’uva da tavola, che aveva mostrato una certa stabilità negli anni, è scesa notevolmente come quantitativi a causa di un’annata negativa.

Da molti anni o più recentemente sono significative e particolarmente impattanti diminuzioni, legate a riconosciute o nuove avversità, al cambiamento climatico, eventi meteorologici sempre più estremi, referenze come pere, kiwi, pesco e susino. Quasi costante l’offerta di mele e kaki. Segni positivi per arance, tra le specie di maggior peso sul comparto nazionale mentre, con quantitativi più marginali si sono espansi negli anni recenti i piccoli frutti e il melograno.

In tema commercio estero, il calo produttivo comporta una contrazione dei volumi di export dell’ortofrutta italiana e un parallelo incremento dell’import che recentemente hanno trasformato l’Italia in un Paese importatore, essendo divenuto negativo il saldo commerciale. I flussi destinati ai mercati oltreconfine, nel corso del 2023, hanno riguardato infatti circa 3,5 milioni di tonnellate a fronte di importazioni che sfiorano i 4 milioni di tonnellate. Dunque, solo il 15% del volume prodotto e raccolto è venduto fuori Italia. La quota maggioritaria del prodotto dai campi italiani viene pertanto commercializzato o trasformato in ambito nazionale. Perciò è importante analizzare l’andamento dei consumi sul mercato interno, talvolta influenzato dalla maggiore o minore disponibilità produttiva.

Consumi di ortofrutta: da anni una nota dolente - Ultima modifica: 2024-04-29T09:51:27+02:00 da Redazione Frutticoltura

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