Pere, produzione in crisi tra maculatura e danni da freddo

Il gelo di fine marzo/inizio aprile ha creato grossi problemi qualitativi di cinghiatura e rugginosità e lo sviluppo dei frutti, che fino a qualche mese fa sembrava buono, oggi risulta ostacolato dalle elevate temperature. Ma sono soprattutto i frequenti attacchi di maculatura bruna che stanno mettendo a rischio gran parte della produzione di pere

Il disastroso 2019, che ha visto le pere colpite da numerose problematiche, a partire da quelle strutturali legate al calo dei nuovi impianti fino a quelle climatiche e sanitarie, ha lasciato in eredità la necessità di trovare soluzioni per superare le criticità e frenare la discesa che si prospetta per il settore. Situazione che anche per quest'anno risulta preoccupante, soprattutto alla luce dei danni alla produzione che cimice, maculatura e cinghiatura da freddo stanno causando.

pere
Gianni Amidei

Fortissima preoccupazione è stata espressa da Gianni Amidei, presidente dell’OI Pera: «La produzione totale molto probabilmente è quella stimata in fase di previsione, ma molte, troppe avversità stanno creando problemi qualitativi soprattutto sull'Abate Fetel, da indurre a ritenere che il prodotto di buona qualità sarà anche quest’anno molto contenuto. Il gelo di fine marzo/inizio aprile ha creato grossi problemi qualitativi di cinghiatura e rugginosità, lo sviluppo dei frutti, che fino a qualche mese fa sembrava buono, oggi risulta ostacolato dalle elevate temperature, ma sono soprattutto i frequenti ed enormi attacchi di maculatura bruna che stanno mettendo a rischio gran parte della produzione, elevandone peraltro i costi di produzione».

Cinghiatura da freddo

L'appoggio della Regione

«Oltre alle problematiche legate alla cimice asiatica, è emerso anche il danno da Maculatura bruna che, a raccolta appena iniziata, ha già mostrato danni particolarmente gravi nelle province di Ferrara e Modena e, seppur in misura inferiore, a Bologna e Ravenna. Servono iniziative da mettere in campo urgentemente - commenta l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi - un’azione di eradicazione dell’inoculo ancora più estesa nelle zone più colpite e la difesa in sede europea delle molecole necessarie per il controllo della malattia in attesa che si possa avere più conoscenza sugli elementi scatenanti di questo anomalo sviluppo di marciumi nelle fasi precedenti la raccolta. Come Regione intendiamo sostenere in tutti i modi gli agricoltori colpiti, trovando al più presto le soluzioni al problema e investendo sulla ricerca. A tal proposito abbiamo già contattato il ministero per le Politiche agricole e convocato il tavolo tecnico con le Organizzazioni di produttori per un confronto sullo stato della frutticoltura: c’è bisogno che le istituzioni regionali e nazionali lavorino in sinergia per proporre soluzioni condivise anche in sede di Unione Europea. Abbiamo bisogno di rilanciare la frutticoltura regionale, a partire da prodotti come le pere, dove siamo leader di mercato».

L'appello delle associazioni: deroga all’utilizzo di alcune sostanze

Ma mentre i problemi aumentano, le armi con cui i produttori possono difendersi diminuiscono.

«Ormai da anni – dichiara Amidei - a fronte di sempre maggiori problemi fitosanitari, dovuti anche ai cambiamenti climatici e a nuovi organismi nocivi, è in atto una diminuzione costante della disponibilità di molecole autorizzate ed efficaci.  Senza le necessarie e valide alternative è indispensabile richiedere la deroga all’utilizzo di alcune di queste sostanze e come OI Pera ci impegneremo a presentare le richieste alle Istituzioni preposte, affinché l’iter si svolga nei tempi più rapidi possibili. Parallelamente è necessario ottenere supporti economici per tutti coloro che in questo importante e criticissimo momento stanno subendo forti danni, snellendo la burocrazia e soprattutto legando la concessione dell’aiuto ad un danno certo e facilmente quantificabile».

maculatura bruna
Le infezioni causate da S. vesicarium nella zona calicina del frutto possono dare origine a estese marcescenze che si approfondiscono a cuneo nella polpa verso la loggia seminale quando il frutto inizia la sua fase di maturazione

Anche Albano Bergami e Marcello Bonvicini di Confagricoltura Emilia-Romagna lanciano lo stesso appello:«La malattia non è una novità per i nostri produttori e può danneggiare anche altre varietà oltre all'Abate, quali Conference, Decana o Kaiser, però le molecole essenziali per la difesa da questa fitopatia sono state recentemente bandite dalla Ue e quelle ammesse, di ultima generazione ma esclusivamente “monosito” potrebbero aver generato resistenze attraverso la selezione di nuovi ceppi. Non bisogna vietare l’utilizzo di molecole indispensabili per la difesa fitosanitaria delle piante senza aver prima individuato soluzioni alternative efficaci. Chiediamo lo stato di calamità per queste fitopatie, che per la prima volta si sono manifestate in modo così aggressivo e che incideranno sul bilancio annuale di migliaia di aziende emiliano-romagnole, già a rischio chiusura per l’aggravarsi della crisi di settore, con inevitabili ricadute economiche e occupazionali per la nostra regione».

Situazione analoga anche in Lombardia

Dopo aver fatto danni in Emilia-Romagna e Veneto,colpendo la produzione di pere anche in provincia di Mantova, con danni stimati fino all’80% della produzione. «La situazione ci preoccupa – spiega Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – soprattutto perché da qualche anno sono stati messi al bando dalla Ue i prodotti fitosanitari efficaci per contrastare tale fitopatia, senza però aver prima individuato alternative efficaci. I nostri produttori dunque si sono trovati di colpo indifesi, ed ecco che la malattia è prepotentemente tornata alla carica. Senza dimenticare l’emergenza cimice asiatica, in parte attenuatasi ma di certo non scomparsa, che si aggiunge ai nemici contro i quali i nostri associati devono combattere quotidianamente».


Le stime produttive per il 2020

Secondo i dati dell'OI Pera, il dato nazionale, influenzato naturalmente da quello dell’Emilia-Romagna e da una situazione molto simile anche nelle altre aree più vocate, si pone su circa 642.000 tonnellate, inferiore del 12% rispetto alla media del quadriennio 2015-2018, raggiungendo il minimo degli ultimi 10 anni (sempre escludendo il 2019).

In Emilia-Romagna con una produzione stimata di circa 424.000 tonnellate, i quantitativi si pongono inferiori del 14% alla media 2015-2018 ed è necessario ritornare al lontano 2012 per ritrovare volumi simili.

Il gelo di fine marzo ed inizio aprile sembra aver creato qualche problema nelle varietà più precoci, come la Carmen e Santa Maria, nonostante un incremento delle superfici. William B.C. è stimata in regione pari a -15% sulla media 2015-2018, con volumi sui livelli minimi (ad esclusione del 2019).

Abate Fetel, dopo la scarsissima produzione dell’anno scorso, si porta quest’anno a circa 221.000 tonnellate, l’11% in meno rispetto alla media del quadriennio considerato.

Per Conference, Kaiser e Decana si registra anche quest’anno una perdita importante di superfici, in particolare per Conference, in linea con gli andamenti degli anni precedenti e che portano la produzione nettamente al di sotto alla media 2015-2018: si va da oltre il -30% per Conference, al -18% per Kaiser, passando per il -25% per Decana.


I dati del 2019

Nel 2019, la perdita oggettiva nel solo comparto pere nel Nord Italia, secondo i dati presentati dal Cso Italy all’ultimo World Pear Forum, è stata di 267,5 milioni di euro, con una produzione a consuntivo inferiore alle 245mila tonnellate. Ai danni diretti alla produzione (problemi fitosanitari, ridotta allegagione e marcata cascola) si è poi aggiunto il calo delle superfici produttive, che solo per l’Emilia-Romagna è pari al – 31% negli ultimi 20 anni, con un potenziale produttivo inferiore di 7.800 ha. Una flessione dovuta all’aumento del tasso annuale di abbattimento (12%) e da minori rinnovi annuali (4%).

Trend della produzione

Fonte: elaborazioni Cso Italy

Numeri che, facendo una proiezione al 2022 per la sola Regione Emilia-Romagna, da dove proviene il 70% della produzione di pere made in Italy, prefigurano un calo del 10% rispetto al dato attuale, passando dai 16.355 ha del 2019 a 14.663 del 2022. (-18% per le Abate, -19% per le Conference, - 3% per Kaiser e -22% per le Decana).

Le proiezioni delle superfici produttive al 2022

pere
Fonte: elaborazioni Cso Italy

 

Pere, produzione in crisi tra maculatura e danni da freddo - Ultima modifica: 2020-08-28T16:52:09+02:00 da Sara Vitali

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