Nonostante la diffusione del virus della tristezza (CTV) e il perdurare della presenza dell’aggressivo patogeno Plenodomus tracheiphilus, agente del malsecco del limone, l’agrumicoltura italiana continua ad avere un ruolo di primo piano nelle regioni meridionali del nostro Paese, ove riveste importanza non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale ed ambientale. Nei difficili anni successivi alla diffusione del CTV è stato decisivo il contributo del miglioramento genetico che ha messo a disposizione degli agrumicoltori una ampia gamma di innovazioni sia nel settore dei portinnesti che varietali.
Purtroppo, però, in assenza di un piano organico di riconversione, la fase di prima diffusione e di validazione delle innovazioni ha dovuto fare affidamento sulla volontà dei singoli imprenditori o di loro associazioni determinando in alcuni casi scelte che hanno portato al mancato riscontro delle aspettative rispetto a talune innovazioni e/o al loro rapido abbandono dopo una fase di iniziale entusiasmo.
Le innovazioni genetiche guidano la nuova agrumicoltura
Ciò nonostante, le innovazioni genetiche guideranno l’evoluzione della nuova agrumicoltura facendo affidamento a varietà, per arancio e per mandarini e mandarino-simili, in grado di coprire un calendario di maturazione assai ampio e di distinguersi per specifici tratti di interesse (pigmentazione e assenza di semi). Diverso il discorso per il limone, per il quale qualsiasi innovazione deve passare attraverso le “forche caudine” della valutazione della tolleranza al malsecco. A tale proposito, un impulso decisivo è atteso a seguito dell’imminente rilascio del genoma del limone, per l’identificazione dei meccanismi di resistenza coinvolti.
Un approfondimento a parte merita il settore dei portinnesti, derivati da incroci con il Poncirus, ai quali si può fare affidamento per consentire di superare il problema del CTV. Occorre, però, che il settore vivaistico adegui i propri schemi alle mutate esigenze (come peraltro sta già accadendo), garantendo l’assoluta sanità del materiale rispetto alla problematica dei viroidi.
Per far fronte all’esigenza di ridurre i tempi necessari all’ottenimento ed alla validazione delle innovazioni genetiche, non possiamo che guardare con favore alle procedure di “fast track” recentemente adottate dal CREA che prevedono un coinvolgimento sin dalle prime fasi della valutazione delle OP.
Attenzione rivolta alle New breeding Techniques
Va segnalato, inoltre, come i recenti progressi nel campo della genomica, sfruttando le nuove conoscenze sulla struttura e il funzionamento dei genomi vegetali, consentono di determinare specifiche mutazioni in predefinite sequenze geniche contribuendo a rendere il miglioramento genetico sempre più efficiente. In questo scenario, particolare attenzione è rivolta a quelle tecniche conosciute come New Breeding Techniques - NBT, e recentemente ribattezzate dalla Società Italiana di Genetica Agraria, come Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), proprio per sottolineare che esse opererebbero nella stessa direzione dell’evoluzione, determinando mutazioni o ibridazioni identiche a quelle che le varietà potrebbero comunque subire naturalmente in tempi e spazi non noti.
È infine sempre al breeding (ed in particolare al genome editing) che guarda con estremo interesse tutta la comunità scientifica per fronteggiare alcune gravissime malattie che, sebbene non presenti in Italia, hanno già devastato l’agrumicoltura mondiale: il citrus canker e il greening. Per il primo, il genome editing si è già dimostrato efficace ed ha consentito di ottenere varietà di arancio dolce resistenti. Con riferimento al greening e per cercare di prevenire la diffusione della malattia in Europa, è stato finanziato un progetto H2020 che coinvolge 24 centri di ricerca (tra cui l’Università di Catania e il CREA).
Si guardi alle nuove tecnologie con una nuova sensibilità
L’auspicio più importante è che all’avanzamento delle conoscenze della ricerca si affianchi una sensibilità diversa nei confronti di queste tecniche di breeding che possa consentire di applicarle anche in Europa per sviluppare materiali genetici che mantengano le caratteristiche di pregio di cultivar di qualità e che siano idonei per le esigenze dell’agrumicoltura italiana.