La primavera 2021 è stata caratterizzata da avversità meteorologiche di particolare rilievo ed estensione (gelate, lunghi periodi di basse temperature, vento forte) che hanno determinato il sostanziale azzeramento o la forte riduzione delle rese dei principali mieli primaverili (in particolare agrumi al Sud e acacia al Nord). Il successivo innalzamento delle temperature ha favorito i flussi di nettare delle fioriture di inizio estate come coriandolo, tiglio e castagno, consentendo alle api di ricostituire le scorte di miele nei nidi e agli apicoltori di ottenere qualche modesto raccolto. Tuttavia lo stress nutrizionale che le famiglie di api hanno subito nei mesi precedenti, nonostante i cospicui ed onerosi interventi di nutrizione di soccorso operati dagli apicoltori, è stato tale da debilitare un numero elevato di alveari, compromettendone le capacità produttive e abbassando notevolmente le medie produttive aziendali.
Nonostante il generale miglioramento, la prolungata siccità su gran parte del territorio nazionale e il caldo, particolarmente torrido al Sud, hanno compromesso anche le produzioni estive e reso necessario intervenire nuovamente con la nutrizione di soccorso in molti areali. Un quadro piuttosto drammatico, con il rischio diffuso di perdita di patrimonio apistico e di aziende, che affrontano l’ennesima annata negativa. È quanto emerge dal Report di Prime Valutazioni dell’Andamento delle Produzioni e del Mercato, elaborato sulla base dei dati raccolti dalla rete di rilevazione dell’Osservatorio Nazionale Miele nei primi 8 mesi del 2021 e presentato a Castel San Pietro Terme durante le Manifestazioni Apistiche del 17-19 settembre.
Se a questa situazione si sommano le perdite subite dagli apicoltori a causa di morie e spopolamenti causati dalla prolungata siccità, dall'ondata di calore che ha colpito in particolare la Sicilia e dal scorretto impiego dei fitofarmaci, il quadro diventa ancor più drammatico. Ma cosa possono fare gli agricoltori per contribuire al miglioramento di questa situazione? Sicuramente non possono intervenire direttamente sugli effetti del cambiamento climatico, ma possono indubbiamente dare il loro contributo in altri modi, vediamo quali.
Ridurre gli avvelenamenti da fitofarmaci
Per quanto riguarda questo problema il Tavolo tecnico previsto dall’Intesa nazionale per le buone pratiche agricole e la salvaguardia degli impollinatori nei settori sementiero e ortofrutticolo, coordinato dall’Osservatorio Nazionale Miele, a cui aderiscono gran parte delle organizzazioni agricole, tutte le organizzazioni apistiche ed altri protagonisti della filiera (cooperative, contoterzisti, industria sementiera, commercianti di fitofarmaci e veterinari che si occupano di apicoltura), in considerazione che uno degli impegni presi con l’Intesa era "definire, condividere e promuovere l’applicazione delle migliori pratiche agricole in grado di tutelare l’attività apistica, sementiera ed ortofrutticola, al fine di promuovere una produzione agricola sostenibile che salvaguardi la biodiversità", si è messo al lavoro e come primo atto ha predisposto le “Linee guida per la salvaguardia degli impollinatori” nella convinzione che questo fosse un passo importante, sia per il mondo agricolo sia per quello apistico, come attori di un'unica missione: produrre prodotti agricoli in un ambiente sostenibile.
Il documento spiega con pochi e concisi passaggi perché le api sono importanti, cosa fare o non fare per salvaguardarle, unitamente agli altri insetti pronubi, cosa fare per rendere l'ambiente più ospitale per gli insetti pronubi, cosa dicono le norme a proposito della salvaguardia delle api e degli insetti impollinatori, cosa fare per rendere maggiormente efficace l'impollinazione delle piante di interesse agrario.
Le linee guida si aprono con queste parole d'ordine: Le api sono fondamentali in agricoltura e costituiscono un importante indicatore di qualità dell’ambiente. È dovere di tutti proteggerle, evitando pratiche che possano pregiudicarne la sopravvivenza.
A completamento di questo percorso, recentemente sono state predisposte le "Tabelle sulla tossicità delle sostanze attive impiegate in agricoltura nei confronti delle api", grazie alla ricerca bibliografica svolta da Lucia Lenzi, che opera nell’équipe diretta da Fabio Sgolastra e da Claudio Porrini, presso il Distal dell’Università di Bologna.
L’opuscolo riporta una tabella con la tossicità delle diverse sostanze attive autorizzate per l'impiego in agricoltura nei confronti delle api, sia allevate sia selvatiche. Si tratta di un fatto molto importante per più ragioni:
- in primo luogo costituisce un documento prezioso per promuovere le buone pratiche agricole attraverso uno strumento assolutamente nuovo e di facile fruibilità, che indica per ogni sostanza attiva il livello di tossicità nei confronti delle api semplicemente attraverso un colore (rosso = tossicità alta, giallo = tossicità media, verde = tossicità bassa);
- in secondo luogo, per la prima volta, in una seconda tabella presente nell'opuscolo, vengono elencate le sostanze attive per le quali sono stati dimostrati effetti sub-letali nei confronti delle api, a volte ben più gravi di quelli dovuti alla tossicità acuta;
- infine, va sottolineato che il documento è stato approvato dall’Intesa, che comprende apicoltori e agricoltori e altri protagonisti della filiera coinvolta.
Come interpretare la tabella sulla tossicità
I prodotti fitosanitari sono utili in agricoltura per controllare alcune infestazioni ma possono avere degli effetti secondari sugli organismi non target, come gli impollinatori, e per questo motivo il loro utilizzo deve essere effettuato in modo da limitare i danni a questi organismi.
La tabella nasce dalla necessità di spiegare l’impatto che hanno questi prodotti sui principali insetti pronubi, in particolare Apis mellifera, Bombus terrestris e Osmia spp., che sono essenziali impollinatori di molte piante coltivate e spontanee. La tossicità si può verificare tramite contatto o ingestione e a seconda della via di esposizione può avere effetti diversi; infatti, può capitare che una stessa sostanza risulti poco tossica tramite contatto ed altamente tossica per ingestione come nel caso del flupyradifurone.
Allo stesso tempo, un prodotto può risultare tossico per le api da miele ma non per i bombi o per le osmie e viceversa, per questo motivo i fitofarmaci vanno utilizzati con parsimonia e seguendo dei criteri ben precisi. Generalmente, la tossicità di una sostanza viene definita sulla base della sua DL50, ossia la quantità in grado di provocare la morte del 50% degli organismi esposti, ma questo dato non è sempre indicativo della reale tossicità di un prodotto in quanto molti fitofarmaci non causano mortalità ma alterano profondamente il comportamento e la fisiologia degli insetti pronubi.
Questi effetti vengono definiti “subletali” e sul lungo periodo possono compromettere la vita delle api, sia a livello individuale sia a livello della colonia; tali effetti sono stati riportati nella seconda tabella, che diventa quindi uno strumento aggiuntivo nella valutazione di un prodotto. Risulta, infatti, che diversi prodotti considerati “non tossici” sulla base della DL50 causino in realtà alterazioni nel comportamento e/o nella fisiologia delle api, come nel caso del boscalid (fungicida) e del methoxyfenozide (insetticida). Al fini di non arrecare danno alle api bisogna quindi acquisire consapevolezza sul prodotto che si vuole utilizzare e seguire le linee guida per la salvaguardia degli insetti impollinatori, che comprendono le indicazioni della Legge 24 dicembre 2004, n.313 e del Decreto Legislativo 150/2012.
Intendiamoci, non si tratta di criminalizzare l'agricoltore perché impiega sostanze tossiche per le api, tutt'altro, l'intento è stato quello di fornirgli uno strumento per poter operare nel rispetto, per quanto possibile, dei pronubi. Per esempio, quando per trattare un determinato organismo nocivo si hanno a disposizione più sostanze attive, conoscendo la loro tossicità nei confronti dei pronubi, l'agricoltore può optare per quelle meno tossiche.
Ma anche quando, per scelta o necessità, impiega sostanze particolarmente tossiche nei confronti dei pronubi, essendone consapevole, mettendo in atto le precauzioni del caso, indicate a grandi linee nell'opuscolo e più in dettaglio nelle linee guida per la salvaguardia degli impollinatori, sarà certo di non causare danni significativi alle api e agli altri insetti impollinatori.
Aumentare il pascolo a disposizione delle api
Per quanto riguarda la possibilità di aumentare il pascolo a disposizione delle api si tratta sicuramente di un obiettivo a medio/lungo periodo. A questo proposito il Tavolo dell'Intesa, sulla base di quanto previsto dalla nuova PAC, ha proposto al Mipaaf di adottare un "Eco-schema salvaguardia impollinatori" nel quale si propone di
"Coltivare ogni anno, fino al completo ciclo di fioritura della pianta, almeno una coltura di interesse per gli impollinatori, nettarifera e/o pollinifera, scelta fra quelle individuate in un apposito elenco, per almeno il 10% della SAU", inoltre si propone di "Inserire infrastrutture ecologiche in almeno il 7% della SAU: siepi, stagni, aiuole, strisce di fiori con essenze nettarifere e pollinifere (individuate in un apposito elenco".
La proposta di eco-schema non si limita all'obiettivo di aumentare il pascolo a disposizione delle api, ma propone anche di premiare quegli agricoltori che si rendono disponibili ad ospitare alveari nella propria azienda, ad effettuare i trattamenti fitosanitari con insetticidi e acaricidi dopo il tramonto e, su colture in fioritura, adottare tale modalità per tutte le tipologie di trattamenti fitosanitari, registrare sul quaderno di campagna entro 7 giorni i trattamenti effettuati e il relativo orario di inizio, non applicare fitofarmaci molto persistenti (DT >15 giorni) individuati in un apposito elenco (vedi eco-schema riportato in figura).
Eco-schema salvaguardia impollinatori proposto al Mipaaf dal Tavolo tecnico dell'Intesa Apicoltura/Agricoltura, sulla base di quanto previsto dalla nuova Pac | |
RAZIONALE | Coltivare ogni anno, fino al completo ciclo di fioritura della pianta, almeno una coltura di interesse per gli impollinatori, nettarifera e/o pollinifera, scelta fra quelle individuate in un apposito elenco, per almeno il 10% della SAU (in presenza di colture perenni la coltura di interesse per gli impollinatori può essere piantata tra i filari della specie in produzione); |
inserire infrastrutture ecologiche in almeno il 7% della SAU: siepi, stagni, aiuole, strisce di fiori con essenze nettarifere e pollinifere (individuate in un apposito elenco); | |
ospitare permanentemente sulla SAU almeno 20 alveari; | |
effettuare i trattamenti fitosanitari con insetticidi e acaricidi dopo il tramonto e, su colture in fioritura, adottare tale modalità per tutte le tipologie di trattamenti fitosanitari; | |
registrare sul quaderno di campagna entro 7 giorni i trattamenti effettuati e il relativo orario di inizio; | |
non applicare fitofarmaci molto persistenti (DT >15 giorni) individuati in un apposito elenco. | |
OBIETTIVO STRATEGICO | Tutela degli impollinatori, della biodiversità e del paesaggio |
LEGAME CON ESIGENZE | OS.6 2.8: Favorire la conservazione della biodiversità naturale; |
OS6 2.7 | |
ELEMENTI CONDIZIONALITA’ | BCAA 9: Percentuale minima della superficie agricola destinata a elementi o zone non produttive |
CGO 13 Utilizzo sostenibile dei pesticidi. | |
RM Fit. Requisiti minimi relativi all'uso dei prodotti fitosanitari. | |
STRUMENTO CONTROLLO | Monitoring con dati Sentinel. Possibile integrazione dei controlli con foto georiferite (Geotag). |
Utilizzo BDA (Banca dati apistici). | |
Impiego quaderno di campagna elettronico. | |
TARGET | 2 Mha |
VARIANTI DA APPROFONDIRE | • Premio maggiorato in aree N.2000 |
• Premio maggiorato in aree svantaggiate e montane | |
• Premio maggiorato in aree ad agricoltura intensiva. |
Oltre all'eco-schema impollinatori, è stato proposto di inserire alcuni dei punti in esso contenuti anche in altri eco-schemi con finalità analoghe. Attualmente le proposte sono al vaglio del Ministero e non se ne conosce ancora la conclusione. Non c'è dubbio che si tratti di iniziative della massima importanza, in quanto si tratta di documenti condivisi da categorie (agricoltori, sementieri, frutticoltori, contoterzisti, commercianti di fitofarmaci, apicoltori e veterinari) che pur appartenendo quasi tutti al comparto agricolo, si sono spesso considerate come "controparti".
Mettendosi a confronto, si sono rese conto che gli interessi e gli obiettivi sono comuni e non divergenti. Rispettare le api non significa solo non arrecare danni al settore apistico, ma significa salvaguardare la loro azione pronuba, sia nei confronti delle piante agrarie, incrementandone le produzioni quantitativamente e qualitativamente, sia nei confronti delle piante spontanee, così importanti per la biodiversità, la difesa del suolo e più in generale dell'ambiente in cui viviamo.