Alluvione: da rivedere le conoscenze sui suoli e la risposta dei frutteti

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L'alluvione ha evidenziato la necessità di comprendere meglio l’effetto della sommersione e deposizione sui suoli e sulle colture arboree perché le piante e i suoli hanno manifestato situazioni e/o risposte non riscontrabili in bibliografia. Del resto l’ovvietà del cambiamento climatico in corso impone una riflessione e la rivalutazione delle strategie di gestione rafforzando il coinvolgimento e l’interscambio di pareri tra operatori, istituzioni locali, enti del mondo produttivo e della ricerca

È passato un anno dall’alluvione, l'eccezionale evento meteorico che in Emilia-Romagna, per intensità e fenomeni provocati, non trova riscontro nella storia degli ultimi 100 anni: attivazione di innumerevoli frane nella collina e montagna, allagamenti uniti a depositi alluvionali in estese zone della pianura romagnola, oltre 44 comuni colpiti, 23 fiumi esondati, oltre il 40% di superficie ortofrutticola regionale interessata (circa 80.000 ha).

Tramite sopralluoghi e confronti in campo sono state riconosciute diverse situazioni colpite dall’alluvione e si è evidenziata la necessità di comprendere meglio l’effetto della sommersione e deposizione sui suoli e sulle colture arboree perché le piante e i suoli hanno manifestato situazioni e/o risposte non riscontrabili in bibliografia.

Ad esempio, è emerso dai rilievi pedologici eseguiti subito dopo il ritiro delle acque, che il suolo originario al di sotto del fango bagnato non si presentava saturo e non evidenziava tracce di ristagno, cosi come diversi sensori multilivello hanno rilevato che durante l’evento piovoso l’acqua si è infiltrata ed è percolata in profondità immediatamente al termine delle piogge. Tutto ciò è risultato allineato alla risposta vegeto-produttiva positiva delle piante arboree anche nelle situazioni che hanno subito prolungate sommersioni (fino a 20 giorni); le piante non sono morte, hanno ripreso a vegetare anche nei rami sommersi che avevano perso le foglie. Inoltre, nel periodo successivo all’alluvione le piante hanno manifestato segnali tipici di carenza d’acqua e non da eccesso.

I danni più importanti si sono manifestati in prossimità delle rotte dei corsi d’acqua dove la forza della corrente ha sradicato interi impianti arborei apportando importanti spessori di depositi alluvionali comprendenti spesso detriti e materiali grossolani. Il gruppo di lavoro ha condiviso l’importanza di monitorare la risposta delle piante arboree e del suolo riconoscendo che il danno non fosse circoscrivibile esclusivamente al mancato raccolto e ai problemi di produzione dell’annata agraria 2023; pertanto, si è preso l’impegno di mantenere sotto osservazione la situazione e di favorire un confronto sulle tecniche straordinarie che le aziende sono e saranno tenute a sostenere per i prossimi anni per ripristinare e rigenerare le funzionalità chimico-fisiche e biologiche dei suoli alluvionati.

Nell’ambito di un progetto di cui al Psr 2014-20 della Regione Emilia-Romagna è stato avviato il monitoraggio del suolo e della ripresa vegeto-produttiva delle piante in un pereto coinvolto da un allagamento durato circa 7 giorni e interessato dal deposito di sedimenti spessi, una volta asciutti, più di 20 cm. Le analisi chimico-fisiche realizzate sui depositi hanno rilevato contenuti sia di sostanza organica che di macroelementi che rientrano nella norma regionale di una moderata-buona fertilità; mentre è evidente la difficoltà a gestire e migliorare la struttura dell’orizzonte lavorato superficiale che è stato interessato dalla deposizione di sedimenti.

È senz’altro da sottolineare il grande impegno e l’attenzione che gli agricoltori e i tecnici emiliano-romagnoli hanno dovuto sostenere; è evidente la competenza e tempestività nelle scelte delle pratiche agronomiche che hanno dovuto adottare, ripulendo i suoli dal materiale grossolano, avviando tecniche di lavorazione per migliorare la struttura dei sedimenti, ripulendo i fossi aziendali e ripristinando le pendenze e le baulature necessarie per favorire lo scolo delle acque. Nonostante ciò, lo strato lavorato presenta ancora caratteristiche fortemente condizionate dal deposito alluvionale: elevato il rischio che si formino croste superficiali dopo eventi piovosi o interventi irrigui e scarsa e limitata porosità all’interno degli aggregati; ciò è evidente sia nei seminativi, sia nelle colture arboree.

È ancora presto per fare pronostici sullo stato di salute delle piante delle colture arboree alluvionate e si attende la risposta vegeto-produttiva che daranno ai primi caldi estivi di quest’annata. Del resto l’ovvietà del cambiamento climatico in corso impone una riflessione e la rivalutazione delle strategie di gestione rafforzando il coinvolgimento e l’interscambio di pareri tra operatori, istituzioni locali, enti del mondo produttivo e della ricerca.

Alluvione: da rivedere le conoscenze sui suoli e la risposta dei frutteti - Ultima modifica: 2024-06-10T11:38:56+02:00 da K4

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