Uva da tavola, aria di novità tra biotecnologie verdi e genomi a confronto

uva da tavola
Attesa per le future decisioni del Parlamento europeo sulla possibilità di utilizzare le moderne tecniche biotecnologiche di miglioramento genetico al fine di aggiornare gli standard varietali

Ad aprile 2021, l’onorevole Paolo De Castro ci informa della decisione della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo che dichiara obsoleta la 18/2001/EC, la tanto odiata o amata direttiva, a seconda dello schieramento dei pro o contro le biotecnologie, per definire i nuovi prodotti della modernità. La Scienza non è più un tabù, oggi ci salva dalla pandemia, domani fornirà nuovi cibi e un nuovo modo per ottenerli, sostenibile, ecologico, economico, sociale. Ma facciamo un passo indietro. Nel 2012, le ricercatrici Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna scoprono la proteina che rivoluziona completamente l’approccio alle modifiche del DNA, scoperta per la quale nel 2020 riceveranno il Nobel per la chimica. Modificare il DNA equivale a produrre mutazioni (mirate) che modificano anche solo un singolo nucleotide (un mattoncino della catena del DNA) per cambiare una caratteristica di qualsiasi organismo vivente, incluse le piante. Lo stesso De Castro nella comunicazione di cui sopra dichiara che nel 2023 il Parlamento Europeo emanerà una nuova direttiva che regolerà queste novità di grandissimo interesse medico, farmaceutico e agroalimentare. Le opportunità che si aprono per il settore dell'uva da tavola e per la viticoltura in generale sono grandiose. Ciò che fino a oggi si poteva ottenere solo con il miglioramento genetico tradizionale si potrà ottenere anche per vie biotecnologiche ecosostenibili. Anzi, di più. Soprattutto nelle piante agrarie che vengono moltiplicate per via vegetativa come la vite, e le piante da frutto in genere, si potranno ottenere nuovi cloni di varietà esistenti, non più solo nuove varietà. Questo non rende obsoleto il miglioramento genetico classico, che comunque è l’unico che esplora le potenzialità di una specie producendo nuove varietà che fino a oggi non esistevano, ma in maniera del tutto complementare ci fornisce strumenti per migliorare anche ciò che già esiste, a cui siamo particolarmente legati, come i vitigni autoctoni o quelli di sicuro successo nazionale e internazionale.

L’Italia è sul fronte più avanzato

Tutto ciò ci conduce a interrogarci su dove si posizioni l’Italia in questo scenario e se siamo o saremo competitivi nei mercati del breve e soprattutto del lungo periodo. Non sappiamo come il mercato e soprattutto i climi delle varie regioni mondiali cambieranno. I gusti dei consumatori, le scelte delle nuove generazioni, i cambiamenti climatici sono tutte variabili imprevedibili per le quali è necessario produrre novità preventivamente. Per il mondo della ricerca questo è il naturale destino, prevenire le necessità di domani e dopodomani, perché quando il mercato o il clima cambierà il prodotto deve già essere pronto, non si può aspettare. La notizia positiva è che per le piante arboree, molte se non tutte, l’Italia è sul fronte più avanzato, grazie alla lungimiranza di chi ha iniziato anni fa a fare miglioramento genetico, che oggi ha nuove varietà da proporre, e chi ha creduto nelle moderne biotecnologie e ha cominciato anni fa a lavorare in questa direzione. Numerose Università italiane e Centri di ricerca come il Crea hanno percorso entrambe le strade. Si distinguono anche alcuni privati, come i Vivai Cooperativi Rauscedo e il Consorzio NuVaUT in Puglia, che hanno investito fondi importanti per produrre nuove varietà da vino come da tavola. Numerose varietà da vino (oltre 20) sono già state registrate nel Catalogo Nazionale.

Le nuove varietà di uva da tavola

Alcune varietà di uva da tavola sono prossime; le prime 12 varietà del Crea saranno registrate quest’anno, dopo aver ricevuto l’esito delle valutazioni Dus del Cpvo europeo. Così come nell’uva da vino seguiranno numerose nuove varietà, anche nell’uva da tavola, infatti, sia il Crea, sia istituti di livello come la Fondazione Basile-Caramia/Università di Bari o l’Università di Catania, invaderanno il mercato con nuove varietà apirene che saranno in grado di scalzare le varietà straniere che dominano adesso in Italia. A breve arriveranno anche le varietà apirene resistenti alle principali malattie fungine e il panorama delle varietà di uva da tavola in Italia come nel mondo sarà completamente cambiato.

E che fine farà la nostra uva Italia, con i semi, che tanto disturbano il palato dei concittadini Centro-Nord europei? Le biotecnologie moderne ci daranno anche l’uva Italia apirena, basta sopprimere il gene responsabile dello sviluppo del seme et voilà, l’uva Italia senza semi sarà sul mercato. Tutto dipende dalla veridicità delle azioni del Parlamento Europeo. Se no, l’uva Italia senza semi dovremo gustarcela nei prossimi viaggi in Cina o in Usa, Paesi che già hanno sdoganato le moderne biotecnologie come “non Ogm”. Dio non voglia che i risultati della ricerca italiana siano solo a beneficio di chi vive fuori dall’Europa.

Uva da tavola, aria di novità tra biotecnologie verdi e genomi a confronto - Ultima modifica: 2022-01-31T10:10:42+01:00 da K4

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