La melicoltura italiana: tante varietà, tanti club, tanta concorrenza

melicoltura italiana
Tutte le aree produttive cercano novità esclusive per salvaguardare la propria posizione. Ai posteri la sentenza sul posizionamento delle mele italiane nel Mondo

Interessanti informazioni sono scaturite dal convegno organizzato dalla World Apple and Pear Association (WAPA) che ha presentato, lo scorso agosto in Serbia, il rapporto sull’andamento della melicoltua italiana ed europea con le stime per il 2022. Dal resoconto della presentazione di Philipe Binard, di Freshfel Europe, al convegno Prognosfruit è emerso come, nell’Europa27, il trend della produzione negli ultimi 15 anni è in leggera crescita, mentre sono in costante contrazione le superfici investite. La produzione di mele al 2021 si attesta intorno a 12 mln t, dove i primi cinque produttori rappresentano più del 75% dell’offerta europea e sono: Polonia (4,3 mln t), Italia (2,1 mln t.), Francia (1,3 mln t), Germania (1,1 mln t) e Spagna (0,4 mln t). Diversa invece è la situazione per quanto riguarda la superficie investita (496.000 ha) nel medesimo areale: le prime cinque nazioni sono (in migliaia di ha): Polonia (159), Francia (55), Italia (55), Romania (54) e Germania (34). Questi dati mettono in grande evidenza, sia in termini di produttività sia di superfici investite, come la Polonia sia leader indiscussa a livello produttivo nel vecchio continente. Fortunatamente, la maggior parte della sua produzione riguarda varietà ormai obsolete, anche se è noto che il Paese si stia organizzando con novità varietali che lo renderanno sempre più competitivo sul mercato nei prossimi anni. Altro “campanello” di allarme arriva dalla Romania che, con oltre 54.000 ettari investiti (quarta per superficie investita; al 2021 le piante non sono ancora in piena produzione per cui la capacità produttiva è limitata a soli 0,4 mln t), sarà un altro competitor importante a livello comunitario nel prossimo futuro.

Resistere alle mele dal Nord-Est Europa

La melicoltura italiana può contrastare l’ondata di mele provenienti dal Nord e dall’Est Europa sicuramente tramite lo sviluppo di nuovi progetti e l’attuazione dei meno recenti programmi di valorizzazione per nuove varietà di melo, soprattutto riguardanti varietà ticchiolatura resistenti (TR) (tab. 1). Questi progetti stanno interessando e dando nuovo impulso alla melicoltura italiana. Negli ultimi anni diversi ettari sono stati investiti nelle regioni più vocate del Nord Italia con un incremento delle superfici, soprattutto nel settore delle varietà a gestione esclusiva (Club) (tab. 2). Si prende atto della crescente richiesta, da parte di tecnici e operatori commerciali, di notizie aggiornate e informazioni sempre più dettagliate al riguardo di varietà innovative di melo da poter suggerire ai propri associati. Il settore vivaistico e le organizzazioni dei produttori stanno lavorando nel tentativo di individuare e assicurarsi l’esclusività e sviluppare alcune di queste nuove varietà, sia italiane sia estere. Sei sono le principali regioni/aree geografiche dove la melicoltura italiana rappresenta oltre l’87% della superficie coltivata nazionale, dei 55.000 ettari di superficie in produzione a melo a livello nazionale. In Italia centrale e meridionale la sola Campania ha una superficie in produzione di un certo rilievo (oltre 3.000 ha, principalmente Annurca). In Italia non esiste tuttora un catasto univoco, centralizzato, attualizzato e dettagliato dal quale si potrebbero estrapolare dati sulle superfici commerciali di nuove varietà. Ciononostante, tramite informazioni pervenute da costitutori, organizzazioni di produttori, consorzi ed enti pubblici siamo riusciti a redigere una stima delle superfici investite con varietà nuove, senza però poterne garantire la completezza.

Le mele ticchiolatura resistenti

Le mele ticchiolatura resistenti (TR) rappresentano poco più di 1.900 ha, dove l’Alto Adige è la provincia con la maggiore estensione, seguita da Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto. Le varietà TR maggiormente coltivate sono la francese Inored Story®, la belga Ipador Giga® e l’italiana CIVM49 RedPop®, con oltre 200 ha ciascuna. Altre nuove varietà TR si stanno facendo largo, con superfici tuttora inferiori rispetto alle precedenti; tra queste UEB 32642 Opal® (soprattutto in Piemonte), Regalyou Candine® in pianura e Piemonte e Bonita in Alto Adige.

Le mele club

Differente è la situazione delle varietà di melo con sistema esclusivo di commercializzazione (Club), alcune di queste pure TR (quindi considerate anche nel conteggio precedente), con oltre 7.400 ettari investiti. Una trentina, secondo alcune voci del settore troppe, sono le varietà a oggi diffuse sul territorio nazionale, dove la varietà più rappresentata è la storica Pink Lady® (con i cloni Rosy Glow, Sekzie) che supera abbondantemente i 2.000 ha (coltivata principalmente in pianura e in Alto Adige). Le 5 varietà che seguono, con investimenti tra 400 e 600 ettari, sono coltivate principalmente in Alto Adige (Nicoter Kanzi®, WA 38 Cosmic Crisp® e Scilate Envy®), a parte Ambrosia che è più diffusa in Piemonte e MC38 Crimson Snow® coltivata principalmente in Alto Adige e Piemonte. Tra le varietà in esclusiva stanno trovando un loro spazio le mele “snack”, a frutto piccolo (CIV 323 Isaaq® e PremA96 Rockit®), che insieme superano gli 80 ettari, e le mele a polpa rossa (R201 Kissabel e RS-1/RM-1 RedMoon®) che insieme si avvicinano agli 80 ettari. Molto interessanti sono i dati presentati in tabella 3 dove è evidente come le varietà in esclusiva nelle regioni considerate abbiano “conquistato” un’importante fetta di mercato (16%), mentre solo il 4% delle mele é rappresentato da varietà TR. L’Emilia-Romagna registra il 17% della superficie piantata con varietà esclusive, soprattutto per la presenza di Rosy Glow/Sekzie Pink Lady®; il primato della percentuale di varietà TR va al Piemonte con il 7%; il Trentino in pochi anni è passato da una quasi totale assenza di varietà esclusive al 10%.

Tab. 3 - Superficie investite a melo con cv esclusive e TR distinte per regione e/o area geografica

Ettari per regione/area diffusione
Alto Adige Trentino Valtellina Piemonte Emilia-Romagna Veneto Tot
Totale varietà esclusive 4.205 975 48 930 852 462 7.472
Totale varietà resistenti 825 236 4 527 226 99 1.919
Superficie melicola totale 17.914 10.000 1.012 7.084 5.079 5.832 46.921
% varietà esclusive 23% 10% 5% 13% 17% 8% 16%
% varietà resistenti (TR) 5% 2% 0% 7% 4% 2% 4%

 

Vedremo nei prossimi anni se questa tendenza verso la diffusione delle varietà Club sarà ancora in crescita. Stimolante e intrigante è il contesto varietale dell’Alto Adige, regione sempre attenta alle innovazioni, dove quasi un quarto della superficie a melo (23%) è rappresentata da varietà Club. Questo forte interesse degli agricoltori e operatori del settore verso queste mele a gestione esclusiva può essere spiegato dalla speranza di ottenere un reddito maggiore rispetto alle varietà tradizionali, diversificando e differenziandosi dai competitori.

Le principali novità divise per area produttiva

Alto Adige: Scilate Envy® e Bonita sono una realtà commerciale importante nella produzione integrata, la prima, e in quella biologica, la seconda.

Trentino: le nuove varietà più significative sono Kizuri Morgana®; UEB 6581 Rustica dolce®; Gradisca Enjoy®; Minneiska SweeTango®.

Valtellina: PremA34 Cherish®

Piemonte: le due varietà in via di sviluppo sono SQ 159 Magic Star® e la UEB 32642 Opal®.

Emilia-Romagna: due sono le varietà interessanti che hanno dato indicazioni positive per una eventuale coltivazione in pianura, Coop 33 Pixie Crunch® e la francese Lespin Garance®.

La descrizione dettagliata delle varietà è disponibile
nell'articolo completo su rivista di Frutticoltura n.8/2022 

 

La melicoltura italiana: tante varietà, tanti club, tanta concorrenza - Ultima modifica: 2022-10-21T09:44:18+02:00 da Redazione Frutticoltura

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