Coltivazione del nocciolo: percorso di qualità dal campo al post raccolta

La creazione e il mantenimento di elevati standard produttivi si basano su: miglioramento varietale, adozione di portinnesti non polloniferi, corretta difesa fitosanitaria, gestione idrica efficiente, controllo dei parametri di qualità in raccolta ed essiccazione. Ecco in sintesi i temi trattati durante la giornata formativa organizzata da Edagricole e Ferrero HCo

Alla base della creazione di un settore corilicolo più sostenibile e redditizio vi è la creazione di una rete condivisa di valori e il costante trasferimento di conoscenze dal mondo della ricerca a quello produttivo. Varietà, portinnesti, difesa fitosanitaria, cambiamento climatico, risorsa idrica e standard qualitativi sono tra i più importanti filoni di ricerca sul nocciolo. E sono anche i temi portanti della giornata formativa dedicata al nocciolo recentemente organizzata da Edagricole e Ferrero, tramite la sua divisione dedicata, la Ferrero Hazelnut Company (HCo).

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Un momento della giornata formativa dedicata alla coltivazione del nocciolo. Il primo intervento, di Tommaso De Gregorio, ha riguardato proprio l'attività di ricerca di Ferrero

La ricerca sul nocciolo di Ferrero

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Il supporto alla ricerca sul nocciolo di Ferrero passa attraverso l’Agri Competence Center che è il centro espressamente dedicato alla ricerca e all’innovazione della coltivazione della nocciola. «Lavoriamo con Università e centri di ricerca in tutto il mondo ma l'Italia rimane il principale centro operativo – ha introdotto Tommaso De Gregorio, Responsabile del centro di ricerca -. Qui collaboriamo con Torino, Viterbo, Salerno dove si è sempre coltivato nocciolo, ma anche Università come Pisa o Padova che si sono affacciate da poco su questa coltura».

Rivedi qui l'intervento di Tommaso De Gregorio 

Le attività in corso, illustrate da De Gregorio, sono diverse:

  • Campi varietali: in tre ambienti diversi (Torino, Perugia e Salerno) vengono valutate e confrontate varietà storiche italiane e americane poco conosciute con lo scopo di evidenziare le differenze in termini di adattabilità pedoclimatica, precocità, produzione, portamento e caratteristiche qualitative per indirizzare in futuro gli agricoltori nella scelta della varietà più adatta alla loro zona di coltivazione.
  • Selezione di portinnesti non polloniferi: l’obiettivo è ottenere una serie di genotipi migliorativi disponibili per la moltiplicazione. Avere portinnesti non polloniferi consente di ridurre l’utilizzo di erbicidi e i costi di gestione del corileto, ma anche di avere una diversa adattabilità ai tipi di suolo e la possibilità di modulare il vigore della pianta.
  • Monitoraggio dei sintomi di carenza di nutrienti: in un ambiente controllato fuori suolo le piante vengono indotte a una carenza di un elemento minerale (N, P, K, Ca, Mg) e poi monitorate per osservare la loro risposta alla mancanza di macronutrienti. Presto verrà fatta anche l’identificazione di sintomi di carenze e tossicità da microelementi.
  • Strategie di controllo dei polloni: visti i costi operativi annui della spollonatura (~450€/ha), le limitazioni crescenti sull'utilizzo di spollonanti, i possibili danni al tronco in caso di frequenti applicazioni e la limitata disponibilità di manodopera, si è testata una strategia con 1 applicazione primaverile di NAA (acido alfa-naftalenacetico) che ha permesso il controllo dei polloni per un’intera stagione. In seguito ai risultati positivi delle stagioni 2022 e 2023, sono in corso 5 prove a livello italiano per verificare l’adattabilità a tutti gli areali, la fattibilità economica e gli eventuali effetti collaterali.
  • Lotta alla cimice asiatica: sensibilizzazione nelle diverse aree corilicole, contributo alla ricerca sul ciclo di vita della cimice, supporto al monitoraggio e partecipazione ai diversi tavoli tecnici regionali, test in campo su nuove strategie di gestione integrata.
  • Studi sul cambiamento climatico: trovare soluzioni a lungo termine per la corilicoltura che potrebbe subire cambiamenti nella durata delle stagioni di crescita, anticipo delle fasi fenologiche, ridotta disponibilità idrica con conseguenti possibili spostamenti delle zone di coltivazione verso aree più fresche del Nord d'Italia.
  • Progetto Horizon Europe "CircHive": aiutare aziende e il settore pubblico a riconoscere, misurare e contabilizzare il valore della natura, per proteggere gli ecosistemi e promuovere la biodiversità.
  • Utilizzo del biochar (ottenuto da pirolisi di gusci o materiale di potatura) per migliorare la fertilità del suolo e il sequestro di carbonio.
  • Test di macchine scavallatrici dell'industria dell’olivo o del vino per adattarle ai noccioleti al fine di velocizzare la raccolta (3 ore/ha rispetto a 10 ore/ha) e consentire una gestione del suolo più facile e rigenerativa.

«Nei prossimi anni Ferrero continuerà a promuovere la ricerca e a condividere i risultati pubblicamente, promuovendo tecniche a minore impatto ambientale con l’obbiettivo di rendere più resiliente l’intera filiera corilicola».

Nocciolo innestato: Vcr per la corilicoltura

«Esistono molte similitudini tra il vivaismo viticolo e il vivaismo corilicolo – ha sottolineato Elisa De Luca, responsabile del centro di ricerca dei Vivai Cooperativi Rauscedo -.

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Le sfide che sta affrontando il comparto del nocciolo sono le stesse della viticoltura e il know how che abbiamo sviluppato in novant’anni sull’innesto della vite può essere speso anche per il nocciolo. Parliamo di un mercato in crescita – sono in aumentano le superfici coltivate e i consumi – ma parliamo anche di un settore che necessita di rinnovamento.

Rivedi qui l'intervento di Elisa De Luca

La prima sfida è rispondere agli effetti dell'innalzamento globale delle temperature che incidono sulla potenzialità produttiva della coltura riducendo le rese. Il piano del settore coricolo indica tra le criticità da superare il limitato numero di cultivar tecnologicamente interessanti per l’industria (ovvero Tonda di Giffoni, Tonda Gentile Romana, Tonda Gentile Trilobata, Nocchione, Mortarella e San Giovanni), l’assenza di nuove varietà testate per l’adattamento nelle diverse aree italiane e per la resistenza a patogeni, eccessi di calore, siccità, gelate primaverili e infine l’alternanza produttiva esacerbata dai cambiamenti climatici.

Per affrontarle occorre lavorare sulle tecniche colturali, sul miglioramento genetico che deve passare attraverso l'analisi delle caratteristiche vegetative, riproduttive e l'utilizzo di portinnesti non polloniferi. Occorrono studi della resilienza di cultivar tradizionali e moderne e lo sviluppo di un vivaismo di elevata qualità con un’ampia offerta di piante micropropagate e/o innestate».

Ma cosa deve avere un portainnesto per essere interessante? De Luca ha elencato le caratteristiche essenziali:

  • non deve emettere polloni (riduzione del 30% dei costi, minor impatto ambientale, meno rischi per l’operatore, minor sfruttamento della risorsa idrica, riduzione dell’insorgenza di malattie, es. cytospora corylicola);
  • deve tollerare la siccità;
  • deve tollerare il calcare attivo;
  • deve conferire vigore;
  • deve migliorare e stabilizzare la produzione.

Risponde a tutte queste caratteristiche il Corilus colurna e da qui è nato il progetto di Vcr, in collaborazione con Ferrero e Università Cattolica del Sacro Cuore, che entro il 2029 punta a:

  • selezionare, moltiplicare e registrare nuovi portainnesti di C. colurna;
  • selezionare nuovi semenzali di C. colurna da testare in futuro con le più pregiate cv di C. avellana (Tonda di Giffoni, Tonda Romana e Tonda trilobata);
  • costituire nuove varietà di c. avellana mediante la tecnica dell’incrocio controllato;
  • perfezionare il protocollo di innesto da applicare poi su grandi numeri;
  • perfezionare il protocollo di micropropagazione applicato a c. colurna e c. avellana;
  • trasposizione delle conoscenze acquisite su materiale clonale.
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Noccioli nei campi sperimentali dell'Università Cattolica di Piacenza

Selezione di nuove varietà di nocciolo e portinnesti

nocciolo«Il principale bisogno del settore è quello di ampliare il panorama varietale» ha ribadito Sergio Tombesi dell'Università Cattolica di Piacenza.

Rivedi qui l'intervento di Sergio Tombesi

«Delle circa 70 cultivar attualmente conosciute circa 30 hanno un’importanza economica. In Italia sono solo 5 quelle raccomandate per i nuovi impianti e ognuna di queste possiede limitazioni importanti:

 

  • Tonda Gentile delle Langhe (produttività, germogliamento precoce);
  • Tonda Gentile Romana (scarsa vigoria, caduta tardiva);
  • Nocchione (bassa resa allo sgusciato, germogliamento precoce);
  • Tonda di Giffoni (germogliamento precoce);
  • Fertile de Coutard-Barcelona (germogliamento precoce, cv a duplice attitudine).

Ci sono alcune nuove varietà dal breeding italiano (Tonda Francescana®, Daria) e statunitense ma le opzioni rimangono comunque esigue, soprattutto considerando le forti limitazioni ambientali e l’adattamento al cambiamento climatico».

Per cercare una risposta al problema, è in corso il programma di miglioramento genetico presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. «Le nuove varietà – ha proseguito Tombesi – vengono selezionate sulla base dei seguenti criteri:

  • alta produttività e precocità (>Tonda di Giffoni);
  • forma rotonda;
  • pezzatura 12-14 mm;
  • bassa percentuale/assenza di difetti;
  • resa allo sgusciato (40%-50%);
  • qualità sensoriale (>Tonda di Giffoni);
  • germogliamento tardivo (>Tonda Romana);
  • inizio caduta a inizio agosto;
  • compatibilità con Tonda di Giffoni.

Inoltre, la selezione di queste varietà avviene in un contesto climatico molto diverso da quello di origine delle altre cultivar. Ci aspettiamo pertanto di selezionare anche materiale che meglio si adatti agli effetti dei cambiamenti climatici (limitazione della traspirazione e surriscaldamento della foglia con conseguenti scottature, ma anche danni da freddo invernale e primaverile). Infine, per quanto riguarda i portinnesti, si selezionano portinnesti clonali di C. colurna per assenza di polloni, affini a C. avellana, con elevata efficienza produttiva e per intervallo di vigore (50%-120% standard), di facile propagazione e che inducano un germogliamento tardivo.


Leggi anche "Nocciolo e innovazione" - Supplemento di Frutticoltura n. 10/2019


Difendere il nocciolo dalla cimice asiatica

noccioloCome tutte le colture è soggetto a svariate avversità abiotiche e biotiche, endemiche ma anche di nuova introduzione. Tra queste, una in particolare negli ultimi anni ha causato non pochi problemi per gli effetti sulla quantità e qualità delle produzioni. Parliamo chiaramente della cimice asiatica.

Rivedi qui l'intervento di Luciana Tavella

«Le cimici del nocciolo non erano ritenute principali fitofagi, ma l’arrivo della polivoltina, polifaga, altamente mobile Halyomorpha halys ha cambiato le carte in tavola – ha ricordato Luciana Tavella dell’Università di Torino -. I due principali danni provocati sono l’aumento della cascola, se con l’attività trofica colpisce prima dell’accrescimento del seme, e il cimiciato, se colpisce dall’accrescimento del seme sino alla raccolta. Prima della cimice asiatica il danno medio da cimiciato era inferiore al 2% poi nel 2017 in diverse aree si è raggiunto il 90%. Per effetto delle misure promosse dall’Osservatorio cimice asiatica e adottate negli anni successivi si è tornati su un livello di danno medio del 4,5% nel 2023. Oltre al monitoraggio e all’uso dei bollettini per l’esecuzione dei trattamenti, si sono dimostrate efficaci le soluzioni di controllo simbiotico e la lotta biologica.

Il controllo simbiotico prevede l’uso di prodotti a effetto battericida nei confronti di batteri essenziali per lo sviluppo delle cimici. Nelle prove effettuate si sono dimostrati efficaci (pari alla strategia aziendale con 3 trattamenti piretroidi) nel ridurre la sopravvivenza delle neanidi neonate senza avere interferenza con i parassitoidi oofagi. È stata osservata un’importante riduzione del cimiciato: 6-7% contro il 22-24% del testimone non trattato.

L’altra grande strategia è quella che si basa sui parassitoidi, in particolare il Trissolcus japonicus (vespa samurai) molto più specifico ed efficiente nella parassitizzazione rispetto a T. mitsukurii e Anastatus bifasciatus. Dopo quattro anni di rilasci, possiamo dire che il T. japonicus si è bene insediato. Sarà importante vedere cosa succede quest'anno senza il rilascio, per capire se il parassitoide è in grado di procede da solo o se ha bisogno di ulteriori rilasci».

Cambiamento climatico e gestione idrica del nocciolo

noccioloOggi la difesa non è più da intendere esclusivamente dal punto di vista fitosanitario ma anche da quello climatico. Ciò significa anche assicurare un’adeguata disponibilità idrica e un utilizzo mirato della risorsa stessa.

Rivedi qui l'intervento di Francesco Cavazza

Francesco Cavazza, del Cer - Consorzio di bonifica per il Canale Emiliano Romagnolo, ha definito subito i contorni della crisi climatica in atto: «rispetto al periodo 1961-1990, nel trentennio successivo si è osservato un aumento delle temperature massime estive, con conseguente aumento dell’evapotraspirazione potenziale, e una diminuzione delle piogge primaverili ed estive. Quando si parla di nocciolo la riflessione da fare è duplice: da un lato l’acqua, è una coltura particolarmente sensibile all’asfissia radicale ma anche alla scarsità idrica, dall’altro la temperatura. L'impianto irriguo in sé non è sufficiente a garantire l'ottimizzazione delle produzioni, ma è necessario gestirlo in maniera mirata.

Per gestire l’irrigazione del nocciolo è fondamentale partire da un’approfondita conoscenza delle caratteristiche pedologiche svolgendo analisi del suolo in maniera continuativa. È quindi importante considerare anche la profondità dell'apparato radicale che è inferiore rispetto alle altre colture in guscio (la maggior parte delle radici cresce entro i primi 50cm di suolo). Da diverse prove si è visto che lo sviluppo vegetativo e la produzione sono influenzati positivamente da un apporto irriguo medio di 142 mm distribuito su 76 giorni.

L’acqua viene distribuita tramite microirrigazione da calibrare a seconda della tipologia di impianto (tradizionale o superintensivo). È un sistema che permette un forte risparmio idrico ma occorre prestare molta attenzione, specialmente durante ondate di calore, a non fornire volumi d’acqua eccessivi che potrebbero creare il cosiddetto “cono d’acqua” e condizioni asfittiche per le radici. Un’alternativa potrebbe essere la subirrigazione che presenta anche altri vantaggi: riduzione delle perdite per evapotraspirazione, maggiore transitabilità nelle operazioni di raccolta, minor incidenza delle malattie, maggior contenimento infestanti. Tuttavia, è un impianto difficilmente monitorabile in caso di danni, che sono sempre più frequenti a causa degli insetti terricoli richiamati dall’acqua.

Una volta progettato a monte l’impianto (sistema di filtraggio, portata della pompa, scelta delle tubazioni, distanza dei gocciolatori e portata dei gocciolatori ecc.) la gestione degli interventi d’irrigazione può essere affidata a un sistema di supporto decisionale (come Irriframe) che dice, dato il sesto di impianto e dato il sistema di irrigazione, quando e quanto irrigare.

Irrigazione e fertirrigazione di precisione del nocciolo superintensivo richiedono particolare attenzione e competenza tecnica. Sono strumenti che da un lato creano indipendenza e ci aiutano ad affrontare ondate di calore e mancanza di acqua, ma dall’altro, se mal gestiti, sono meno resilienti rispetto ai noccioleti tradizionali con sesti più ampi e volumi irrigui e fabbisogno irrigui inferiore».

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La coltivazione del nocciolo non può prescindere dall'adozione di strumenti di monitoraggio dei parametri agrometeorologici

Gli standard qualitativi delle nocciole

noccioloTutti gli ambiti di ricerca trattati hanno come obiettivo ultimo la produzione di nocciole di qualità. Ma che cos’è la qualità? E da cosa può essere influenzata? Ha risposto a questa domanda Giuseppe Castello, R&D Hazelnut, Ferrero Group.

Rivedi qui l'intervento di Giuseppe Castello

«La qualità senz’altro parte dal campo, dalla relazione tra clima-suolo-pianta e gestione corretta delle pratiche agricole. Ma la qualità si fa anche nella fase di raccolta e post raccolta.

I parametri per il controllo qualità delle nocciole sono:

  • sicurezza d’uso e parametri chimici (controlli aflatossine, pesticidi e metalli pesanti);
  • profilo sensoriale organolettico;
  • incidenza di difetti (cimiciato e avariato);
  • analisi fisiche (calibro, forma e pelabilità).

Sulla base di questi parametri viene definito l’utilizzo delle nocciole, ovvero nocciole destinate all’utilizzo intero, granella e manteca».

Le fasi di processo dove si può influenzare la qualità sono la raccolta, l’essiccazione e lo stoccaggio. «L’essicazione può essere naturale fatta all’aria aperta oppure artificiale con essiccatori meccanici – ha spiegato Castello. Il sistema artificiale consente un risparmio di tempo, un maggior controllo dell’umidità relativa e della temperatura. Mentre quella naturale è più difficile da controllare.

Fondamentale è decidere il giusto punto di essiccazione: il momento migliore per concludere l’essiccazione artificiale è quando l’umidità del seme è al 7 ± 0.5 %, in questo modo siamo sicuri che dopo massimo 5 giorni l’umidità della nocciola (seme) sarà inferiore al 6% così come richiesto dagli standard di mercato.

Raccogliendo le nocciole tardivamente e non completando l’essicazione entro 12 giorni dalla raccolta aumenta notevolmente il rischio di avariato e aflatossine. Sbagliare l’essiccazione, in particolare con temperature troppo alte, significa anche favorire l’ossidazione e rancidità.

È fondamentale anche conservarle nel modo corretto e nei luoghi giusti prediligendo sacchi di juta e non di plastica da stoccare in aree asciutte con buona aerazione. Se mal conservate le nocciole manifestano più facilmente fenomeni ossidativi.

Le principali analisi di qualità per la valutazione delle nocciole sono quelle merceologiche, chimiche, di sicurezza alimentare e test organolettici. Tra le analisi merceologiche, oltre all’umidità del 4-6%, una nocciola è considerata di buona qualità se ha alti valori di resa totale (seme/seme+guscio), 12-14 mm di calibro, forma sferoidale con IR maggiore uguale di 0,90 (Indice di rotondità= lunghezza+spessore/altezza, pelabilità maggiore del 90%, valori più bassi possibili di avariato, cimiciato e raggrinzito.

Infine, attraverso analisi sensoriali svolte da un panel di assaggiatori, le nocciole tostate vengono valutate sulla base di tre descrittori: nocciola, gusto dolce e amaro. Queste sono le analisi della qualità più importanti. Ricordiamoci infatti che una nocciola prima di tutto deve essere buona».


La raccolta meccanizzata delle nocciole

Alla giornata formativa era presente anche la famiglia Bellachioma titolari della Facma srl di Vitorchiano (Viterbo).

In campo hanno portato Cimina, una raccoglitrice semovente ad aspirazione.

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Ha partecipato all'evento anche Facma, una tra le principali aziende di riferimento per la produzione di macchine per la raccolta della frutta secca

Facma offre un’ampia gamma di macchine per le lavorazioni che gravitano attorno alla raccolta: dalla preparazione del campo fino al post raccolta con trinciasarmenti, raccoglitrici portate e semoventi, macchine per la pulizia del prodotto in guscio ed essiccatoi.

L’impiego di Cimina ha numerosi vantaggi:

- economici: riduzione di tempi e costi di raccolta, e risparmio di manodopera (sono manovrabili da un solo operatore);

- qualitativi: riduzione dei tempi di giacenza a terra del prodotto grazie alla possibilità di effettuare più passaggi di raccolta; la pulizia del prodotto è effettuata da un sistema di cernita all’interno.

- di utilizzo: possibilità di lavorare in pendenza grazie all’applicazione della ruota motrice anteriore (a richiesta), grande manovrabilità grazie al ridotto raggio di sterzatura, contemporanea andanatura e raccolta grazie alla testata andanatrice-raccoglitrice ed al soffiatore laterale, adattabilità del raccoglitore a suoli irregolari.

Il prodotto caduto a terra viene andanato da 2 spazzole anteriori controrotanti (disponibili da 1,5 a 3,5 m di larghezza) costituite da elementi raschiatori in gomma, sostenuti da bracci radiali oscillanti (brevetto Facma). Questa testata può essere spostata sul lato sinistro grazie ad un pistone idraulico, in modo da raccogliere anche la sottochioma. La macchina è dotata di un soffiatore laterale che, impiegando l’aria dell’aspirazione, sposta i frutti vicini al tronco sulla fila successiva, rendendo la raccolta più veloce. Il prodotto viene convogliato dalle spazzole verso un tubo aspirante posto al centro su una slitta regolabile in altezza. Una volta aspirato, viene incanalato in una camera di depressione dove viene poi separato il materiale di scarto più pesante.

Da qui, attraverso una valvola, il prodotto è riversato in un convogliatore che lo investe con un getto d’aria generato da un ventilatore: in questo modo si separano le foglie e le impurità più leggere. Vi sono dei cicloni depolveratori (solo nei modelli C200S – C300S) con funzione di abbattimento polveri prima della loro dispersione nell’aria.

Successivamente, una coclea provvede a trasportare il prodotto in un doppio vaglio rotativo, dove vengono separate impurità con dimensioni diverse dal frutto raccolto. Il vaglio viene realizzato in base al calibro dei prodotti: sostituendo soltanto questo componente è possibile utilizzare la macchina per la raccolta di frutti differenti. Infine, il prodotto pulito viene scaricato in sacchi o in carrelli trainati dalla macchina stessa. Per ottenere un rendimento ottimale delle raccoglitrici si consiglia di preparare il terreno tramite ripetute trinciature dell’erba da effettuare durante l’anno e prima della caduta dei frutti.

Per ottenere un rendimento ottimale si consiglia di preparare il terreno tramite ripetute trinciature dell’erba da effettuare durante l’anno e prima della caduta dei frutti. Evitare anche di trinciare a terra la potatura.

Coltivazione del nocciolo: percorso di qualità dal campo al post raccolta - Ultima modifica: 2024-08-26T13:06:42+02:00 da Sara Vitali

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