Un qualificato supporto tecnico volto alle scelte varietali, all’assistenza in campo e alla disponibilità di impianti per la lavorazione post-raccolta e la garanzia di un prezzo minimo equivalente a quello che ogni anno viene riconosciuto agli esportatori californiani per le stesse varietà (la California è infatti il principale riferimento del mercato internazionale) con incentivi legati alla qualità del prodotto conferito.
Questa la proposta fatta alle aziende che decidono di entrare a far parte di “Noci di Romagna”. Un progetto ambizioso nato 15 anni fa e con l’obiettivo di diffondere in Emilia-Romagna e in Italia la coltivazione del noce da frutto; a oggi si contano all’incirca 150 ha (di cui circa 100 già impiantati e 50 in programma nei prossimi 3 anni) messi a sistema dall’azienda agricola San Martino di Forlì, capofila con 40 Ha di impianto, e da altre aziende agricole pioniere.
«Un progetto innovativo con interessanti potenzialità di sviluppo in regione. Dobbiamo puntare sull’aggregazione all’interno della filiera; sulla creazione di un marchio per la commercializzazione e sulla corretta e giusta remunerazione per l’agricoltore: il consumo di noci in Italia, anche per le virtù salutistiche, è in continuo aumento a fronte della produzione nazionale che è bassa e di qualità non elevata. Così importiamo l’80% del prodotto dall’estero» ha detto il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, Guglielmo Garagnani, intervenendo alla Giornata della noce tenutasi presso l’azienda agricola San Martino organizzata a Forlì.
La nocicoltura rappresenta quindi un’alternativa per la frutticoltura tradizionale, è un percorso impegnativo, la gestione razionale di un impianto deve rispondere a requisiti di idoneità pedoclimatica, occorrono infatti suoli ben drenati, capacità irrigua, e disponibilità di un discreto appezzamento di terreno (almeno una decina di ettari) in pianura o eventualmente in zona pedecollinare in modo da poterlo rendere totalmente meccanizzabile.
Il progetto è da considerarsi a tutti gli effetti un piano di filiera integrata che ha inizio con l’impianto, passa per la coltivazione e giunge alla prima lavorazione, grazie alla presenza come partner di New Factor spa, azienda specializzata in produzione, lavorazione e commercializzazione della frutta secca, giunge sui principali canali della distribuzione, fra i quali i più importanti nomi della gdo nazionale e dei mercati ortofrutticoli.
Le vendite sono poi suddivise in un 10% riservato al dettaglio, un 20% all’ingrosso e il restante 70% alla grande distribuzione.
Per rispondere in maniera efficace alle esigenze del mercato e far sì che il consumatore sia in grado di riconoscere il prodotto apprezzandone le caratteristiche non solo organolettiche, ma legate ad un aspetto di qualità globale del prodotto, è stato scelto di produrre tre varietà: in massima parte Chandler, a seguire Howard e Lara. Due i marchi registrati: Noci di Romagna per le Chandler e Howard e Noci del Veneto per le Lara.
L’azienda agricola San Martino con presidente Alessandro Annibali, altresì chairman di New Factor, è dotata di un’area per la prima lavorazione (smallatura, lavaggio, essicazione, calibratura e cernita manuale del semilavorato) dove si svolgono le operazioni che rendono il prodotto pronto per il confezionamento. Quest’ultima fase si svolge invece all’interno dello stabilimento New Factor di Rimini. All’impianto di prima lavorazione oltre alla produzione aziendale giungono anche le noci provenienti dalle altre aziende afferenti al progetto.
Un pianta di noce produce da circa 18 kg di frutto a partire dall’ottavo anno di impianto con una vita produttiva di almeno 25 anni (In California esistono ancora noceti impiantati a fine anni ’70 con vecchie varietà oggi obsolete). Una buona resa si attesta sopra alle 4 t/ha e una prima valutazione del frutto viene effettuata tramite osservazione del gheriglio, quanto più quest’ultimo è carnoso e di colore chiaro tanto più la qualità sarà elevata.
In questa realtà oltre il 90% delle noci rientra nella categoria extra-light ovvero la più pregiata, inoltre non è raro, come d’altra parte confermato dalla campagna nocicola 2012, che più del 97% dei frutti si presenti esente da difetti; il calibro delle noci è elevato in quanto oltre l’80% dei prodotti supera i 30 mm e circa il 50% supera i 32. L’insieme di questi parametri denota una qualità ben superiore agli standard minimi di riferimento previsti per la commercializzazione a livello internazionale. Un aspetto a favore della nocicoltura Italiana è certamente dovuto al periodo di immissione sul mercato, circa 30 giorni di anticipo rispetto al prodotto esportato dalla California (corrispondente al lasso di tempo necessario ad effettuare il trasporto oltreoceano).
La raccolta avviene meccanicamente e si coprono all’incirca 4 Ha al giorno; dal terreno con una macchina a spazzole (Monchiero), dopo che attraverso lo scuotimento delle piante con scuotitore (Sicma), si è determinato il distacco dei frutti. Al momento della caduta a terra, seppur parzialmente aperto, è ancora presente l’esocarpo che dev’essere rapidamente eliminato attraverso la smallatura, eseguita con delle spazzole, al fine di evitare il conseguente imbrunimento del guscio a causa del contatto con il mallo stesso. Segue il lavaggio in acqua, l’azienda non prevede invece l’utilizzo di agenti sbiancanti come anidride solforosa o ipoclorito di sodio, sostanze largamente impiegate all’estero e con le noci di Sorrento. Le acque di lavaggio in accordo con il decreto Ronchi vengono raccolte in un lago di accumulo e dopo sei mesi di decantazione, a tarda primavera, vengono utilizzate per l’irrigazione dei campi. La calibratura viene effettuata con il passaggio delle noci attraverso un cilindro metallico, mentre un’attenta cernita viene eseguita manualmente da operatori posti in prossimità dei nastri trasportatori a fine ciclo, unitamente all’utilizzo di corrente d’aria ascensionale per l’eliminazione dei frutti vuoti e raggrinziti. L’essicazione si ottiene attraverso l’impiego di aria moderatamente calda (38 °C) al fine di mantenere quanto più inalterate possibile le proprietà organolettiche e consente di far diminuire l’umidità relativa interna al gheriglio dal 40 a <6%, elemento essenziale per poter consentire la conservazione e la commercializzazione del prodotto che è così pronto al consumo. A una temperatura sino agli 8 °C i gherigli si conservano per 12 mesi, in ogni caso per evitare fenomeni di irrancidimento precoce è consigliabile mantenerli in un luogo fresco, asciutto e possibilmente buio.
Al momento le “Noci di Romagna” vengono destinate alla vendita non sgusciate in risposta a un’esigenza di mercato che prevede una consistente domanda di prodotto lasciato tal quale; il confezionamento invece è previsto in svariati formati: dai bauletti da 500 g, per poi passare alle reti da 1.800 g, sacchi in juta da 5 kg per i mercati ortofrutticoli e sacchi in carta da 10 kg per la gdo.
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