Nella sfida ai cambiamenti climatici emergono le potenzialità di specie minori, sottoutilizzate rispetto ad altre, ma particolarmente interessanti per caratteristiche di rusticità, resistenza alla siccità e quindi capaci di valorizzare le aree meridionali dell’Italia. Colture che stanno assumendo importanza per l’interesse del mercato fresco ma anche dell’industria di trasformazione alimentare.
Lo scorso dicembre si è svolto in presenza presso il IISS Basile Caramia a Locorotondo (Bari) il seminario sul tema “Innovazione nell’arboricoltura da frutto e nuovi scenari meridionali”, organizzato da Unioncamere Puglia, partner della rete Enterprise Europe Network, e dalla Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana (Soi).
La finalità è stata quella di fornire interessanti spunti ed essere di supporto per la rigenerazione agricola delle aree salentine devastate dall’epidemia di Xylella fastidiosa e offrire la possibilità di un’arboricoltura da reddito in zone dove non è possibile coltivare altre specie per altri problemi fitosanitari o per crisi di filiera.
Sono stati chiamati a dare il loro contributo autorevoli ricercatori italiani di diverse università e centri di ricerca nazionale, noti anche a livello internazionale per essere tra i maggiori esperti nell’arboricoltura da frutto. Per ognuna delle specie trattate sono state evidenziate le principali caratteristiche fisiologiche, gli aspetti agronomici e di difesa, nonché le potenzialità della coltura per il territorio, sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista della sostenibilità economica alle aziende agricole
Carrubo, pistacchio, frutti tropicali
Stefano La Malfa e Alessandra Gentile - DiA3, Università degli Studi di Catania - hanno presentato il carrubo, una specie singolare, utile e poco conosciuta nel panorama delle piante coltivate in Europa che rappresenta certamente una risorsa per gli agroecosistemi mediterranei, specialmente in Sicilia. È una specie caratterizzata da meccanismi di adattamento a condizioni di stress idrico.
Francesco Paolo Marra - Dipartimento d’Arch, Università degli Studi di Palermo - ha descritto la coltura del pistacchio. La specie ha mostrato, soprattutto negli areali non tradizionali dove è stato sin dalla sua introduzione assoggettato a moderne tecniche colturali, di potere rispondere bene a pratiche quali irrigazione, concimazione e potatura, con significativi innalzamenti e notevole stabilizzazione delle rese e innegabili miglioramenti sotto il profilo della qualità (ndr, per un approfondimento: “Rilanciare il pistacchio innovando gli interventi tecnici e agronomici” rivista di Frutticoltura n.6/2021) .
Vittorio Farina - Dipartimento Saaf, Università degli Studi di Palermo - ha parlato di mango, papaya, avocado, frutti tropicali che hanno conquistato il mercato spuntando prezzi interessanti per i produttori anche se le superfici coltivate sono ancora piuttosto limitate. Già molto diffusi in Sicilia hanno grandi possibilità di crescita anche in altri areali meriodionali. Resta comunque fondamentale approfondire, con ulteriori studi, la qualità del materiale vivaistico, la gestione colturale, le performance post raccolta e le caratteristiche qualitative dei frutti con l’obiettivo di ottenere linee guida precise sulla coltivazione delle due specie tropicali ed evitare impianti fallimentari (ndr, per un approfondimento: dossier frutticoltura mediterranea rivista di Frutticoltura n.8/2020 e n.6/2021)
Fico, pecan, noce e fico d’India
Pasquale Venerito - Crsfa Basile Caramia, Lorocorotondo - ha presentato il fico come coltura ideale per le terre meridionali e che può costituire un’alternativa frutticola credibile per gli ambienti aridi dell’Italia meridionale (e nel Salento può contribuire a sostituire l’olivo, la cui presenza è sempre più erosa dal batterio Xylella fastidiosa). Una coltura abbastanza facile da gestire, rustica e poco costosa, ha tuttavia bisogno di essere almeno parzialmente rinnovata nella tecnica agronomica per renderla più produttiva e migliorare la qualità dei frutti (fioroni e fichi o forniti).
Giuseppe Ferrara - Disspa, Università di Bari – ha trattato il pecan con una relazione sull’interesse e la possibilità di coltivazione in Italia. Milena Petriccione - Crea - centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura, Agrumicoltura di Caserta - ha presentato il noce, dagli aspetti storici a quelli botanici, fino a concludere con i principali aspetti agronomici. Paolo Inglese - Dipartimento Saaf, Università degli Studi di Palermo - ha presentato il fico d’India, una pianta simbolo imprescindibile della Sicilia, della sua cultura e della sua natura mediterranea.