Frutta secca, le iniziative per lo sviluppo produttivo

La frutta a guscio, come noce, nocciolo, mandorlo, castagno e pistacchio, rappresenta un comparto strategico per la frutticoltura italiana e mondiale. Queste specie non solo sono cruciali per l’eccellenza dei prodotti, ma anche per la loro adattabilità in aree rurali montane o marginali dove rappresentano le uniche specie da reddito

La frutta a guscio, come noce, nocciolo, mandorlo, castagno e pistacchio, rappresenta un comparto strategico per la frutticoltura italiana e mondiale. Dati statistici recenti indicano come la loro produzione a livello globale sia cresciuta del 61% nell’ultimo decennio e come l’Italia si collochi all’undicesimo posto per produzione, ma al secondo posto per consumo, con un incremento rispettivamente di esportazione e importazione del 6 e 5% nell’ultimo anno.

Queste specie non solo sono cruciali per l’eccellenza dei prodotti, ma anche per la loro adattabilità in aree rurali montane o marginali dove rappresentano le uniche specie da reddito. Per tale motivo, la SOI continua a patrocinare e sviluppare eventi sul tema; nel 2023, ad esempio, la giornata tecnica “Castanicoltura di oggi e di domani” che si è svolta a Lucca il 29 settembre, e le “Giornate Soi per il Comparto della Frutta a Guscio: situazione attuale e prospettive future” tenutesi il 26 e 27 ottobre presso la Fondazione E. Mach di San Michele all’Adige (Tn). Quest’ultimo evento aveva lo scopo principale dell’analisi della situazione dei fruttiferi a guscio in Italia poiché sempre più stanno diventando un’alternativa strategica ad altre colture. All’evento hanno partecipato circa 50 esperti che hanno approfondito diverse tematiche di grande attualità per la conoscenza e lo sviluppo commerciale delle specie di frutta a guscio.

Gli argomenti trattati sono stati molteplici, spaziando dalla analisi dei mercati, allo studio delle risorse genetiche delle diverse specie (con la produzione di strumenti per l’analisi varietale e la tracciabilità dei prodotti), al coinvolgimento del mondo vivaistico, allo studio dei suoli in cui le specie da frutto vengono coltivate, alla fisiologia di crescita e maturazione dei frutti, fino alle strategie di controllo dei principali patogeni e fitofagi.

Consumi, vivaismo e coltivazione della frutta in guscio

La giornata seminariale, moderata da Roberto Botta dell’Università di Torino in qualità di coordinatore del Gruppo di Lavoro Soi sulla frutta secca, è cominciata con una ampia e puntuale analisi della situazione dei consumi, della produzione e della commercializzazione della frutta a guscio in Italia. Tatiana Castellotti e Francesco Licciardo hanno fornito una visione generale delle filiere in Italia cui è seguito un inquadramento più dettagliato sulla produzione e sui consumi della frutta a guscio nei mercati italiani, europei ed internazionali presentata da Giuseppe Calcagni in rappresentanza dell’International Nut & Dried Fruit Council.

La sessione dedicata alle risorse genetiche ha affrontato temi quali il contributo della ricerca genomica per lo sviluppo di strumenti molecolari finalizzati all’analisi delle varietà nelle diverse specie, con l’obiettivo di supportare la certificazione varietale nella filiera vivaistica e per il miglioramento genetico, nonché per favorire la tracciabilità dei prodotti. Gli interventi in questo settore hanno riguardato principalmente il castagno e noce; inoltre, è stata presentata una panoramica sulla biodiversità del pistacchio e su diversi aspetti della coltivazione di questa specie.

La seconda parte dei seminari ha affrontato il settore del vivaismo, sia dal punto di vista dell’esperienza pratica maturata nella micropropagazione di piante per la produzione di frutta a guscio, sia per quanto riguarda gli aspetti della conservazione e pre-moltiplicazione per la certificazione vivaistica europea del castagno e della qualificazione dei materiali di propagazione di mandorlo, nocciolo e noce. Da questa sessione è emersa chiaramente l’importanza dello sviluppo di una certificazione del materiale vivaistico che sia in linea con quanto è oggi richiesto per i fruttiferi maggiori.

Si è poi passati al tema della variabilità dei suoli per la coltivazione del castagno e del noce e, successivamente, all’importanza di conoscere maggiormente la fisiologia del castagno in tempi in cui i cambiamenti climatici stanno alterando gli ambienti da sempre vocati alla castanicoltura. Non meno dibattuto il tema della gestione dell’apporto idrico su noce da frutto, basato sull’esperienza maturata a tal riguardo in Emilia-Romagna; strategico lo studio dello sviluppo dei frutti e l’ottimizzazione dell’uso dell’acqua attraverso l’impiego di sistemi di supporto decisionale (Dss).

Illustrati anche gli effetti del processo di maturazione sulla qualità del gheriglio nelle noci; lo studio, condotto sulla varietà Lara, ha mostrato l’importanza di identificare una finestra temporale ottimale per la raccolta, che spesso non coincide con la smallatura spontanea, al fine di massimizzare la qualità del prodotto finale.

L’ultima parte della giornata è stata incentrata sulle tematiche legate alle patologie e alle strategie di difesa, fino alle buone pratiche per affrontare e risolvere le problematiche fitopatologiche dei castagneti da frutto, noce e nocciolo. Attenzione è stata posta anche al problema della gestione post-raccolta delle castagne per limitare i danni da Gnomoniopsis castaneae.

La seconda della Giornate Soi è stata dedicata alle visite agli impianti di noce del Bleggio Superiore e al castagneto didattico di Albiano. L’iniziativa ha fornito un’analisi approfondita del livello della ricerca e dell’innovazione a supporto del comparto frutta a guscio, mostrando quanto il divario tecnologico e di innovazione rispetto ad altre specie arboree da frutto, quali ad esempio melo, pesco, actinidia, si sia gradualmente assottigliato. È inoltre emersa con chiarezza la necessità di adottare approcci multidisciplinari (dalla genetica alla fisiologia, dallo studio dei suoli alla patologia vegetale) per il sostegno ad una filiera vivaistica sempre più efficiente anche nelle specie della frutta a guscio e per promuovere strategie di produzione sostenibili per queste specie.

Focus castagno in Toscana

A fine settembre scorso, la giornata tecnica Soi sulla “Castanicoltura di oggi e di domani”, svoltasi a Lucca, è stata un interessante occasione di riflessione sulle opportunità legate al castagno e sulle sempre maggiori sfide che i castagneti tradizionali stanno fronteggiando a causa del cambiamento climatico (es. fenomeni erosivi, siccità). La vulnerabilità dei castagneti dovuta agli effetti estremi del clima si sta facendo sentire sempre di più, anche in quegli areali da sempre considerati vocati alla specie. È quindi emersa la necessità di mettere in pratica, ove possibile, tutte quelle pratiche atte ad attenuare i danni sul suolo (es. riduzione dei fenomeni erosivi), sulla pianta (es. sfalcio tardivo del manto erboso per un maggiore mantenimento dell’umidità nel castagneto) e, al contempo, individuare anche quegli areali che meglio potranno accogliere i castagneti specializzati del futuro. Tali castagneti, infatti, potrebbero essere in grado di adattarsi maggiormente agli effetti del cambiamento climatico grazie all’attuazione di pratiche colturali (es. irrigazione) più facilmente e razionalmente possibili come in un moderno frutteto.

Nella messa a dimora di tali impianti ad alta densità è di estrema importanza l’utilizzo di materiale vivaistico certificato, sia per il nesto, sia per il portinnesto; ciò permetterebbe di semplificare anche le tecniche di potatura, attualmente complesse, onerose e le cui competenze sono limitatamente sviluppate nel castagneto tradizionale. Inoltre, una gestione razionale del castagneto, seguendo le buone pratiche colturali in campo e nel post-raccolta, è la chiave per ridurre al minimo le problematiche fitosanitarie in campagna (es. marciume bruno). L’evento Soi di Lucca è servito soprattutto a sottolineare che tutta la filiera del castagno, dagli impianti, agli operatori del settore, fino ai consumatori ha, nella maggior parte dei casi, assolutamente bisogno di essere “svecchiata” per dare modo anche a questo comparto di essere economicamente sostenibile e rappresentare un’opportunità di lavoro per i giovani del nostro territorio. La storia della castanicoltura italiana, fatta di tradizioni, modi di vita, sopravvivenza in areali difficili, é l’eredità di un mondo che sta scomparendo, ma rappresenta una solida base per un progetto di futuro rilancio.

Frutta secca, le iniziative per lo sviluppo produttivo - Ultima modifica: 2023-11-21T17:22:20+01:00 da K4

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome