Inverni miti e gelate tardive, piovosità concentrata e di maggiore intensità, frequenti eventi grandinigeni, eccesso di vento e insolazione, aumento dei patogeni alieni. Una sintesi del cambiamento climatico in atto e della situazione fitopatologica che porta a una sola considerazione: fare frutticoltura senza i sistemi di copertura del frutteto sembra ormai impensabile. Se n'è parlato approfonditamente all'incontro “Le nuove frontiere della frutticoltura protetta” in occasione della giornata inaugurale del Macfrut. Tre esperti in materia hanno fatto il punto sulle principali tipologie di reti di protezione, sui costi dell'investimento e sulle risposte fisiologiche della pianta a questi sistemi. Come caso studio è stata presa in considerazione una specie fra tutte: il ciliegio, che tra Drosophila e cracking è l'esempio emblematico della frutticoltura protetta.
Molti tipi di reti, molte funzioni
«L’uso di coperture multifunzionali nei frutteti rappresenta una strategia di protezione attiva contro stress biotici e abiotici, utile anche nella programmazione delle produzioni e della qualità dei frutti - ha introdotto Davide Neri, Università delle Marche. Apposite reti fotoselettive, schermanti e riflettenti possono alterare in modo positivo lo spettro luminoso, l’ombreggiamento e il regime termico con un significativo impatto sulla fotosintesi e sul benessere delle piante in base al tipo di materiale (colore, tessitura) e di istallazione. Le coperture possono limitare la bagnatura dei frutti e delle foglie (anti-pioggia), i danni da grandine, vento, uccelli e/o escludere l’entrata di insetti con reti a maglia stretta su fila singola o su blocchi di file. Le coperture riducono anche le radiazioni ultraviolette (circa il 20% per le reti antigrandine fotoselettive) con un significativo vantaggio per gli operatori e la riduzione dei rischi di tumori della pelle. Nell’analisi del costo delle coperture va infine inclusa la necessità del riuso delle plastiche a fine ciclo, l’eventuale stimolo di alcuni patogeni e parassiti e il possibile impatto sul paesaggio, nell’ottica di un uso sostenibile (economico, sociale e ambientale)».
Le coperture del ciliegio
«Fino a trent'anni fa nessuno si immaginava di dover coprire le ciliegie. Ma la situazione si è evoluta: solo nell'areale di Vignola (Modena) si è passati da 200mila t prodotte negli anni '60 a poco più di 50mila. Le coperture nel ciliegio sono andate modificandosi negli anni di pari passo con l'evoluzione dei sistemi di impianto - ha precisato Stefano Lugli dell’Università di Modena e Reggio. Dai modelli antipioggia introdotti circa trent'anni fa nei ceraseti tradizionali per la difesa delle ciliegie dal cracking, le coperture sono divenute oggi polifunzionali, in grado di proteggere le coltivazioni specializzate intensive da numerose avversità biotiche e abiotiche: insetti come drosophila, mosca e cimice, uccelli, eventi atmosferici come grandine, pioggia e vento. Tutto in un'unica soluzione, a difesa delle produzioni di elevata qualità e di alto reddito. Un aspetto quello dell'elevata qualità che voglio sottolineare. La protezione delle reti consente di ridurre drasticamente gli interventi fitosanitari, ottenendo quindi un prodotto con un residuo bassissimo. Con una gestione convenzionale del ceraseto gli interventi, insetticidi e fungicidi, che si eseguono tra inizio marzo e fine giugno sono 16 mentre con una rete monofila si riducono a 8.
Tab. 1 - Trattamenti sulla cv Sweetheart nel comprensorio di Vignola (2021)
01-mar | 31-mar | 30-apr | 31-mag | 30-giu | TOTALE | |
Keep in touch monofila | 3 insetticidi e 1 fungicida | 1 insetticida e 2 fungicidi | 1 fungicida | 8 trattamenti | ||
No cover (solo difesa integrata) | 2 insetticidi e 3 fungicidi | 2 insetticidi e 1 fungicida | 3 insetticidi e 2 fungicidi | 13 trattamenti | ||
No cover (solo difesa convenzionale) | 2 insetticidi e 1 fungicida | 1 insetticida | 7 insetticidi e 5 fungicidi | 16 trattamenti |
La valutazione finanziaria dei sistemi di copertura
Rino Ghelfi, dell’Università di Bologna, ha toccato un altro tema chiave, quello della sostenibilità economica di questi sistemi. «L’intensità dei fenomeni climatici avversi e la diffusione di nuovi patogeni ha accresciuto considerevolmente l’aleatorietà delle produzioni per molte specie frutticole. Ciò determina un danno non solamente per i bilanci delle imprese agricole, ma per l’intera filiera poiché il deterioramento del prodotto disponibile riduce l’efficienza di lavoro dei magazzini di condizionamento, oltre a rendere più difficoltoso il mantenimento di validi rapporti commerciali. Se l’adozione di sistemi di protezione garantisce indubbiamente un miglioramento quali–quantitativo del raccolto, sono tuttavia gli aspetti economici e finanziari a decretarne, in ultima analisi, il successo e la conseguente diffusione».
Nel suo intervento ha ripercorso velocemente la valutazione economica di una selezione di impianti protettivi attualmente disponibili per il ciliegio: dai tradizionali anti-grandine a quelli multifunzione completi di rete anti-insetto, monofilari o monoblocco e con diversi livelli di automazione.
Lo studio completo è stato pubblicato su rivista di Frutticoltura n. 4/2021
"Luci e ombre sui nuovi sistemi di copertura del ceraseto"
Tre esempi di coperture
All'incontro hanno partecipato anche tre aziende produttrici di sistemi di copertura:
- Arrigoni, con il sistema Protecta;
- Boscato Reti, con il sistema Keep in touch;
- Carpenteria Fossano, con il sistema Sprint Cover.