Aumentano le coltivazioni di nocciolo in tutte le aree corilicole nazionali e gli incrementi sono a due cifre in Piemonte, Lazio e Campania. “Si registrano nuovi impianti, per un totale di circa 10.000 ha, in regioni in cui il nocciolo non era presente o solo in modo marginale” – riferisce Giampaolo Rubinaccio, coordinatore dell’Organismo Interprofessionale Ortofrutta Italia – che aggiunge “molti di questi 10.000 ha sono “governati” direttamente dal gruppo Ferrero”.
La domanda mondiale è tendenzialmente in crescita e i prezzi sono in aumento a causa del calo dell’offerta. “In Turchia” – prosegue Rubinaccio – “che rappresenta il più grande produttore mondiale di nocciole (65-70% del totale) si sono verificati, negli ultimi anni, problemi climatici nonché un’instabilità socio–politica che ha reso meno certa la fornitura di nocciole”. In questo scenario le industrie dolciarie si sono mosse con nuove strategie volte da un lato a stimolare la nascita di nuovi impianti e, dall’altro, ad acquisire terreni per la produzione diretta.
“Le industrie dolciarie devono cautelarsi sulla disponibilità del prodotto, sulla sua qualità, tracciabilità e sostenibilità ambientale. Dalla parte dei produttori, invece, la sfida è soprattutto sull’innovazione di processo: precocizzare l’entrata in produzione, aumentare le rese, migliorare la meccanizzazione di potatura e raccolta”. Il comparto è in attesa di maggiori dettagli riguardo il progetto di nuovi impianti da parte del gruppo Ferrero, mentre la Loacker sta investendo al centro Italia.
“In questo fermento di attività” – sottolinea Rubinaccio – “la Campania ad oggi è fuori da tutte le iniziative di filiera corta”. I dati standard di produzione per il nostro Paese sono stati stravolti dai nuovi impianti messi a dimora negli ultimi 10 anni. “Esistono ancora opportunità d’investimento in Italia, anche in aree dedicate alla produzione di frutta fresca, purché si persegua una professionalità produttiva e si redigano contratti di acquisto seri a prezzi il più possibile stabili. Quel che è certo è che oggi l’80% delle “Tonde di Giffoni” nazionali sono prodotte fuori dell’areale a denominazione e circa il 60% fuori della Campania. Nel mondo, poi, il 90% di esse è prodotto fuori dai confini europei”.
Gli aspetti commerciali, intanto, rilevano un costante incremento delle importazioni e i concorrenti esteri sono in gran fermento, avvantaggiati dal poter applicare, anche solo per la maggiore apertura mentale dei nuovi operatori, tecniche colturali moderne. “Dai Paesi del Mar Caspio si sono consolidate le importazioni di nocciole che ben sostituiscono le nocciole nazionali, anche nella pasticceria d’alta gamma, con prezzi assai vantaggiosi per chi le importa”.
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