Kiwi, con l’innesto ex vitro piante pronte per il vivaio in tempi rapidi

innesto ex vitro kiwi
La procedura, abbastanza semplice, garantisce una grande uniformità d'innesto e minori punti di ingresso per i patogeni. L’innesto ex vitro del kiwi permette di produrre grandi quantità di piante innestate e ambientate, pronte per il vivaio in tempi rapidi: meno di 3 mesi dall’innesto alla pianta bimembre autonoma

È stato recentemente brevettato per le piante arboree un nuovo tipo di innesto su scala industriale da fare in fase di ambientamento ex vitro di entrambi i bionti. L’innesto ex vitro del kiwi permette di produrre grandi quantità di piante innestate e ambientate, pronte per il vivaio in tempi rapidi (inferiori a 3 mesi dall’innesto alla pianta bimembre autonoma). È semplice e permette di ottenere alte rese ed elevato attecchimento, garantendo grande uniformità del punto d’innesto e minori punti d’acceso per patogeni. Infine, aumenta l’efficienza della fase di ambientamento raddoppiando le piante prodotte di kiwi, perché oltre alle piante innestate anche le piante autoradicate da cui sono state prelevate le marze formano un nuovo astone.

Stato dell'arte della tecnica

Normalmente il ciclo di viavio delle piante da frutto di due anni (preparazione del portinnesto e crescita dell’astone) è riducibile a uno con tecniche di forzatura. In ogni caso, servono piante madri di più anni di età da cui prelevare le marze, e questo può ritardare la diffusione di nuove varietà. Gli astoni preparati in questo modo presentano costi elevati e non permettono di rispondere prontamente alle richieste di mercato, se non con tempestiva programmazione.

Il ciclo produttivo può essere ridotto a 6-8 mesi con il mini-innesto a chip budding su portinnesti in vaso di piccole dimensioni (Massetani et al., 2008 a, b; Neri et al. 2008) oppure a poche settimane con il micro-innesto in vitro eseguito in asepsi (Neri 1990; Rehman e Gill, 2015). Tuttavia, il mini-innesto richiede portinnesti allevati in vaso (generalmente moltiplicati in vitro e ambientati) e gemme di piccole dimensioni preparate su piante ripetutamente potate e forzate in ambiente protetto. Per problematiche fisiologiche legate alla dormienza delle gemme e allo stato fisiologico dei portinnesti, questa tecnica ha l’inconveniente di non garantire costantemente alte rese.  Il micro-innesto, invece, combina le tecniche di innesto e di micropropagazione e richiede l’impianto del meristema su un portinnesto capitozzato in vitro, assistito con stereoscopio e in asepsi, pertanto trova applicazione solo per motivi sperimentali o di ricerca.

innesto ex vitro kiwi
Molletta posizionata correttamente a coprire il punto di innesto

Dal 2018 esiste un procedimento più rapido per innestare le piante arboree da frutto che consente di evitare o quanto meno ridurre notevolmente gli inconvenienti descritti e in particolare di rispondere tempestivamente alle esigenze di mercato. L’innesto viene eseguito nella fase di ambientamento ex vitro di entrambi i bionti, ovvero del portinnesto e della marza micropropagati e ancora con consistenza erbacea (brevetto numero IT201800002460A1 depositato il 07/02/2018 da Agricolt Brandoni, Castefidardo, AN, www.agricoltbrandoni.it).

L’ambientamento ex vitro è una fase del processo di micropropagazione che consente alle piante moltiplicate in vitro in asepsi, saturazione idrica ed eterotrofia, di ritornare al funzionamento autotrofo, con autonomia di assorbimento, capacità di traspirazione controllata e termoregolazione. E’ una fase molto complessa che richiede gradualità e attenzione per ottenere percentuali di successo elevate nella produzione massiva di piante da frutto autoradicate (Neri et al., 2017).

Il processo di innesto ex vitro consente di utilizzare materiale di propagazione (portinnesto e nesto) controllato dal punto di vista sanitario poiché prodotto in asepsi, senza comportare la macchinosità e i costi del micro-innesto perché non viene eseguito in asepsi ma solo in ambiente controllato con la operatività semplificata dell’innesto erbaceo con taglio obliquo tipico delle piante ortive (Lee e Oda, 2002).

Leggi la descrizione passo per passo della tecnica
di innesto ex vitro del kiwi
su rivista di Frutticoltura n.10/2020

Efficacia dell’innesto ex vitro del kiwi

Con materiale ex vitro reperito a fine marzo-inizio aprile ed innesti eseguiti nel periodo ottimale di aprile–metà maggio, a metà luglio tutto il materiale è risultato innestato e trapiantato in vaso più grande e pronto per la messa a dimora a settembre. In fase di ambientamento pre-innesto sono state riscontrate fallanze basse, variabili a seconda della specifica sensibilità della varietà rispetto alle fasi di ambientamento. Le fallanze finali sono estremamente limitate e non hanno mai superato il 15%, normalmente sono risultate inferiori al 5 %. L’innesto viene eseguito con rapidità e ciascun operatore può effettuare 85-87 innesti all’ora.

Nel caso studio del kiwi, la sequenza delle fasi di attecchimento procede rapidamente nei 13 giorni seguenti all’innesto fino alla rimozione dei dispositivi di ambientamento (coperchio e telo). Si è potuto rilevare come 3 giorni dopo l’innesto i due bionti sono ancora completamente separati; dopo 6 giorni, la saldatura non è iniziata e non è visibile il callo di cicatrizzazione, ma si riscontra una consistenza gelatinosa della zona di contatto tra i due bionti; dopo 10 giorni si rileva una parziale connessione tra i tessuti dei due bionti; dopo 13 giorni è presente una pressoché totale connessione tra i tessuti delle aree cambiali. La regolarità con cui avviene la fase di attecchimento determina una maggiore uniformità dei tessuti lignificati dell’astone, a differenza di quanto avviene negli innesti eseguiti con il tradizionale utilizzo delle marze.

Kiwi, con l’innesto ex vitro piante pronte per il vivaio in tempi rapidi - Ultima modifica: 2020-12-17T14:14:34+01:00 da Sara Vitali

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