L’incertezza domina il settore vivaistico

settore vivaistico
Regolamenti europei e nuove proposte pesano sul settore vivaistico, non tutelando il produttore e mettendo a rischio i livelli di qualità raggiunti

L’attuale momento storico è caratterizzato da un’incertezza non solo di lungo periodo, ma anche di breve termine. Che si tratti di pace nel mondo, di approvvigionamenti energetici, di accesso al cibo e all’acqua, queste sono le grandi incognite dell’attuale sistema di vita. Non una visione pessimistica, ma una cruda realtà con la quale bisogna confrontarsi giornalmente e che finisce per condizionare l’agire attuale e la programmazione futura. Non si sottrae a questa condizione il comparto agricolo e il settore vivaistico in particolare, da sempre “sorvegliato speciale” da parte del legislatore per il fondamentale ruolo che ricopre nella diffusione dell’innovazione, non solo varietale, ma di genotipi meglio adattabili alle attuali condizioni di coltivazione nelle varie aree, oltre che per il suo potenziale veicolo di pericolosi organismi nocivi che possono globalizzare un problema locale attraverso lo scambio internazionale dei materiali di propagazione vegetale.

L'editoriale di rivista di Frutticoltura n. 10/2023

Il settore vivaistico, reduce da meno di 5 anni del nuovo assetto fitosanitario comunitario (D.L. 18/2021 che ha recepito il Reg. Ue 2031/2016) e dell’adeguamento della normativa nazionale per quanto riguarda l’etichettatura delle piante da frutto delle differenti categorie, ha la prospettiva di una nuova rivoluzione copernicana nel caso che una proposta di legge avanzata da Commissione e Parlamento Ue andasse in porto. A dieci anni dal precedente tentativo, poi naufragato, e con la pretesa di accorpare le norme in “soli” 5 gruppi di specie che hanno poco in comune, a partire dai metodi di moltiplicazione, è in discussione l’unificazione in un unico provvedimento della regolamentazione della produzione e commercializzazione dei materiali riproduttivi vegetali di colture agrarie, ortaggi, fruttiferi, vite e patata. Insomma, un minestrone variegato!

Le nuove norme Ue non sembrano orientate alla tutela dell’agricoltore “grower o farmer” ma del “final user”, ossia del cittadino comune che ha la fantasia, la pretesa e/o la presunzione di fare agricoltura nel proprio tinello o balcone di casa. Le prime difficoltà s’incontrano già nel glossario tecnico che differisce per concetti e terminologia per i differenti gruppi di specie.

Per restare al settore frutticolo, una delle proposte è la possibilità di commercializzare mazzi di astoni di “materiali eterogenei” o “multi o poli clonali”; facile intuire i successivi risultati per gli impianti fruttiferi professionali. Che ne sarà di mezzo secolo di sviluppo ed evoluzione dei programmi di certificazione genetico-sanitaria attuati in forma volontaria e della conquista del marchio QVI (Qualità Vivaistica Italia) per garantire livelli di qualità superiore rispetto a quelli comunitari? Un’evoluzione che è costata ingenti investimenti da parte delle imprese vivaistiche, che necessitano di tempo per consentire ammortamenti sostenibili e il giusto ritorno economico.

Sempre sul lato comunitario si attende un chiaro segnale per le Tea, che darebbero una nuova prospettiva per la disponibilità di nuovi genotipi che meglio tollerano cambiamenti climatici e le insidie di patogeni e parassiti, dando un senso alla richiesta di riduzione dei prodotti fitosanitari per la loro protezione. Concetti, questi, che non sembrano minimamente sfiorare i nostri politici, come dimostra la vicenda del V bando delle filiere agroalimentari previsto dal Pnrr, che vede un ambizioso progetto vivaistico partecipato dalle più importanti imprese nazionali in tutta Italia, nel solco della sostenibilità ambientale e della transizione energetica del vivaismo professionale. A distanza di mesi dalla presentazione delle domande e in totale ritardo con i tempi indicati dal bando di gara, non si conosce ancora la graduatoria definitiva e il numero dei progetti finanziabili.

Passano i mesi e l’attuazione degli interventi proposti non può decollare, generando ulteriori incertezze sul futuro sviluppo del settore. Nel frattempo si continua a seminare, radicare, innestare, con la speranza di migliori scenari futuri, da buoni contadini che devono avere fiducia nel domani.

L’incertezza domina il settore vivaistico - Ultima modifica: 2023-12-22T09:12:28+01:00 da K4

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