Meno chimica nel post raccolta, come cambia la difesa  

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Meno principi attivi, stesse patologie. Continua il lavoro di ricerca per perfezionare i sistemi basati sulla termoterapia, indice DA, biofumigazione, Bca, gras e foto ossidazione

Durante la conservazione la frutta fresca costituisce un substrato ideale per lo sviluppo di microrganismi (in particolare agenti fungini) in grado di instaurare processi di marcescenza che in alcuni casi provocano significative perdite di prodotto. I più importanti sono: Botrytis cinerea (agente patogeno della “muffa grigia”), Monilia spp. (“marciume bruno”) e Neofabraea spp (“marciume lenticellare”).

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Sintomi marciume lenticellare su cv Fuji

Benché la difesa chimica occupi una posizione di rilievo nella protezione post-raccolta, la possibilità di intervenire con trattamenti a base di agrofarmaci è rigidamente regolamentata dalla legislazione comunitaria e degli Stati membri dell’Ue, tanto che attualmente sono pochissimi o spesso vietati i principi attivi impiegabili contro le alterazioni sia biotiche che abiotiche a insorgenza post-raccolta.

La situazione appena descritta, ma anche i problemi legati allo sviluppo di ceppi resistenti ai pochi fungicidi ammessi, oltre alla necessità di individuare efficaci sistemi di protezione per la frutta biologica e alla crescente attenzione dei consumatori verso la salubrità dei prodotti, hanno orientato la ricerca verso la messa a punto di sistemi di difesa post-raccolta alternativi a quelli chimici, tra cui quelli di seguito descritti.

Tecnica 1/ La termoterapia

Per combattere la monilia delle drupacee e il marciume lenticellare delle mele sono in corso già da diversi anni ricerche basate sull’impiego della termoterapia. Si tratta di una tecnica che ha finora mostrato potenzialità interessanti, anche se con alcune criticità, che consiste nell’immergere per alcuni minuti i frutti in acqua calda a temperatura variabile secondo la specie da trattare.

Alcune prove condotte dall’Università di Bologna hanno evidenziato che la termoterapia è in grado di ridurre mediamente del 60% l’infezione da monilia su pesche e nettarine; mentre l’immersione di mele Pink Lady in acqua calda a 45 °C per 10 minuti ha permesso di diminuire in media di oltre il 50% l’incidenza di marciume lenticellare in partite conservate per 5 mesi a 0°C.

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Trattamento con termoterapia

La termoterapia è un sistema completamente naturale che non richiede alcuna autorizzazione all’impiego e quindi immediatamente applicabile anche in coltivazione biologica. Tuttavia occorre meglio individuare le condizioni ottimali di trattamento, poiché temperature eccessive possono provocare sui frutti fenomeni di tossicità, mentre tempi di esposizione troppo lunghi potrebbero essere non compatibili con le esigenze di lavorazione della frutta in magazzino.

Tecnica 2/ L'indice DA

L’indice Differenza di Assorbanza (DA) si basa sulla spettroscopia NIRs e prende in considerazione la differenza di assorbanza tra l’emissione e la ri-emissione da parte di un frutto di due sorgenti luminose monocromatiche. Pertanto l’indice DA è associato al contenuto di clorofilla e alla produzione di etilene e quindi in definitiva al grado di maturazione del frutto. Tale indice può essere facilmente rilevato utilizzando un apposito strumento portatile (Da-meter).

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Misurazione con DA meter su pesca

L’indice DA è stato efficacemente utilizzato dagli stessi ricercatori dell’Ateneo bolognese per ripartire frutti di pesco e di melo in funzione del loro grado di maturità e di conseguenza della loro suscettibilità al marciume bruno o al marciume lenticellare. In particolare, frutti di pesco e melo asintomatici, in apparenza uguali per grado di maturazione, dopo la raccolta sono stati suddivisi utilizzando il Da-meter in due diverse classi, entrambe poste in conservazione a 0°C per periodi diversi (fino a un massimo di 120 gg). Il risultato è stato che la classe con i frutti più maturi ha mostrato una percentuale significativamente più elevata di marciumi, indicando che l’indice DA può essere utilizzato come un valido strumento per selezionare le diverse partite di frutta dopo la raccolta e deciderne la destinazione commerciale: es. mercato interno per i frutti più maturi; export per quelli in uno stadio di maturazione meno avanzata.

Tecnica 3/ La biofumigazione

La biofumigazione è una tecnica che consiste nel trattare durante la conservazione partite di frutta con prodotti fumiganti a base di sostanze naturali ad attività antifungina. A tale proposito, prove preliminari realizzate impiegando prodotti isotiocianati derivati da glucosinolati, come l’isotiocianato di allile (sostanza estratta dalle brassicacee) hanno dato risultati incoraggianti per contrastare l’insorgenza della botrite su partite di fragola dopo 2-3 giorni di conservazione. In particolare la riduzione della muffa grigia rispetto al testimone non trattato è risultata variabile dal 50 all’85% secondo il livello di malattia.

Ricercatori dell'Università della Georgia hanno invece valutato l'effetto di un formulato commerciale (lo Sporatec, registrato negli Usa ma non in Europa) contenente olio di rosmarino, chiodi di garofano e timo, per controllare i marciumi su mirtilli artificialmente inoculati con Alternaria alternata, Botrytis cinerea e Colletotrichum acutatum, posti in refrigerazione per una settimana a 7°C. Il prodotto si è dimostrato abbastanza efficace nel prevenire l’insorgenza dei marciumi, anche se con un impatto negativo su diverse caratteristiche organolettiche, quali acidità, astringenza, succosità, asprezza e sapore caratteristico del frutto.

Tecnica 4/ Le sostanze Gras

Tra i prodotti alternativi ai mezzi chimici rientrano le sostanze definite dalla Food and Drug Administration americana come “Generally Regarded as Safe” (Gras). Si tratta di sostanze utilizzate nell’industria alimentare come additivi per migliorare la conservabilità e la sicurezza igienica dei cibi in quanto manifestano una significativa attività antimicrobica. La funzione di queste sostanze è quella di ritardare la germinazione delle spore fungine all’interno delle ferite, anche se non si può escludere un effetto d’induzione di resistenza sull’ospite. In generale i carbonati di Na e di K, i bicarbonati di Na, di K e di ammonio e il sorbato di K, sono quelle che hanno mostrato la maggiore efficacia nel contenere i marciumi post-raccolta di diverse specie frutticole. In particolare i carbonati di Na e di K e il bicarbonato di Na, utilizzati su uva da tavola, si sono dimostrati efficaci nel contenere il marciume botritico.

Tra i sali inorganici, uno dei più utilizzati è il cloruro di Ca, che somministrato all’1% sempre su uva da tavola, sia da solo che associato ad antagonisti microbici, ha determinato significative riduzioni del marciume botritico e del marciume acido. Buona è apparsa anche l’attività di queste sostanze nel contenere alterazioni fungine quando abbinate alla termoterapia.

Tecnica 5/ I Bca

Un'atra alternativa all’uso dei prodotti chimici è rappresentata dai microrganismi antagonisti o Bca (Bio Control Agents). Tra quelli in avanzata fase di studio, lieviti e funghi lievitiformi sono molto promettenti per l'uso contro patogeni post-raccolta poiché presentano elevata attività antagonistica, in genere non producono sostanze antibiotiche e il loro impiego ha dato risultati positivi anche in condizioni semi-commerciali su più specie frutticole.

Risultati interessanti sono stati ottenuti su diverse specie frutticole anche con l’impiego di Bca in combinazione con sostanze di origine naturale; tra questi, particolarmente promettenti risultano le sostanze Gras.

Sebbene non disponibili in Italia, diversi sono i prodotti commerciali a base di Bca già registrati all’estero per essere impiegati in post-raccolta, come il Bio-Save (a base di Pseudomonas syringae) negli Stati Uniti; lo Shemer (a base di Metschnikowia fructicola) in Israele; lo Yield Plus (a base di Cryptococcus albidus) in Sud Africa e il Candifruit (a base di Candida sake) in Spagna.

Nel nostro Paese numerose sono state le ricerche condotte al riguardo e, relativamente all’uva da tavola, diversi ceppi di Aureobasidium pullulans (L47, 547, 544) hanno ridotto efficacemente l’incidenza del marciume botritico in conservazione mediante applicazioni sia in pre- che in post-raccolta.

Tecnica 6/ Foto ossidazione

Da poco l’Unione nazionale Italia Ortofrutta ha affidato all’Università della Tuscia un progetto di ricerca applicata volto a verificare l’incremento della conservabilità in post-raccolta di frutta e ortaggi mediante la sperimentazione di un dispositivo di foto ossidazione idrata catalitica per purificare e sanitizzare l’aria nelle celle di frigoconservazione.

La fotocatalisi è il fenomeno naturale in cui una sostanza, detta foto catalizzatore, attraverso l’azione della luce (naturale o artificiale) modifica la velocità di una reazione chimica. Il processo chimico che sta alla sua base è infatti un’ossidazione che si avvia grazie all’azione combinata della luce (solare o industriale/artificiale) e dell’umidità dell’aria. I due elementi (luce e aria), a contatto con il rivestimento delle superfici, favoriscono l’attivazione della reazione e la conseguente decomposizione delle sostanze organiche e inorganiche, tra cui funghi, batteri, virus, ecc. Le attività sperimentali sono in corso e non si conoscono al momento i possibili risultati.

Meno chimica nel post raccolta, come cambia la difesa   - Ultima modifica: 2020-08-31T10:27:41+02:00 da Sara Vitali

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