La castanicoltura campana rialza la testa

Ma non sarà solo la maggiore quantità di prodotto a segnare la svolta. Il recente riconoscimento, regionale e ministeriale, al Distretto “Castagne e Marroni della Campania”, che fonda la propria azione sulle produzioni tipiche a marchio Igp, consentirà il raggiungimento di quei risultati che il comparto attende da oltre 10 anni

Dopo un decennio, dal 2011 al 2019, in cui la castanicoltura campana è stata flagellata dal Cinipide galligeno, con perdite produttive che in taluni anni e in alcune aree hanno toccato punte del 90%, l’annata 2020 segna una chiara inversione di tendenza sotto il punto di vista fitosanitario e produttivo.

«In realtà - ci riferisce Roberto Mazzei, referente Frutta a Guscio della Coldiretti Campania – in alcuni anni, come nel 2015 e nel 2017, si è verificata una ripresa, ma non sono mai state raggiunte le produzioni del passato e sono emerse ulteriori problematiche legate alle qualità del prodotto (muffa). In altre annate, come quella appena trascorsa, le difficoltà produttive sono da ascrivere soprattutto agli anomali andamenti climatici che hanno provocato ingenti danni in fase di fioritura e si sono sommati alla presenza di Cinipide, che debilita la pianta».

Ripresa produttiva per la castanicoltura campana

«Le produzioni precoci provenienti dall’areale di Roccamonfina – aggiunge Mazzei – sono state di buon auspicio, con “ricci” pieni e di ottima qualità, anche se il clima torrido e la prolungata siccità hanno inciso su pezzatura e quantità. Solitamente, la tendenza produttiva in questa zona anticipa quello che succederà negli altri ambienti castanicoli regionali. Qualche problema è sorto, causa la siccità, prevalentemente nelle aree del Cilento. Le piogge che si sono verificate nell’ultima settimana di settembre se da una parte hanno migliorato la resa dall’altra, essendosi manifestate in forma di vere tempeste, hanno determinato forti danni causando una cascola precoce e danni all’impalcato delle piante».

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In Campania, dopo un lungo periodo di difficoltà produttive causate soprattutto dal Cinipide, si prospetta un’annata discreta. L’andamento climatico piuttosto siccitoso ha inciso sulla quantità, mentre la qualità delle produzioni appare buona

L’avvento del Cinipide

«Come annata post-Cinipide – precisa Mazzei – il 2020 si può considerare l’anno migliore con una stima produttiva che è pari al 60-70% delle punte produttive ante-cinipide. Attualmente il parassita, ormai endemico nel nostro territorio, può considerarsi in “equilibrio biologico” con il suo antagonista naturale e integrato nel nostro sistema castanicolo, seppur in alcune aree a macchia di leopardo rimane presente in modo aggressivo».

Il mercato

Meno certo è quello che succederà sul mercato poiché si prevede un maggiore afflusso di prodotto e un minor consumo legato anche alla cancellazione di eventi e manifestazioni in cui la castagna assume il ruolo di “protagonista”. «Negli anni di difficoltà della castanicoltura campana i maggiori competitors, ovvero Portogallo, Grecia, Turchia e Spagna, si sono ritagliati importanti spazi di mercato collocando le produzioni a prezzi interessanti. Quest’anno, quindi, i castanicoltori campani si dovranno confrontare con le grandi capacità produttive della concorrenza in un momento in cui verrà meno la richiesta di un frutto il cui consumo è tradizionalmente di tipo “emozionale”».

Per i produttori sembra giunto il momento per impegnarsi nell’ammodernamento degli impianti e nel miglioramento degli aspetti merceologici delle castagne. «La Gdo – aggiunge il nostro interlocutore – richiede un prodotto stabile e privo di difetti; ciò impone ai castanicoltori campani il rinnovamento degli impianti, spesso obsoleti, e una migliore gestione agronomica delle coltivazioni e del prodotto post raccolta. La nascita del nuovo Distretto “Delle Castagne e dei Marroni della Campania” potrà contribuire in maniera decisa al cambiamento e proiettare nuovamente la regione nel suo storico ruolo di leader».

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La castanicoltura campana necessita di un forte processo di ammodernamento e la nascita del nuovo Distretto “Castagne e Marroni della Campania” potrà contribuire a questa nuova fase

Il nuovo Distretto Castagne e Marroni della Campania

«I prossimi mesi potrebbero segnare una svolta importante per il castagno in Campania. Un recupero produttivo con l’imminente campagna è quasi certo, anche se andrà valutata la qualità dei frutti raccolti, che potrebbero avere pezzature inferiori alle attese, e c’è sempre l’incognita degli attacchi di Gnomoniopsis, vero flagello degli ultimi anni - afferma Italo Santangelo, ex dirigente regionale ed esperto del settore».

Ma non sarà solo la maggiore quantità di prodotto a segnare la svolta della castanicoltura campana. «Finalmente l’intera filiera, dai produttori agricoli ai trasformatori e confezionatori, ha capito che solo agendo insieme sarà possibile raggiungere obiettivi comuni che mirano al recupero competitivo della castanicoltura campana sui mercati internazionali».

Il recente riconoscimento, regionale e ministeriale, al Distretto “Castagne e Marroni della Campania”, che fonda la propria azione sulle produzioni tipiche a marchio IGP (3 al momento ma l’obiettivo è pervenire a 5), consentirà il raggiungimento di quei risultati che il comparto attende da oltre 10 anni. «Una sfida vincente che però presuppone investimenti seri sul fronte dell’innovazione tecnologica, da quella in pieno campo fino alla tracciabilità attraverso le più avanzate tecnologie digitali».

La castanicoltura campana rialza la testa - Ultima modifica: 2020-10-23T12:44:01+02:00 da Sara Vitali

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