Grande interesse per la produzione di albicocche precocissime

varietà albicocche basilicata
Frutti di Mikado, una delle varietà più precoci presenti in coltivazioni commerciali
La destinazione al mercato del fresco necessita di continue innovazioni in linea con le richieste dei consumatori. In Basilicata superficie stabile nonostante le criticità parassitarie e climatiche

In Italia l’albicocco si coltiva su una superficie di oltre 19.000 ettari (vedi Tabella 1), dato che si è stabilizzato negli ultimi anni con un aumento delle superfici in alcune regioni come l’Emilia-Romagna, a discapito di altre drupacee come il pesco. Anche per questa coltura prevale la coltivazione al sud, dove si coltiva circa il 57%, con un ritorno in aree storicamente dedite alla sua coltivazione, vedi la Campania, che è al secondo posto per superfici coltivate, ma anche in regioni come la Basilicata che ha da sempre rappresentato un territorio particolarmente vocato per questa specie.

Tabella 1 - Superficie e produzione italiana e delle principali regioni albicocchicole nel 2022

Regioni Superfici (ha) Produzione (q)
Emilia-Romagna 5723 678000
Campania 3769 614540
Basilicata 3765 437370
Puglia 1150 122500
Sicilia 1024 125000
Altre 2877 316144
Nord 7671 1200797
Centro 542 61538
Mezzogiorno 10870 1564015
Italia 18308 2369000

 

In quest'ultima regione si è avuto, negli anni ’90 il passaggio da una produzione destinata alla trasformazione industriale a quella per il mercato del fresco. Questo passaggio non poteva prescindere dall’inserimento di nuove cultivar che soddisfacessero le esigenze del mercato, differenti rispetto a quelle fino a quel momento coltivate. Da allora vi è stato un continuo inserimento di varietà per conseguire tali obiettivi, con le criticità tipiche di questa specie, quale l’adattamento a differenti condizioni climatiche rispetto agli areali di selezione. Allo scopo furono introdotte varietà di provenienza estera (canadesi, americane, francesi) e italiana (Toscana ed Emilia-Romagna).

Ma in generale, non solo in Basilicata, l’interesse per il mercato del fresco ha determinato un forte impegno da parte dei breeders, privati e pubblici, di selezionare nuove varietà che cogliessero e soddisfacessero al meglio le richieste del mercato. L’introduzione di nuove cultivar ha, talvolta, disatteso tanto le aspettative del consumatore (soprattutto in termini di qualità gustativa finale) tanto quelle della produzione (scarsa adattabilità ambientale).

Dagli anni 2000 si è avuto un cambiamento anche delle caratteristiche del frutto in termini di colorazione dal giallo pallido delle varietà tradizionali, compresa la molto produttiva Ninfa, si è passati ad un giallo intenso, arancio, con sovraccolorazione, blush, estesa su parte o su tutto il frutto, si ricordino a questo proposito le varietà precursori Pinkcot®, Robada* e Kioto*, fino a giungere ai nuovi orientamenti con frutti totalmente sovraccolorati e colorazione rosso-viola.

Aspetti che influiscono sulla scelta varietale

Nella scelta varietale oltre ai caratteri del frutto, hanno inciso quelli legati alla biologia e all’adattamento ambientale della pianta.

Il primo aspetto è legato all’autofertilità delle cultivar, ormai diventata imprescindibile nella scelta delle nuove varietà. Diversi fallimenti del passato sono stati determinati dall’autosterilità, carattere ormai quasi scomparso nelle nuove varietà.

Rispetto all’adattamento ambientale, considerando anche i cambiamenti climatici, che hanno inciso su una diminuzione di ore di freddo accumulate, sono state introdotte nuove varietà con minori necessità di freddo. Tale carattere in alcune annate miti, con l’anticipo delle fasi fenologiche, espongono le produzioni ad eventuali ritorni di freddo che potrebbero arrecare danni alla produzione, vedi il 2021 dove parecchi areali hanno subito una diminuzione della produzione a causa di tali fenomeni.

Inoltre, la destinazione al mercato richiede un prodotto con caratteri costanti nel tempo e pertanto i breeder hanno lavorato sull’epoca di maturazione, con l’introduzione di varietà extraprecoci, precoci, tardive ed extratardive, che permettono a tutto il comparto di produrre e commercializzare albicocche da maggio fino agli inizi di settembre, allargando di molto la finestra commerciale che tempo addietro terminava a luglio.

Un altro aspetto che ha influenzato la scelta varietale è la resistenza/tolleranza a patogeni, in particolare la Sharka delle drupacee. L’avvento della Sharka, ormai endemica in diversi areali produttivi, ha inciso notevolmente sui programmi dei breeders che hanno dovuto aggiungere un altro carattere selettivo, diventato un prerequisito per poter procedere alla selezione e licenziamento di nuove varietà.

Fig. 1 - Incidenza della superficie per areali geografici

In Basilicata c’è stata sempre un’attenzione per le cultivar extraprecoci, dove l’anticipo della raccolta era stato conseguito grazie all’uso di strutture di forzatura, che ad oggi sono state ormai quasi del tutto abbandonate, proprio grazie alla disponibilità di varietà che consentono di produrre nella stessa epoca in pieno campo, naturalmente con una diminuzione dei costi.

Con l’avanzamento dei progetti di miglioramento genetico ai caratteri agronomici desiderati sono stati associati quelli gustativi, considerando il giusto equilibrio tra la componente acida e gli zuccheri, come gli aromi del frutto, offrendo varietà a medio-bassa acidità, che si sono imposte come standard gustativo ben riconosciuto dal consumatore finale, come Orange Rubis® Couloumine* che ne è l’esempio più evidente.

Con tutti questi caratteri/variabili da tenere in considerazione è chiaro che il lavoro di miglioramento genetico risulta più difficile ed impegnativo, in quanto occorre considerare caratteri biologici, di qualità del frutto, resistenza a patogeni, con una rusticità globale della pianta che consenta una facile gestione in campo. In particolare, la definizione di una adeguata tecnica di potatura, che potremmo definire quasi cultivar specifica, così come l’apporto di nutrienti, che deve essere tarato sui risultati produttivi che si vogliono ottenere, e gestito in un’ottica di garantire, oltre che qualità, una adeguata e costante differenziazione a fiore negli anni, oltre alla sostenibilità ambientale della coltura.

Resta inteso che tutte le innovazioni vanno sperimentate presso istituti, centri di ricerca ufficiali o anche in strutture private in cui vi possa essere, per i valutatori, un’azione di valutazione in condizioni colturali costanti per le varietà proposte, attività che era alla base del Progetto ministeriale/regionale “Liste di orientamento varietale”, che in Basilicata viene svolto dall’Aasd Pantanello dell’Alsia.

In pratica serve lo “sviluppo” di una varietà per delineare un profilo corredato di tutte quelle specifiche, pomologiche, agronomiche, fitosanitarie, ecc. in modo da individuare gli areali ad essa più adatti, ed eventualmente i canali commerciali e le tipologie di filiera verso cui poterla destinare. Inoltre, le diverse condizioni pedoclimatiche che caratterizzano l’intera penisola, possono permettere una valorizzazione spinta delle innovazioni varietali, con una complementarietà delle zone di produzione.

Fig. 2 - Incidenza della produzione per areali geografici

Le principali varietà in Basilicata

In Basilicata per le produzioni in pieno campo, nel periodo extra precoce, con il tentativo di anticipare l’epoca di raccolta ai primi di maggio, si stanno piantando diverse varietà, principalmente di provenienza spagnola, e quindi caratterizzate da medio-basso fabbisogno in freddo.

La prima varietà a maturare, introdotta da circa due anni è la Borsalino, cultivar autofertile, resistente a sharka, di buona produttività, va inserita negli areali non a rischio di ritorni di freddo che potrebbero comprometterne la produzione vista l’estrema precocità.

Dopo una settimana si raccoglie Mikado*, interessante per aspetto e pezzatura, ma dal sapore solo medio, manifesta una certa sensibilità a Sharka.

Segue la varietà Mogador*, che dopo una certa diffusione, soprattutto per il limitato fabbisogno in freddo e fioritura precoce, ha avuto un ridimensionamento per una certa sensibilità al cracking; si raccomanda di non effettuare una raccolta anticipata, in quanto l’acidità di polpa e buccia è spiccata.

Sempre nello stesso periodo maturano due nuove introduzioni selezionate in Spagna come Cebas Red e Cebas 57, interessanti per la resistenza a Sharka, per i caratteri del frutto ma vanno ancora osservate per un giudizio completo. Nuove introduzioni in corso di valutazione sono Nestor e Domino, interessanti per i caratteri del frutto, l’autofertilità e la resistenza a Sharka.

Nel periodo precoce è interessante per il sapore del frutto, Wondercot* anche se alcuni difetti dello stesso come la presenza di noccioli spaccati (“split pit”), e la cascola preraccolta, ne hanno limitato la diffusione.

Segue Tsunami*, autosterile ma produttiva se ben impollinata, presenta media pezzatura, per cui necessita di diradamento intenso e precoce. Il frutto è dolce e aromatico, con polpa leggermente pastosa ma ben apprezzata; su piante giovani soprattutto, in coincidenza con periodi piovosi nelle prime fasi post allegagione, può presentare la caratteristica “setolatura” in corrispondenza della linea di sutura.

Pricia*, molto piantata negli anni passati, ma in virtù di un fabbisogno di freddo medio-alto non ha dato risultati produttivi costanti, anche se i frutti hanno aspetto eccellente per colore rosso esteso e buona pezzatura se ben diradati, con una gestione attenta della raccolta, in virtù dell’elevata acidità della buccia coniugata al buon sapore della polpa anche se di tenuta media.

Molto affidabile in vari ambienti è risultata Flopria* (-10 Kioto*), perché autofertile e molto produttiva, con frutti di bell’aspetto e ottima sovraccolorazione rossa; la pezzatura è legata alla gestione della pianta, in particolar modo al diradamento che deve essere intenso. Il sapore è acidulo, per cui sono da evitare raccolte anticipate, ma è resistente a Sharka.

La varietà più impiantata in passato è stata Orange Rubis® Couloumine*, per affidabilità agronomica e ottimo sapore. Varietà che deve essere gestita attentamente in raccolta e durante le operazioni di confezionamento, ha l’unico limite di essere molto sensibile a Sharka.

Un ridimensionamento ha avuto Kioto* (maturazione 15 giugno al sud), in quanto presenta incertezze produttive in annate con inverni miti, sensibile a Sharka, presenta frutti di gusto intermedio, non eccellente.

In epoca Portici il nuovo standard è la varietà Ladycot*, che si è ben adattata anche in Basilicata in quanto è autofertile, a fioritura medio-tardiva, di facile gestione perché fruttifica prevalentemente sui dardi che si formano precocemente. I frutti, molto grossi, hanno colore di fondo aranciato e sovraccolore rosato esteso. Il sapore è discreto, importante è non anticipare troppo la raccolta per non incorrere nella commercializzazione di frutti eccessivamente aciduli. La tenuta in pianta è elevata, si segnalano fenomeni di suscettibilità a scottature della buccia all’insolazione in corrispondenza di eventi piovosi vicino alla raccolta.

Fra le cultivar medio-tardive si è diffusa Faralia* (+13 Kioto*), con frutti di bell’aspetto e buon sapore, tipico, a bassa acidità. La parziale autofertilità di questa varietà ha portato a fenomeni di produttività non sempre costante in alcune aree, anche unita ad una cascola prolungata dei frutti; ciò ne limita oggi una sua ulteriore diffusione, anche se rimane ancora un prodotto valido e ben remunerato.

In questo periodo è stata introdotta Swired* (+13 Kioto*), soprattuto negli areali più freddi, per i caratteri del frutto come elevata pezzatura, bella colorazione e buon sapore.

Farbaly* (autofertile), è lo standard di riferimento per il periodo tardivo; da coltivare ovviamente in ambienti che esaltino questo carattere, produce costantemente con rese elevate. Il frutto è di buona qualità, ma va raccolto alla giusta epoca.

Nella stessa epoca, qualche giorno prima, la novità è Farbela*, pare produca costantemente in ragione della sua autofertilità e di un habitus della chioma di facile gestione, con frutti di buon sapore e bell’aspetto.

Sempre in questo periodo è stata introdotta Nelson, particolarmente apprezzata per i caratteri eccellenti del frutto, ma che richiede qualche altro anno di osservazione per un giudizio di valutazione completo.

La produzione e la commercializzazione dell’albicocco possono avvenire anche nel periodo agosto-settembre, in questa fase produttiva in Basilicata ci sono stati dei tentativi di introduzione di nuove varietà che hanno avuto scarsi risultati.

In definitiva le cultivar disponibili possono soddisfare le esigenze del mondo produttivo nazionale, che parte da fine aprile e continua fino a agosto, con un calendario di oltre 3 mesi in tutti gli ambienti di coltivazione tipici. Si può creare un calendario unico nazionale che vada a integrarsi senza creare sovrapposizioni produttive, condizioni tipica di alcune varietà come Orange Rubis, che grazie alle sue caratteristiche produttive si è diffusa largamente in tutti gli areali di coltivazione. Il miglioramento genetico, per una specie che ha avuto un approccio differente rispetto al passato data la maggiore diffusione e le richieste del mercato, dovrà lavorare negli anni con la selezione di varietà che riescano a cogliere al meglio le diverse esigenze colturali e di mercato.

Grande interesse per la produzione di albicocche precocissime - Ultima modifica: 2023-06-12T08:31:43+02:00 da K4

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome