Agrivoltaico, sensori e automazione: un nuovo paradigma per la frutticoltura

impianti agrivoltaici
Negli attuali assetti produttivi, il rischio di perdere quote ingenti di frutticoltura nel nostro Paese è assai concreto. Un nuovo cambio di paradigma potrebbe essere consentito da tecnologie già commerciali, insieme ad altre in fase avanzata di sviluppo

Cinque o sei generazioni fa, a Massa Lombarda (Ravenna) nasceva un nuovo modello di Frutticoltura, che si estese rapidamente a tutte le regioni frutticole italiane perché portava diffuso benessere economico e stimolava la nascita di molteplici attività di indotto. Un vero cambiamento di paradigma, tanto forte era la deviazione di quella nuova forma di coltivazione dai canoni precedenti. Oggi quel modello di produzione è fortemente in crisi, sembra avere esaurito la propria spinta innovativa e gli espianti degli ultimi 20 anni sono lì a confermare questo assunto.

L'editoriale di rivista di Frutticoltura n. 1/2024

In presenza di crescenti avversità biotiche e abiotiche, di mancanza di manodopera e di legislazione sempre più avversa all’uso di fertilizzanti e della chimica in senso lato, la costante corsa ad abbattere i costi di produzione, dettata pure dalla difficoltà a vedere riconosciuto il giusto valore alla filiera produttiva, non potrà andare molto oltre negli attuali assetti produttivi e il rischio di perdere quote ingenti di frutticoltura nel nostro Paese è assai concreto. A ben guardare, il concorso di circostanze come il cambiamento climatico, l’instabilità politica internazionale (che riporta in auge in modo pressante la necessità di assicurare nei propri confini la sicurezza alimentare), la necessità di aumentare la sostenibilità dei processi produttivi, la crescente fusione di competenze tecnologiche tra ricercatori di agraria e ingegneri di varie denominazioni, fanno apparire possibile e vicino un nuovo cambio di paradigma, che potrebbe essere consentito da tecnologie già commerciali, insieme ad altre che sono in fase avanzata di sviluppo.

Inverni sempre più miti, gli alberi entrano prima in ecodormienza con anticipo delle fasi fenologiche e maggiori rischi di gelate tardive, piogge nei momenti sbagliati, siccità quando servirebbero piogge, alte temperature, scottature, temporali estremamente violenti, trombe d’aria e alluvioni. Se il clima cambia, i sistemi di protezione del frutteto debbono andare oltre le reti antigrandine o antinsetto, per arrivare al condizionamento termico (più freddo in inverno e più caldo durante le gelate), fino al condizionamento luminoso per il risparmio idrico e la difesa da stress termici, senza contare che le coperture antipioggia riducono gli inoculi e aiutano nella difesa, specie se accoppiate a sistemi di trattamento a punto fisso. In questo frutteto trovano facilmente posto le installazioni agrivoltaiche, perché, oltre a produrre elettricità, potrebbero fornire anche altri vantaggi ecosistemici: ombreggiando intensamente il sottostante frutteto, riducendo l’incidenza di scottature e l’uso di acqua irrigua, nonché la bagnatura delle chiome. Disporre di elettricità a buon mercato, se non a costo zero, aprirebbe poi la porta all’adozione di veicoli elettrici a guida autonoma, capaci di svolgere attività di coltivazione (in sostituzione dei tradizionali trattori diesel, abbattendo l’impronta fossile, indispensabile anche a fini di marketing), ma anche di osservare e misurare parametri fisiologico-produttivi e agronomici del frutteto, come la presenza di parassiti, malattie, stress idrico-nutrizionali o la verifica del carico di frutti e del tasso di crescita degli stessi. In più, su queste piattaforme potranno operare attrezzi nuovi come mani robotiche per la raccolta (vi sono soluzioni che “raccolgono” 10 mele al minuto senza danneggiare né il frutto, né l’albero) o altri attrezzi per la potatura o il diradamento di fiori o frutticini, guidate da sistemi di visione artificiale e con il supporto di sensori. Queste macchine richiedono un adeguamento della forma d’allevamento ma in cambio contribuiscono a colmare la lacuna sempre più ampia della mancanza di mano d’opera.

Questo cambio di paradigma è già in atto, ma questa volta arrivare primi è più difficile, perché se è vero che l’Italia continua a detenere posizioni tecnologicamente avanzate, è pur vero che tutte le tecnologie sono oggi alla portata dei produttori di qualsiasi Paese del mondo. La competizione non è dunque destinata a calare; però non partiamo svantaggiati, perché nelle nostre Università esistono già corsi di laurea che formano profili professionali di agronomi in grado di dialogare e collaborare (senza sostituirvisi) con ingegneri dell’automazione, dell’elettricità, degli sviluppatori di sensori, fino agli esperti di intelligenza artificiale. In altre parole, solo le diverse tecnologie potranno aiutarci ad affrontare efficacemente la transizione ecologica.

Agrivoltaico, sensori e automazione: un nuovo paradigma per la frutticoltura - Ultima modifica: 2024-01-30T15:45:53+01:00 da K4

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