Il sistema del Canale Emiliano Romagnolo (Cer) può essere senza dubbio annoverato fra le grandi infrastrutture idriche del nord Italia e ha certamente una valenza strategica, sempre più attuale, per garantire l’approvvigionamento idrico sicuro e continuo, non solo a scopo irriguo, di gran parte dell’Emilia-Romagna, che ospita un tessuto produttivo di grande valore per l’intero Paese. Tale infrastruttura, infatti, assicura la disponibilità idrica per una superficie di 300mila ettari, caratterizzata da un’agricoltura altamente specializzata, particolarmente idro-esigente e da diffusi insediamenti civili e industriali, provvedendo a distribuire in media 300 milioni di m3 d’acqua a stagione.
L'editoriale della rivista di Frutticoltura n. 5/2023
Tra le sfide che il Consorzio è chiamato a rispondere vi sono sicuramente le conseguenze delle ripetute anomalie meteorologiche che si stanno verificando nell’area del nostro paese e in particolare nel bacino padano.
Si nota, infatti, un incremento dei fenomeni meteorici estremi, con particolare riferimento agli eventi siccitosi e agli eventi di precipitazione intensa, che ormai si verificano con cadenza ciclica da anni. In particolar modo si assiste a un allungamento della durata dei periodi siccitosi e di conseguenza a un restringimento temporale degli eventi di pioggia che pertanto, verificandosi in un lasso temporale ridotto e con quantità di pioggia che tendono a ristabilire i valori pluviometrici locali, assumono un carattere particolarmente intenso, generando pressioni sul territorio e un ritorno veloce della risorsa a mare con conseguenze negative sull’efficacia di ricarica.
I fenomeni appena descritti trovano riscontro all’interno di due episodi eclatanti che hanno recentemente interessato il territorio emiliano-romagnolo ivi comprensivo delle aree servite dal Cer.
Una severa riduzione delle precipitazioni durante il 2021 e il 2022 ha comportato una aumentata necessità irrigua del territorio alla quale il Consorzio per il Cer ha dovuto far fronte incrementando la fornitura di acqua. Di contro, nel medesimo periodo, la portata del fiume Po, che rappresenta la principale fonte di approvvigionamento idrico per il sistema Cer, è gradualmente diminuita fino a raggiungere il livello minimo storico. Questa situazione ha generato una grave crisi nell’approvvigionamento idrico, con una emergenza che è iniziata già nell’estate 2021 e si è protratta fino alla primavera 2023. Durante questo periodo si è reso necessario adottare misure di adeguamento sugli impianti idrovori e, nei momenti critici come l’estate del 2022 dove è stato raggiunto il livello minimo del grande fiume, una riduzione dei prelievi che ha avuto un impatto sulle attività agricole.
A ciò è seguito un periodo di precipitazioni intense, con accumuli di pioggia nel territorio attorno alla metà dei valori pluviometrici annuali in un lasso temporale di 18 giorni; ciò ha comportato, in tutto il territorio regionale, fenomeni di straripamento dei corsi d’acqua naturali, eccessi negli invasi ed accumuli di acqua che hanno generato la sommersione di gran parte del territorio (alluvione). Tali eventi, verificatisi nel mese di maggio, hanno richiesto un impegno notevole in termini di gestione e monitoraggio dello scolo delle acque in eccesso derivanti dalla tracimazione e/o dalle rotture arginali di alcuni fiumi altimetricamente dominanti il sistema Cer.
La funzione del sistema idrico del Cer è quella di adduttore puro e pertanto il Canale è adibito al solo vettoriamento e non alla funzione di scolo delle acque in eccesso, dal momento che non vi è un ricevente importante per l’allontanamento delle acque. Per la prima volta nella storia, dunque, si è operato per l’inversione dello scorrimento delle acque nel Canale Emiliano Romagnolo, concretizzando di fatto il passaggio dalla normale funzionalità a scopi irrigui e idropotabili, verso un obiettivo straordinario di bonifica.
Le situazioni appena descritte rappresentano due aspetti complementari dello stesso problema, ovvero la crisi climatica, e non sarà sorprendente se tra qualche settimana si tornerà a parlare di scarsità di acqua piuttosto che di eccesso. I consorzi di Bonifica sono l’asse portante come unico strumento operativo in grado di dare risposte immediate a questo cambiamento climatico e il Cer ne è parte integrante.
Serve una strategia nazionale condivisa e risorse adeguate per un nuovo approccio a quanto sta accadendo.