Portinnesti del melo, il punto sulle alternative all’M9

portinnesti melo
La sfida per il futuro sarà quella di trovare un portinnesto che combini i punti forti di M9 con nuovi requisiti di adattabilità pedoclimatica e fitosanitaria, con particolare riguardo ai cambiamenti climatici

Il consueto appuntamento con Interpoma Congress, da sempre un punto di riferimento a livello internazionale per conoscere e approfondire i temi più attuali del settore della mela, quest’anno è approdato online, durante la due giorni digitale "Interpoma Connects 2020: Digital Days for the Apple Economy", svoltasi il 19 e 20 novembre scorsi.
La seconda giornata ha visto un importante focus sui portinnesti del melo, per la prima volta protagonisti in 20 anni di storia. Da oltre 100 anni è disponibile il portinnesto M9, che oggi domina senza eguali in Europa e non solo. Walter Guerra, pomologo del Centro Sperimentale Laimburg, ha fatto il punto sulle caratteristiche del portinnesto e ha potuto accogliere i rappresentanti di tre programmi di allevamento estremamente promettenti in tutto il mondo per rispondere a questa domanda, provenienti da Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Stati Uniti.

Alcuni limiti del portinnesto M9

Attualmente il portinnesto più utilizzato per il melo in Europa è l’M9, caratterizzato da una vigoria ridotta, da un’elevata resa in ceppaia e da una buona efficienza produttiva e qualità dei frutti. Risulta peraltro di buona affinità con le principali varietà, di buona adattabilità alle differenti tipologie di suoli e soddisfacente tolleranza al marciume del colletto (Phytophthora cactorum).

Negli ultimi anni, in ambito melicolo, sono però emerse varie problematiche di natura biotica e abiotica che stanno mettendo in luce alcuni limiti del portinnesto M9. A causa della crescente problematica del “colpo di fuoco batterico”, in molte zone sarebbe di grande interesse poter disporre, in sostituzione dell’M9, sensibile alla batteriosi, di portinnesti resistenti al patogeno Erwinia amylovora; la presenza dell’afide lanigero sta aumentando soprattutto nei frutteti a coltivazione biologica e spesso non si riesce a limitare la diffusione del batterio.

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Il portinnesto M9 T337 produce polloni e abbozzi radicali

Un requisito della moderna melicoltura è la tolleranza al reimpianto, dato che la diffusione delle coperture antigrandine costringe sempre più produttori a ripetuti impianti sulle stesse file. Varietà deboli come Red Delicious spur e SQ 159 Natyra® o sistemi di allevamento multi-asse mostrano limiti di sviluppo della pianta non solo in presenza di terreni stanchi, ma anche in zone fertili. Altri punti deboli dell’M9 sono la bassa resistenza al freddo e la tendenza alla produzione di polloni e abbozzi radicali.

La sfida per il futuro sarà quella di trovare un portinnesto che combini i punti forti di M9 con nuovi requisiti di adattabilità pedoclimatica e fitosanitaria, con particolare riguardo ai cambiamenti climatici.

Leggi gli articoli completi di Walter Guerra
sulla rivista di Frutticoltura n. 9/2020

I tre programmi di miglioramento genetico più promettenti

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Ceppaia di M9 T337

1 - Il programma americano di Geneva

Il programma in atto a Geneva, nello stato americano di New York, sarà presentato dall’italoamericano Gennaro Fazio. Fin dalla sua nascita nel 1968-69 questa iniziativa si è concentrata sull’obiettivo principale della resistenza alle malattie, in particolare a quelle batteriche e dell’apparato radicale. Oltre alle resistenze alle malattie, il programma ha mirato a sviluppare portinnesti nanizzanti con un’alta efficienza produttiva.  Il programma ha raggiunto molti degli obiettivi originali, lanciando una serie di portinnesti che possiedono resistenza al fuoco batterico e ai marciumi delle radici, che sono anche tolleranti alla stanchezza del terreno e hanno un'efficienza produttiva simile o migliore rispetto ai cloni di M9.

2 -  Il programma della Nuova Zelanda

Sull’altra parte dell’Oceano Pacifico è in atto un programma di ibridazione neozelandese più recente che mira a selezionare portinnesti non proprio nanizzanti, ma semi-nanizzanti, cioè per fare piante più vigorose, con resistenza a parassiti e a malattie, come fuoco batterico, afide lanigero, marciume del colletto e reimpianto.

3 - Il programma della Gran Bretagna

L'East Malling Rootstock Club (EMRC) è stato fondato nel 2008 e mira a fornire portinnesti migliorativi ai coltivatori del Regno Unito. Nell’ambito della ricerca si punta a lavori di post-genomica (trascrittomica e metabolomica) per rivelare le interazioni tra portinnesto e innesto e allo studio delle comunità microbiche e fungine del suolo attraverso la “metagenomica” per approfondire le cause della stanchezza del terreno. Negli ultimi due anni il programma ha introdotto l'uso di marcatori molecolari nelle varie fasi del processo di selezione e ha iniziato a utilizzare la tecnologia LIDAR per la fenotipizzazione del vigore, con risultati incoraggianti.

Portinnesti del melo, il punto sulle alternative all’M9 - Ultima modifica: 2020-12-02T15:18:57+01:00 da Redazione Frutticoltura

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