In primavera alla ripresa vegetativa, nel periodo della fioritura non sono infrequenti attacchi di monilia che, nei casi più gravi, portano a perdite di produzione dovute alla necrosi delle gemme fiorali. In questo caso gli agenti causali sono Monilinia laxa e Monilia fructicola, i quali riprendono la loro attività dai siti di svernamento (cancri sulle gemme che si sono formati l’anno precedente o dai conidi liberi presenti sulla pianta, oppure molto più frequentemente, dai frutti mummificati che sono caduti a terra o che sono rimasti sulla pianta) allorquando le condizioni climatiche risultano favorevoli.
Nel pesco, non tutte le varietà sono suscettibili alle infezioni da monilia, ma tendenzialmente le percoche e le nettarine risultano più sensibili agli attacchi del fungo. Su albicocco, la prima delle drupacee a fiorire, e ciliegio, l’ultima, la moniliosi in questa particolare fase fenologica è particolarmente pericolosa e in grado di compromettere buona parte della produzione.
I trattamenti fungicidi sono sufficienti a contrastare le infezioni fiorali, ma alcune corrette pratiche agronomiche, quali una equilibrata nutrizione della pianta, l’adozione di sesti d’impianto sufficientemente ampi, ma soprattutto una buona potatura con conseguente asportazione e distruzione delle parti colpite e delle mummie, sono importantissime per ridurre il potenziale di inoculo del patogeno.
Nel periodo fiorale, condizioni climatiche caratterizzate da piogge, o nebbie persistenti con conseguente elevata umidità relativa e prolungata bagnatura degli organi vegetali, porta il fungo a sporulare abbondantemente e ad infettare gli organi fiorali che vanno presto incontro a progressiva necrosi. La temperatura ottimale per le infezioni oscilla da 1 °C a 20 °C. Con 10 °C occorrono 20 ore di bagnatura, con 15 °-20 °C ne occorrono 12.
Non è infrequente che da queste infezioni la pianta possa sviluppare dei cancri che portano in breve al disseccamento della porzione apicale del ramo.
In tabella sono riportati i p.a. maggiormente indicati per il contenimento dell’avversità e le limitazioni d’uso in produzione integrata. In frutticoltura biologica, in previsione di precipitazioni è consigliabile intervenire su cultivar suscettibili con Trichiderma atroviride, Bacillus subtilis, B. amyloliquefaciens, Saccaromyces cerevisiae, Metschnikowia fructicola, bicarbonato di potassio, zolfo liquido eventualmente in miscela con propoli, utilizzando le dosi più alte a inizio e fine fioritura.
Tab. 1 - Trattamenti ammessi contro la monilia secondo i Disciplinari di Produzione Integrata | ||
Principi attivi | Limitazioni d’uso | |
N. max. di interventi annui con prodotti di sintesi contro la monilia: 5 (pesco, ciliegio); 4 (albicocco,susino) | ||
Tebuconazolo | Max. 2 trattamenti /anno | Max 4 interventi/anno con IBE |
Difenconazolo | Max 2 trattamenti/anno | |
Mefentrifluconazolo | Max 2 trattamenti/anno | |
Fludioxonil | Max. 1 trattamenti/anno | |
Fludioxonil+ciprodinil | Max. 1 trattamenti/anno | |
Fenexamid | Max 2 trattamenti/anno | |
Fluopyram | Max 1 trattamento/anno | Tra Fluopyram, Fluxapyroxad, Isofetamid, Penthiopyrad e Boscalid, non più di 4 applicazioni e non più di 2 in sequenza su pesco |
Fluxapyroxad | Max 2 trattamenti/anno | |
Isofetamid | Max 2 trattamenti/anno | |
Penthiopyrad | Max 2 trattamenti/anno | |
Pyraclostrobin+boscalid | Max. 2 trattamenti/anno | |
Trifloxystrobin+tebuconazolo | Max 2 trattamenti/anno | |
Fenpirazamine | Max 2 trattamenti/anno | |
Bicarbonato di K | Max 5 trattamenti/anno | Applicabili anche in agricoltura biologica |
B. amyloliquefaciens | Max 6 trattamenti/anno | |
B. subtilis | ||
Saccaromyces cerevisiae | ||
Trichoderma atroviride | ||
Metschnikowia fructicola |