Primi riscontri positivi dal programma di lotta bio alla cimice asiatica

cimice asiatica
Sito di rilascio di T. japonicus
Si avvia al termine la campagna triennale di introduzione di T. japonicus. L’impatto del parassitoide è ancora troppo basso per avere un effetto rilevante ma dalle indagini sono emersi tre aspetti che consentono di dare una buona valutazione per il biennio 2020-21

Dal mese di giugno è iniziata in Emilia-Romagna la terza e ultima campagna di rilasci del parassitoide oofago Trissolcus japonicus nell’ambito del programma nazionale di contrasto alla cimice asiatica. Lo scopo di questi rilasci è di introdurre il parassitoide esotico T. japonicus sul territorio in modo da accelerare quel processo di riequilibrio ecologico che potrebbe, auspicabilmente nel giro di qualche anno, ridimensionare le popolazioni e di conseguenza la dannosità di Halyomorpha halys.

Dall’estate 2020 ed entro la fine di agosto di quest’anno verranno rilasciati sul territorio Emiliano-Romagnolo 140000 esemplari del parassidoide distribuiti in circa 400 siti scelti sulla base di caratteristiche volte a favorire l’insediamento dei parassitoidi, ovvero: essere esenti da trattamenti insetticidi, ospitare diverse specie di piante gradite ad H. halys ed essere in connessione con corridoi ecologici. I siti di rilascio individuati formano nelle aree maggiormente colpite dalla cimice asiatica un reticolo con maglie di circa 5 km, in modo che la maggior parte dei frutteti ubicati in quelle aree si trovi ad una distanza non superiore a 2-3 km dal punto di lancio più distante. Per ogni sito sono stati introdotti nell’arco del triennio dai 200 ai 600 esemplari del parassitoide.

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Ovatura parassitizzata, sono evidenti i fori di fuoriuscita del parassitoide

Piano di monitoraggio

A partire dall’estate 2019, anno precedente l’inizio dei rilasci, è stato avviato anche un vasto piano di monitoraggio per verificare l’impatto dei parassitoidi oofagi sia esotici che autoctoni sulle uova di H. halys e per verificare la loro distribuzione sul territorio regionale. Nel corso dei monitoraggi sono state raccolte ovature sia di H. halys, che di altri pentatomidi naturalmente deposte. I punti in cui è avvenuta la ricerca di ovature sono stati individuati sia in ambito agricolo che in ambito urbano ma comunque sempre in contesti situati in prossimità di aree agricole. I monitoraggi sono stati svolti sia in siti in cui nel corso dell’anno, o nell’anno precedente, erano stati effettuati rilasci del parassitoide, sia in siti non oggetto di rilasci. Nel corso del triennio sono state raccolte sul territorio regionale quasi 5000 ovature di pentatomidi (n. 757 nel 2019, n. 1914 nel 2020 e n. 2213 nel 2021) per un totale di 134882 uova. Ogni ovatura trovata è stata prelevata ed esaminata dai ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia e dell’Università di Bologna al fine di stabilire l’impatto dei parassitoidi oofagi.

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Ovatura non parassitizzata (sx) e ovatura parassitizzata (dx) sulla stessa foglia

Dalle analisi effettuate nel corso dei tre anni, risulta che più della metà delle uova di cimice non schiude per l’effetto cumulativo di mortalità naturale, predazione e azione dei parassitoidi. L’azione di questi ultimi ha interessato il 21,4% delle uova nel 2019, il 23,2 % nel 2020 e il 14,3% nel 2021 (Fig. 1).

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I dati sono riferiti alle ovature trovate nei mesi di luglio, agosto e settembre

Tra le specie di parassitoidi sfarfallati, l’indigeno Anastatus bifasciatus e la specie esotica avventizia Trissolcus mitsukurii sono risultate essere le due più abbondanti e diffuse in Emilia-Romagna in ciascuno dei tre anni di indagine. Nel corso del 2021 si è osservata una riduzione della percentuale di parassitizzazione di queste due specie rispetto a quelle osservate nei due anni precedenti. A questo proposito è opportuno ricordare che fluttuazioni, talvolta anche ampie, sono comuni nelle popolazioni d’insetti e che pertanto un periodo di tre anni è insufficiente per individuare tendenze e poter fare previsioni su future evoluzioni. Questa considerazione è valida anche per la specie T. japonicus che nel triennio ha mostrato una diffusione e una presenza decisamente più limitata rispetto alle altre già citate specie. Pur registrando una percentuale di parassitizzazione inferiore all’1%, si è registrato un netto incremento nel numero di ovature parassitizzate dall’insetto che sono passate da una sola ovatura interessata trovata nel 2019 a 23 e 35 ovature trovate rispettivamente nel 2020 e nel 2021.

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Ovature raccolte in occasione di un monitoraggio

I risultati del biennio 2021-22

Per valutare la piena efficacia del parassitoide introdotto, occorrerà attendere il tempo necessario affinché questa specie possa insediarsi, diffondersi e moltiplicarsi raggiungendo l’auspicabile equilibrio con la popolazione di cimice asiatica. Se per il momento non è possibile fare previsioni su quando questo avverrà si può certamente affermare che i due anni trascorsi dai primi rilasci inoculativi non sono stati sufficienti a determinare riduzioni apprezzabili delle popolazioni di cimice presenti sul territorio. È tuttavia possibile fare un primo bilancio dei primi due anni del programma di lotta biologica, grazie ai monitoraggi avviati sul territorio regionale. Al di là dell’impatto dei parassitoidi sulle uova di cimice asiatica, certamente ancora troppo basso per avere un effetto rilevante sulle popolazioni del fitofago, dalle indagini sono emersi tre aspetti che consentono di dare una prima valutazione positiva del programma di lotta biologica. In particolare, sulla base delle evidenze raccolte in questi anni si può affermare che la specie introdotta attraverso i rilasci inoculativi:

  1. si è riprodotta nella maggior parte dei siti di rilascio. Infatti, il parassitoide è stato ritrovato nel 70% dei siti in cui sono stati condotti monitoraggi approfonditi che hanno permesso di raccogliere numeri elevati di ovature.
  2. ha superato l’inverno. Nel corso del 2021 T. japonicus è stato infatti ritrovato in siti in cui era stato rilasciato l’anno precedente.
  3. si sta diffondendo naturalmente. Sono state ritrovate ovature parassitizzate anche a distanza di 2 km dal sito di rilascio più vicino. Al momento non è possibile stabilire se gli esemplari ritrovati a distanza dei siti di rilascio appartengano alla stessa popolazione rilasciata o ad altre popolazioni introdotte accidentalmente.

I monitoraggi delle ovature, che continueranno anche nei prossimi anni, consentiranno di seguire l’evoluzione della situazione. Attualmente non è possibile prevedere con esattezza i tempi necessari per cogliere i risultati di questo intervento di lotta biologica territoriale che costituisce comunque un passaggio obbligato nel raggiungere una auspicabile convivenza con la cimice asiatica.

Primi riscontri positivi dal programma di lotta bio alla cimice asiatica - Ultima modifica: 2022-07-18T09:53:12+02:00 da Sara Vitali

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