Moniliosi dell’albicocco, l’intervento chiave è precoce  

moniliosi albicocco
Contro la moniliosi delle drupacee, la strategia ottimale consiste nell’affiancare ai tradizionali 2 trattamenti, a 7 e 14 giorni prima della raccolta, un trattamento precoce che consenta di contenere l’inoculo

Tallone d’Achille dell’albicocco e delle drupacee in genere, la moniliosi o marciume bruno è in grado di causare danni talmente gravi da pregiudicare la produzione (fino al 40% su albicocco) e la commercializzazione dei frutti, con conseguenti perdite per la redditività del frutticoltore.

Un complesso di funghi

La moniliosi è causata da diverse specie di funghi: Monilinia laxa, M. fructigena, M. polystroma e M. fructicola, quest’ultima, in particolare, è stata segnalata per la prima volta nel 2010 ma negli ultimi anni è diventata la forma prevalente sui frutti.
M. fructicola può infettare, se persistono idonee condizioni di umidità e temperatura, i fiori, i rami e i frutti causando rispettivamente avvizzimenti fiorali, disseccamenti dei rami e marciumi sui frutti. La particolarità è che attacca anticipatamente rispetto alla sola fase di maturazione, quindi il calendario degli interventi si amplia notevolmente: dalla fase di scamiciatura fino alla maturazione. Ad aggravare il quadro c’è il fatto che la malattia può progredire e manifestarsi anche in magazzino durante la fase di conservazione.

moniliosi albicocco
Danni da monilia su fiori

Intervenire precocemente

Per quanto riguarda la difesa chimica, per il corretto posizionamento degli interventi esistono dei sistemi come i captaspore volumetrici che consentono di individuare le fasi maggiormente di rischio, che normalmente corrispondono alla scamiciatura, all’indurimento nocciolo e alle ultime 3 settimane prima della raccolta. Riuscire a stimare la quantità dell’inoculo consente di ottimizzare gli interventi nell’ottica della sostenibilità, ma soprattutto di ridurre le perdite di produzione in post-raccolta.

La strategia ottimale consiste nell’affiancare ai tradizionali 2 trattamenti, a 7 e 14 giorni prima della raccolta, un trattamento precoce che consenta di contenere l’inoculo. Un intervento in fioritura e a caduta petali, in tal senso, può diventare strategico. Infatti, i funghi agenti della monilia possono colonizzare i residui fiorali che non si staccano completamente, andando così a costituire la principale fonte di inoculo per i frutti maturi.

Dalla fioritura alla maturazione con Switch

Per gli interventi contro le moniliosi delle drupacee risulta particolarmente efficace Switch di Syngenta, un fungicida in granuli idrodisperdibili, che grazie all’associazione complementare di Cyprodinil (anilinopirimidina) al 37,5% e di Fludioxonil (fenilpirrolo) al 25%, si distingue per livello di efficacia e durata della protezione, anche nei confronti di popolazioni di funghi resistenti o solo parzialmente sensibili ad altri fungicidi in commercio.

La modalità di impiego consigliata è di 1 trattamento a inizio fioritura e 1 trattamento a caduta petali, con focus nei confronti della moniliosi di rami e fiori, ad es. particolarmente aggressiva per albicocco, oppure 1-2 trattamenti in pre-raccolta contro la moniliosi dei frutti, così come riportato in tabella 1.

Tabella 1 - Modalità e dosi di impiego consigliate

Coltura Patogeno dose (g/100 litri) dose (kg/ha) Epoca di applicazione Intervallo di sicurezza (gg)
Albicocco, pesco, susino, ciliegio Moniliosi rami e fiori: Monilia laxa 30 0,3 Effettuare 1 trattamento ad inizio fioritura ed 1 trattamento alla caduta dei petali. 7
Moniliosi dei frutti: Monilia spp. 60 1 1-2 trattamenti in pre-raccolta.

 

Moniliosi dell’albicocco, l’intervento chiave è precoce   - Ultima modifica: 2020-04-08T17:39:57+02:00 da Sara Vitali

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