I sistemi di copertura del ceraseto dalle avversità atmosferiche si stanno lentamente diffondendo. Ci si può difendere, ormai:
- dalle piogge durante la maturazione,
- dalle gelate primaverili in prefioritura o durante l’antesi,
- dalla grandine nel corso dell’intera stagione,
- dal vento in prossimità della raccolta,
- dall’eccessiva insolazione quando diventa causa di scottature delle drupe,
- da fenomeni di fotoinibizione della fotosintesi o evitare danni da uccelli.
Inoltre, gran parte degli areali di coltivazione del ciliegio in Italia sono sotto la costante minaccia di nuovi insetti alieni, come la drosofila (DS) (Drosophila suzukii) e la cimice asiatica (Halyomorpha halys). La prima è già presente da molti anni nel settentrione, mentre la seconda è di più recente introduzione, ma in via di rapida diffusione anche sul ciliegio. Si tratta di avversità in grado di arrecare gravi danni e di difficile controllo.
Le coperture antipioggia e i sistemi di difesa multifunzionali rappresentano attualmente la soluzione più idonea per garantire produzioni ecosostenibili e di elevata qualità.
Per la descrizione dettagliata dei sistemi di copertura del ceraseto analizzati, i vantaggi e gli svantaggi, nonché l'impatto sulla fisiologia e sulla qualità del frutto si rimanda all'articolo integrale pubblicato su rivista di Frutticoltura n.4/2021
Diversi sistemi di copertura del ceraseto a confronto
I sistemi di copertura nel ciliegio possono essere classificati (Tabella 1), in base alla funzionalità, in sistemi antipioggia, per la difesa delle spaccature dei frutti - in alcuni casi abbinati alle reti antigrandine (doppia copertura) - e in sistemi multifunzionali, per il controllo contemporaneamente di più avversità, biotiche e abiotiche. Poco o nulla diffusi sono i sistemi antinsetto (tipo Alcarpò).
Tabella 1 - Sistemi di copertura analizzati
Tipologia | Azienda | Copertura | Sigla | Materiali* |
Antipioggia | KHUEN | Standard a capannina | ST1 | TR |
PILATI | Standard a reti piane Tramprain | ST2 | TR, FP | |
RETILPLAST | Standard a capannina apertura variabile | ST3 | FP | |
Antipioggia automatizzati | KHUEN | Semiautomatico | SA1 | TR |
VALENTE PALI | Automatico Multishield Waiky | SA2 | TR | |
Multitasking monoblocco | TONIONI MARIO | Keep in Touch | MB1 | RDS+RMS |
AGRINTECH | Monoblocco | MB2 | RDS+RMS | |
KHUEN | Sanicover | MB3 | RDS+RMS | |
KHUEN | Powerflex | MB4 | TR+RMS | |
KHUEN | Semiautomatico | MB5 | TR+RMS | |
Multitasking monofila | TONIONI MARIO | Keep in Touch | MF1 | RDS+RMS |
KHUEN | Monofila | MF2 | RDS+RMS | |
AGRINTECH | Monofila | MF3 | RDS+RMS |
*Confronta tabella 2 e 3: TR: telo retinato; FP: film plastico; RDS: rete doppio strato; RMS: rete monostrato anti Drosophila suzukii
Le coperture antipioggia
Nel nostro paese le coperture antipioggia sono prevalentemente sistemi monofila mentre altrove, come Cile e USA, si stanno diffondendo coperture anticracking multifilari o “high tunnel” (Lang et al., 2019).
- In base alla pendenza che viene data al telo protettivo si distinguono sistemi inclinati o a capannina e coperture a reti piane.
- In base alla tipologia di fissaggio dei teli alla struttura portante le coperture antipioggia si possono classificare in statiche o dinamiche.
- Secondo l’operatività nelle fasi di apertura e chiusura dei teli, le coperture antipioggia possono, infine, catalogarsi in fisse o standard, semi mobili o parzialmente automatizzate, mobili o parzialmente/totalmente automatizzate.
I sistemi multifunzionali
I sistemi multifunzionali presentano diverse soluzioni applicative.
In generale, la scelta può ricadere su impianti monofilare, adatti a forme in parete, o su sistemi monoblocco in grado di coprire in un’unica soluzione l’intero appezzamento e adatti a forme sia in parete che in volume.
I materiali
Circa i materiali utilizzati per le coperture, per i sistemi antipioggia si utilizzano normalmente teli retinati impermeabilizzati e teli plastici o film additivati in polietilene.
Per i sistemi multifunzionali si possono abbinare teli retinati o plastici antipioggia con reti antinsetto laterali oppure utilizzare reti a doppio strato superiormente, a funzione anticracking, abbinate lateralmente a reti monostrato.
Va sottolineato che, in una valutazione complessiva delle tecniche di protezione, oltre ai fattori agronomici ed economici, sono di primaria importanza anche gli aspetti ambientali, in particolare le emissioni di gas serra correlate con una determinata tecnica.
Da una analisi dell'impronta di carbonio (CF, carbon footprint) di diverse tipologie di copertura (coperture monoblocco e monofilare) con metodologia di valutazione del ciclo di vita (LCA), è emerso che le coperture, assemblate in plastica e metalli, generano inevitabilmente una elevata impronta del carbonio.
L’installazione di coperture anti-acqua e antinsetto, possono comportare emissioni fino a circa 1.500 kg CO2 equivalenti per ettaro per anno, mentre una rete antigrandine tradizionale genera valori pari a circa la metà (Boschiero et al. 2018).
L’analisi economica
Se l’introduzione di innovazioni colturali garantisce un miglioramento quali/quantitativo del raccolto, sono tuttavia gli aspetti economici e finanziari connessi all’adozione delle stesse a decretarne, in ultima analisi, il successo e la conseguente diffusione.
A questo fine, si presenta una sintetica analisi degli impianti trattati, tramite Life Cycle Cost Analysis (LCCA), consolidata metodologia che prevede la valutazione dei flussi finanziari annui in entrata e in uscita per l’intera durata prevista dell’investimento ed attualizzati tramite un saggio di interesse che, in ragione dell’andamento attuale dei mercati e della rischiosità dell’investimento, è stato fissato nel 2,5%.
La stima dei flussi economici è stata condotta considerando rese produttive e tecnica di coltivazione di un impianto standard tradizionale dell’area Modenese, cultivar Lapins su portinnesto Colt con densità di 667 piante/ha e durata complessiva di 25 anni (Ghelfi e Palmieri, 2015).
Senza coperture
A scopo di confronto, l’impianto standard viene primariamente analizzato privo di coperture, valutando sia una curva produttiva (ed i conseguenti costi) ritenuta ordinaria per la cultivar considerata in assenza di danni da pioggia, sia alcune ipotesi più realistiche che tengano conto di un certo numero di annate sfavorevoli e di percentuali diverse di dannosità.
In presenza di danni da cracking, così come da attacchi particolarmente virulenti di Drosophila suzukii, in aggiunta alla perdita di prodotto, si dovranno fronteggiare costi per la raccolta e la cernita sensibilmente più elevati. Studi condotti in merito quantificano un innalzamento dei tempi di raccolta del 6-7% in presenza di una dannosità del 10%, che salgono al 35-40% con una dannosità del 20% e addirittura al 50% con un danno del 30% (Ghelfi et al., 2016).
Considerando che la raccolta vale da sola più della metà del costo medio annuo di produzione, l’aggravio di costi conseguente ad un’elevata dannosità è decisamente rilevante.
In figura 1 è presentata la dinamica del prezzo soglia, cioè di quel prezzo minimo che rende maggiore di zero il Valore Attuale Netto (VAN) dell’investimento e, dunque, può considerarsi un costo di produzione che tiene conto anche degli aspetti finanziari dell’investimento stesso che, in virtù dell’elevato investimento iniziale e della lenta entrata in produzione degli impianti di tipo tradizionale, risulta di un certo rilievo.
La situazione “base” individua un prezzo soglia pari a 1,9 Euro/kg, ma è evidente come tale valore sia più teorico che reale poiché presuppone l’assenza di annate climaticamente sfavorevoli.
Nel concreto, sono evidenziate nove ipotesi, con livelli di dannosità del 10, 20 e 30% e frequenza annuale, biennale e triennale. Come rilevabile, una dannosità del 10% non innalza apprezzabilmente il prezzo soglia, ma quando si passa al 20 e, soprattutto, al 30% di dannosità, il prezzo soglia si innalza fino ad un massimo di 3,2 Euro/kg nel caso più sfavorevole.
Naturalmente, l’ipotesi di un danno del 30% tutti gli anni può apparire estrema, ma va tuttavia considerato che, in alcune annate particolarmente piovose, potrebbero verificarsi danni anche superiori al 30%, rendendo non più conveniente la raccolta dei frutti.
Con coperture
Passando all’analisi dei sistemi di copertura del ceraseto, i relativi costi complessivi per ettaro computabili nell’anno di impianto per le soluzioni dotate di sola copertura antipioggia variano da un minimo di 66.000 euro fino ad un massimo di oltre 93.000 euro per il sistema completamente automatico Waiky (Tabella 2).
Per gli impianti multifunzione dotati di rete anti-insetto, invece, la spesa complessiva varia da 75.000 a 90.000 euro. Si precisa che i costi rilevati non includono le spese di trasporto dei materiali, nonché eventuali costi per vitto e alloggio per le squadre di montatori.
Tab. 2 - Sintesi dei dati tecnico-economici degli impianti analizzati
Soluzioni* | Materiale (€) | Montaggio (€) | Iva (€) | Totale (€) | Gestione annua (ore/ha) |
ST1 | 38.252 | 21.000 | 13.035 | 72.287 | 75 |
ST2 | 34.824 | 30.500 | 14.371 | 79.695 | 60 |
ST3 | 31.591 | 22.757 | 11.957 | 66.305 | 80 |
SA1 | 43.767 | 21.000 | 14.249 | 79.016 | 50 |
SA2 | 52.697 | 23.750 | 16.818 | 93.265 | 17 |
MB1 | 51.222 | 14.500 | 14.459 | 80.181 | 73 |
MB2 | 58.190 | 14.000 | 15.882 | 88.072 | 64 |
MB3 | 54.243 | 19.200 | 16.157 | 89.600 | 70 |
MB4 | 46.205 | 20.000 | 14.565 | 80.770 | 80 |
MB5 | 52.187 | 21.000 | 16.101 | 89.288 | 55 |
MF1 | 48.177 | 14.000 | 13.679 | 75.856 | 94 |
MF2 | 51.255 | 17.500 | 15.126 | 83.881 | 70 |
MF3 | 51.709 | 12.000 | 14.016 | 77.725 | 64 |
In fase produttiva, le ore annue di gestione (apertura e chiusura) delle coperture vanno da un minimo di 17 ore per l’impianto automatico Waiky, fino ad un massimo di 94 ore per la copertura multifunzionale monoblocco Keep in Touch.
In detrazione, invece, va considerato il premio assicurativo e, limitatamente agli impianti multifunzione, anche la spesa per i trattamenti insetticidi (incluso la distribuzione).
Applicando la curva produttiva massima per la cultivar considerata, si registra in tutti i casi un prezzo soglia pari a 2,2 euro/kg, dunque con un aggravio attorno a 0,30 euro/Kg rispetto all’impianto scoperto nella teorica situazione di assenza di dannosità per l’intera durata (Tabella 3).
Con un prezzo medio di 2,5 euro/kg, il VAN raggiunge un valore variabile fra 65 e 83.000 euro/ha, mentre con 3 euro/kg sale attorno a 180.000 euro/ha.
Per il recupero del capitale investito non si rilevano grandi differenze tra le soluzioni analizzate: occorrono 15-16 anni con un prezzo di 2,3 euro/kg e 10-11 con un prezzo di 3 euro/kg.
Alla luce dei risultati piuttosto ravvicinati e viste le differenze nelle tempistiche di gestione annua, una scelta opportuna deve considerare anche l’assetto aziendale, la disponibilità di manodopera e l’estensione della superficie coltivata.
Tab. 3 - Principali risultati economico-finanziari degli impianti analizzati *
Soluzioni** | VAN prezzo soglia (2,2 €/Kg) | Prezzo: 2,5 €/Kg | Prezzo: 3,0 €/Kg | ||||
VAN | SRI | TRC | VAN | SRI | TRC | ||
ST1 | 14.827 | 79.310 | 7,4 | 15 | 186.782 | 12,1 | 10 |
ST2 | 12.153 | 76.636 | 7,0 | 15 | 184.108 | 11,5 | 11 |
ST3 | 19.232 | 83.715 | 7,9 | 14 | 191.187 | 12,7 | 10 |
SA1 | 15.989 | 80.472 | 7,2 | 15 | 187.944 | 11,7 | 10 |
SA2 | 8.527 | 73.010 | 6,4 | 16 | 180.482 | 10,6 | 11 |
MB1 | 9.879 | 74.362 | 6,9 | 16 | 181.834 | 11,4 | 10 |
MB2 | 4.828 | 69.312 | 6,4 | 16 | 176.784 | 10,8 | 11 |
MB3 | 1.406 | 65.889 | 6,2 | 17 | 173.361 | 10,6 | 11 |
MB4 | 7.081 | 71.564 | 6,7 | 16 | 179.036 | 11,3 | 10 |
MB5 | 6.453 | 70.936 | 6,4 | 16 | 178.408 | 10,8 | 11 |
MF1 | 7.576 | 72.059 | 6,9 | 16 | 179.531 | 11,6 | 10 |
MF2 | 7.126 | 71.609 | 6,6 | 16 | 179.081 | 11,1 | 11 |
MF3 | 15.175 | 79.658 | 7,3 | 15 | 187.130 | 11,8 | 10 |
* Note: VAN (Valore Attuale Netto), SRI (Saggio di Rendimento Interno), TRC (Tempo di Ritorno del Capitale investito)
Sistemi di copertura del ceraseto indispensabili
Non esiste una risposta univoca sulla convenienza dell’utilizzo dei sistemi di copertura del ceraseto e tantomeno sulla tipologia più adatta. Le modalità di realizzazione, i materiali, l’apertura programmata possono indurre effetti fisiologici positivi, ma anche limitarli in determinati momenti.
L’analisi di alcuni risultati sperimentali riportati in letteratura, seppure non esaustiva, conferma la necessità di affiancare agli attuali sistemi di copertura nuovi approcci “intelligenti”, capaci di garantire alti livelli qualitativi, ma al tempo stesso di ridurre i costi e l’impiego di manodopera per unità di prodotto.
Va infine ricordata la necessità di garantire anche la sostenibilità ambientale delle tecniche proposte, in un’ottica di circolarità che riutilizza i materiali limitando ogni tipo di dispersione della plastica nell’ambiente.
L’analisi dei costi e della reddittività dei vari sistemi di copertura dà un ulteriore conferma dell’efficacia e sostenibilità di questi investimenti, strumenti divenuti oggi indispensabili se si vuole produrre, in sicurezza, ciliegie di elevata qualità.