Di impianti, propagazione, potatura e post-raccolta se n’è parlato ampiamente nell'articolo "Fico, un’antica pianta per una moderna industria". Ora è il turno della difesa del fico.
Il fico è una pianta rustica, che presenta pochi problemi fitosanitari. Tant’è vero che in molti disciplinari di produzione la coltura non viene neppure considerata. Eppure, soprattutto per impianti moderni e intensivi, non va affatto trascurata la difesa sia dagli insetti sia dalle malattie fungine, virali e batteriche. È quanto emerso al webinar organizzato dalla sezione di Frutticoltura della Soi, che ha altresì fornito le indicazioni per il loro controllo.
La difesa del fico dagli insetti comuni…
Nonostante il fico sia considerato una specie molto rustica, diversi sono gli insetti che possono attaccarlo, arrivando in casi estremi a compromettere non solo la produzione ma la sopravvivenza stessa delle piante, ha introdotto Elisabetta Gargani, ricercatrice del Crea - Centro di ricerca “Difesa e Certificazione” di Firenze.
«La cocciniglia del fico (Ceroplastes rusci), diffusa nei Paesi del bacino mediterraneo ma anche in Giappone e Australia, compie una-due generazioni all’anno e sverna come neanide di terza età o adulto. Le femmine iniziano l’ovideposizione in aprile e le neanidi, di colore giallo-ruggine, colonizzano le foglie occupando nei primi stadi la pagina superiore per poi migrare, già da agosto, sui rami per svernare. L’eventuale seconda generazione inizia in luglio-agosto. La vegetazione delle piante, imbrattata dalla melata prodotta dagli insetti e dalla fumaggine che si insedia su essa, deperisce e dissecca. Eventuali interventi di controllo, oltre a spazzolature, nel caso di piante singole e di non elevate dimensioni, sono da indirizzare verso i primi stadi neanidali con oli minerali o saponi molli di potassio. È raccomandata la salvaguardia dei nemici naturali».
La cocciniglia farinosa della vite (Planococcus ficus) è un pseudococcide polifago che si può trovare su numerose piante fra cui fico e vite. «Le femmine, che svernano sotto le anfrattuosità della corteccia, verso la fine di aprile formano un ovisacco ceroso, che contiene le uova di colore paglierino chiaro. Dopo circa un mese le forme giovanili si spostano dall’ovisacco per andare sui germogli. A luglio si sviluppa la seconda generazione, verso la fine di agosto la terza. I danni che causa questo insetto sono sottrazione della linfa e abbondante produzione di melata».
Altro insetto dannoso, ha proseguito Gargani, è la psilla del fico (Homotoma ficus). «La psilla compie due-tre generazioni all’anno. Le prime neanidi nascono alla fine di febbraio e si portano sulla pagina inferiore della foglia; dopo qualche settimana gli adulti sfarfallano e si accoppiano. Oltre ai danni diretti la psilla produce abbondante melata che, ricoprendo le foglie, favorisce scottature e fumaggini. Per il suo controllo è importante bilanciare le concimazioni e la potatura. Si possono usare saponi molli e oli di Neem».
Ad aprile-maggio è possibile veder comparire gli adulti della tignola del fico (Choreutis nemorana). «Le femmine depongono, sulla pagina superiore delle foglie, una cinquantina di uova rotondeggianti, di colore giallo-paglierino. Le larve giovani, giallastre, si insediano lungo le nervature della pagina superiore delle foglie e la parte distale delle lobature, rodendo il parenchima ma rispettando l’epidermide e le nervature. Le zone erose del lembo fogliare disseccano e la foglia assume un aspetto frastagliato. Dopo circa 15 giorni le larve mature ripiegano una porzione del lembo fogliare verso la pagina superiore e tessono un bozzolo sericeo, fusiforme, entro il quale incrisalidano. Dopo una decina di giorni sfarfallano gli adulti della prima generazione annuale, la cui attività prosegue fino ad agosto; in questo periodo le femmine depongono le uova, dalle quali ha inizio la seconda generazione annuale, le cui larve sono attive fino all’autunno; queste possono attaccare anche i siconi verdi. Numerosi entomofagi vivono a spese delle larve limitando le pullulazioni del fitofago. Si raccomandano la raccolta e la distruzione delle foglie infestate, mentre sono sconsigliati i trattamenti, per la scarsa dannosità in genere della specie».
A volte si verificano anche attacchi della mosca nera del fico (Silba adipata). «Le femmine depongono le uova nell’apertura del siconio. Preferiscono i fichi acerbi, ma attaccano anche quelli in maturazione. Le larve, che si nutrono in gruppi (fino a 30-60), erodono i tessuti del siconio e a maturità cadono nel terreno in cui si impupano. La mosca compie 4-6 generazioni all’anno. Gli adulti sono attratti dalla linfa dei fichi maturi e dagli essudati delle parti danneggiate del fico. L’infestazione di fichi acerbi di solito provoca la caduta prematura dei frutti, che può essere scambiata per problemi fisiologici. È possibile combattere la mosca con trappole innescate con solfato di ammonio o idrolizzato proteico».
…ed esotici
Il fico è altresì soggetto recentemente ad attacchi di insetti esotici, ha sottolineato Gargani. «Ad esempio, il coleottero (Psacothea hilaris), un cerambicide che può compiere due generazioni all’anno con una diapausa facoltativa. Le larve si sviluppano all’interno del tronco e possono condurre a morte le piante. Rinvenuto in Italia settentrionale, non si è diffuso in altre zone.
Molto più importante è il punteruolo nero del fico (Aclees taiwanensis), un coleottero
curculionide le cui larve si sviluppano scavando profonde gallerie nel tronco del fico, portandolo alla morte. Segnalato nel 2005 in Italia, non è considerato un parassita da quarantena, per cui non sono in atto decreti di lotta obbligatoria, né prodotti fitosanitari registrati. D’altra parte, i suoi attacchi hanno creato danni molto gravi in diverse aree dell’Italia centrale e in Francia. Importante è identificare precocemente gli attacchi del punteruolo, controllando soprattutto la base delle piante dove le femmine vanno a deporre le uova. Un utile ausilio in questo senso può essere dato da manicotti, come quelli che vengono impiegati per la cattura di oziorrinco, da applicare al colletto delle piante. A differenza delle altre specie autoctone citate che, solo in rari casi possono creare seri danni, Aclees, se non controllato, potrà determinare gravissime perdite alla produzione del fico: si invitano quindi tutti i coltivatori e anche gli amanti della coltura a segnalare la presenza del punteruolo ai Servizi fitosanitari competenti per territorio».
La difesa del fico dalle principali malattie fungine
Se non bisogna trascurare gli insetti dannosi per il fico, occorre prestare la dovuta attenzione anche alle malattie fungine, batteriche e virali, ha consigliato Franco Nigro, docente di Patologia vegetale del Dipartimento di scienze del suolo, della pianta e degli alimenti (Disspa) dell’Università di Bari, che ne ha illustrato biologia, epidemiologia e misure di protezione attraverso l’esperienza maturata direttamente in campo.
«Attualmente la malattia fungina per eccellenza del fico è l’antracnosi, i cui agenti patogeni sono funghi del genere Colletotrichum: non solo, come riportato in letteratura, Colletotrichum caricae (teleomorfo Glomerella cingulata), ma anche, come è stato evidenziato di recente su impianti giovani, di non più di 10 anni, che presentavano le caratteristiche lesioni fogliari, alcune specie ascrivibili al complesso del Colletotrichum acutatum, particolarmente esigenti sotto il profilo della temperatura, a dimostrazione che le modificazioni della temperatura media sicuramente influenzano la composizione della popolazione fungina a favore di alcune specie. C. acutatum sensu strictu è la specie più frequentemente associata alle classiche lesioni fogliari causata dal genere Colletotrichum, con una frequenza di popolazione leggermente più elevata rispetto a quella di C. caricae, probabilmente segno che sta diventando predominante rispetto alla specie ritenuta in passato l’agente più importante dell’antracnosi del fico».
Le lesioni fogliari causate dai funghi del genere Colletotrichum presentano un margine marrone scuro caratteristico: le foglie colpite diventano marroni, seccano ai bordi, si arrotolano e cadono. «I patogeni possono causare anche cancri sui rami e sui piccioli fogliari creando defogliazione. I frutti infetti presentano piccole macchie circolari, di solito ricoperte da patina rossastra, ovvero la fruttificazione conidica del patogeno. Le specie del genere Colletrotrichum responsabili delle alterazioni su foglie, piccioli e frutti preferiscono temperature leggermente elevate, sui 28-30 °C, elevata umidità e piogge, che facilitano la diffusione dei conidi e quindi l’inizio delle infezioni».
Altri funghi dannosi per il fico sono Neoscytalidium dimidiatum (ex Nattrassia mangiferae) e Cerotelium fici. «Il primo è l’agente del disseccamento improvviso di giovani rametti e sembra favorito dall’aumento medio delle temperature per la tropicalizzazione del clima mediterraneo. Il secondo è l’agente della ruggine del fico, che in Puglia si manifesta in tarda estate: il suo sviluppo è favorito da temperatura sui 25-30 °C e umidità relativa dell’85-95%; determina defogliazione prematura e ritardo della maturazione dei frutti, nonché maggiore suscettibilità delle piante al freddo».
Tra i funghi, ha osservato Nigro, non bisogna dimenticare gli agenti di marciumi post-raccolta sia dei fichi freschi sia di quelli essiccati, entrambi facilmente deperibili. «Botritys cinerea, Aspergillus spp., Fusarium spp. e Penicillium spp. sono quelli che più di altri determinano significative riduzioni della qualità e della quantità del prodotto che arriva sul mercato: l’allungamento anche di un solo giorno della shelf life del fico costituisce un importante risultato commerciale. Le specie di Aspergillus, Fusarium e Penicillium presenti sul fico sono anche produttrici di micotossine: mentre l’Italia e l’Ue hanno sempre limitato la contaminazione ammissibile da micotossine, lo stesso non si può dire di altri Paesi mediterranei concorrenti».
Virosi in aumento
Fra le malattie virali, le quali stanno acquisendo sempre maggiore rilevanza per la presenza di vecchie piante di fico, autentici ruderi che sono serbatoio di virus, spicca, ha aggiunto Nigro, il mosaico del fico (Fig mosaic disease).
«I sintomi di questa virosi sono evidenti su foglie, frutti e rametti: le foglie presentano aree clorotiche o decolorate di varie dimensioni e necrosi delle aree internervali o solo delle nervature con evidenti malformazioni; i frutti colpiti accusano malformazioni e cascola precoce. Vettore principale del virus è l’eriofide Aceria ficus. Il controllo del mosaico si può effettuare con l’impiego di materiale di propagazione sano e di oli essenziali per ridurre la popolazione del vettore».
Le patologie batteriche
Per le malattie batteriche Nigro ha evidenziato come non si possa non considerare il batterio Xylella fastidiosa. «Nelle isole spagnole delle Baleari il fico è attaccato da diversi genotipi di X. fastidiosa subsp. multiplex (ST81, ST1, ST6), che esprimono la sintomatologia specifica del batterio, bruscatura fogliare associata a disseccamento; una recente ricerca riporta che sono stati riscontrati 28 campioni positivi su 421 saggiati. In Italia solo nell’Argentario sono stati ritrovati fichi infetti da X. fastidiosa subsp. multiplex ceppo ST87, la cui infezione è però asintomatica. Quindi adesso in Italia il fico, a differenza dell’olivo, non è infetto da Xylella, anzi nel Salento dove è presente la sottospecie pauca ST53 può costituire una specie meritevole di considerazione nei programmi di ricostruzione del paesaggio agrario. Ad ogni buon conto è sempre necessario mettere in atto tutte le misure preventive di controllo di Xylella: tempestiva applicazione degli interventi previsti per gli organismi nocivi prioritari, impiego di materiale di propagazione sano, controllo/riduzione della popolazione del vettore».
Altro batterio che colpisce il fico, ha concluso Nigro, è Xanthomonas campestris pv. fici, «che determina necrosi angolari sulle foglie e cancri sui rametti fruttiferi, con lesioni piuttosto estese e margini irregolari che ne causano il rapido disseccamento. Anche tale batterio è favorito dalla tropicalizzazione del clima, che ne facilita lo sviluppo e la proliferazione».
Personalmente ho risolto il problema del batterio Xanthomonas campestris nei miei fichi seguendo due passaggi chiave. Prima di tutto, ho effettuato una potatura accurata, rimuovendo le parti delle piante infette. Questo ha aiutato a contenere la diffusione della malattia. Inoltre, ho utilizzato trattamenti antimicrobici. Questi passi hanno dato risultati positivi nel ripristinare la salute delle mie piante di fico. La chiave è stata la tempestiva identificazione del problema e l’azione pronta. Spero che questi suggerimenti possano aiutare anche altri a gestire con successo questa malattia.