Le nuove tecnologie stanno fornendo opportunità di lavoro a distanza che un tempo erano assolutamente imprevedibili. Oggi molte attività possono essere effettuate con grande efficienza restando addirittura a casa, collegati attraverso un computer con il proprio luogo di lavoro. Tutto ciò consente di ridurre spostamenti con notevoli vantaggi in termini di risparmio di tempo e limitazione degli effetti nocivi del traffico sull’ambiente, oltre a permettere di non ridurre l’attività lavorativa in periodi che potrebbero essere critici. Ma si può fare veramente tutto a distanza?
Possono le nuove tecnologie essere applicate in qualsiasi ambito? Quanto le nuove tecnologie possono aiutarci in agricoltura, in particolare nel settore della difesa delle colture, e quanto resta invece ancora indispensabile l’intervento dell’uomo? Potranno sensori e droni consentire di controllare a distanza interi sistemi produttivi?
In questo campo la ricerca ha fatto e sta facendo passi da gigante e gli esperti di agricoltura di precisione sono molto ottimisti nel prevederne una gestione a distanza. Realisticamente credo che ci si possa attendere dalle nuove tecnologie un grosso supporto per riuscire a gestire meglio aziende con grandi superfici, a controllare lo stato di foreste e aree difficili da raggiungere, a semplificare e rendere più veloci controlli e analisi, senza però sostituire del tutto interventi più diretti di tecnici ed esperti. E, per meglio farmi capire, faccio un esempio pertinente al mio settore di attività, la patologia vegetale.
Tutti quanti conosciamo l’importanza di una corretta diagnosi di una malattia per impostare le più corrette strategie di difesa. La diagnostica fitopatologica è uno dei settori che, forse, più si è avvantaggiato degli avanzamenti della ricerca. La sierologia prima, poi la biologia molecolare e oggi le nanotecnologie hanno offerto e continuano a sviluppare metodologie innovative che rendono la diagnosi più rapida, sicura, talora capace di evidenziare infezioni latenti e rilevare quantità infinitesime di parassiti in grosse partite (si pensi, ad esempio, al controllo delle sementi). Ben vengano quindi questi metodi innovativi. Che, però, non possono sostituire l’occhio attento ed allenato del tecnico di campo, capace di cogliere i primissimi sintomi causati da un parassita sulle piante situate magari nella zona più critica di un campo.
In altre parole, l’occhio umano, l’osservazione della pianta malata in campo, il prelievo del campione da inviare in un laboratorio specializzato in diagnostica, restano aspetti importanti e insostituibili, certamente complementari al lavoro del tecnico di laboratorio, che spesso del patogeno vede solo il Dna e della pianta neppure l’ombra. Più che immaginare metodi di controllo a distanza dello stato di salute delle coltivazioni, le nuove tecnologie, combinate con l’informatica, sono utilissime a mettere in rete i laboratori di diagnostica superspecializzati in alcuni ambiti e a sostenere laboratori forse meno attrezzati in Paesi terzi.
Nuove tecnologie e nuovi strumenti, quindi, sempre più sofisticati a sostegno del lavoro di tecnici e ricercatori.