La Pera dell’Emilia Romagna Igp passa al contrattacco

Il Consorzio ha presentato due progetti per promuoverne il consumo, uno pensato per il canale Horeca, l'altro rivolto al consumatore finale

Il settore pericolo dell’Emilia-Romagna sta attraversando uno dei momenti più complessi della sua storia recente, ma al tempo stesso sta mostrando una capacità di reazione che — secondo i protagonisti della filiera — potrebbe trasformare la crisi in un’occasione di ripartenza. I numeri raccontano un comparto ridimensionato; la strategia industriale, invece, mostra un sistema che ha scelto di risollevarsi puntando sulla qualità certificata e sulla comunicazione.

La “tempesta perfetta”

Manuel Manfredi, direttore operativo e membro del comitato direttivo di UNAPera, sintetizza così la situazione: «Negli ultimi anni abbiamo affrontato cambiamenti climatici, gelate tardive, siccità, alluvioni, nuovi insetti alieni come la cimice asiatica e la maculatura bruna, con una sempre minore disponibilità di mezzi di difesa. Una tempesta perfetta».

Le superfici coltivate in Emilia-Romagna sono passate da 18.300 ettari del 2018 agli attuali 10.500, con un ulteriore -8% nel 2024 e due anni precedenti di cali compresi tra il 12% e il 14%. La produzione regionale è scesa dalle 728.000 tonnellate del triennio 2015-2018 alle attuali 226.000, mentre sul piano nazionale l’offerta si attesta intorno a 365.000 tonnellate. Il crollo dei volumi ha aperto spazio alle importazioni, che nel 2023 hanno superato 120.000 tonnellate (+40%).

Il ruolo dell’Igp: da 700 a 3.600 ettari certificati

In risposta alla crisi, la filiera ha puntato sulla qualificazione del prodotto attraverso la certificazione. «Il nostro compito è garantire al consumatore il rispetto del disciplinare e comunicare il valore del prodotto», spiega Giuliano Donati, presidente del Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia-Romagna Igp. «L’Igp è un segno importante, riconoscibile, affidabile». Gli ettari certificati sono passati da 700 nel 2016 agli attuali 3.600. La previsione per la campagna 2025/26 è di 90.000 tonnellate Igp, con un raddoppio dei volumi rispetto all’anno precedente. Adriano Aldrovandi, presidente di UNAPera, evidenzia il salto organizzativo: «Mettersi insieme era l’unica strada. Oggi gestiamo ricerca, marketing e coordinamento commerciale in maniera integrata, con risultati concreti. Fare sistema funziona».

Consumi: un target ancora troppo adulto

Le analisi di mercato mostrano che la pera resta un frutto apprezzato ma ancora legato a un pubblico maturo. Il 31% dei volumi e il 41% del valore sono assorbiti dagli over 55, mentre nel 2018 le quote erano rispettivamente al 40% e 47%. «I nostri consumatori più affezionati sono i 55+», commenta Claudia Iannarelli di Valfrutta Fresco. «Ma il consumatore moderno usa la pera sempre più come snack, spezzafame salutare, ideale a colazione o dopo la palestra». La sfida è spostare la percezione dalla pera come frutto “serio e da fine pasto” a ingrediente funzionale per uno stile di vita attivo.

La campagna pubblicitaria

È su questa idea che si basa la nuova campagna del Consorzio, lanciata a metà novembre e sostenuta da Regione Emilia-Romagna e Masaf. «Dovevamo ampliare il pubblico», spiega il coordinatore della comunicazione, Luca Pagliacci. «Per questo abbiamo puntato sulla trasversalità: la pera come frutto perfetto per sportivi, scuole e stili di vita dinamici». Il piano media è imponente: oltre 700 passaggi tv su Rai e Mediaset, presenza nei programmi di punta come “Affari Tuoi” e “Avanti un Altro”, attività digital e social, campagne radio e uscite sulla stampa specializzata. È previsto anche uno spot da 40 secondi su Rai 1 a dicembre. «Attenzione al bolino verde», insiste Donati. «Il marchio Igp deve diventare il nostro elemento distintivo nella mente del consumatore».

Horeca: il frutto che parla la lingua dell’alta cucina

Accanto alla comunicazione mainstream, il Consorzio ha attivato il progetto “Chef Ambassador”, che coinvolge chef e professionisti tra Ferrara, Modena, Milano e Rimini. L’obiettivo è dimostrare la straordinaria versatilità gastronomica della pera Igp. Da interpretazioni come la Pera Fétel alla Rossini di Michele Bacilieri al carpaccio di Wagyu con pera Kaiser di Tommaso Zoboli, fino alle creazioni mixology con Santa Maria e Max Red Bartlett, il progetto punta a far entrare stabilmente la pera nelle cucine professionali.

Alessio Mammi, assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna

Il messaggio politico: «La pera non è finita»

«In questi cinque anni chiunque sarebbe scappato», ha ricordato l’assessore regionale Alessio Mammi. «I produttori invece hanno resistito. La pera non è finita: si è ridimensionata, ma è ancora il frutto più importante della regione, con il 30% dell’intera produzione frutticola». Tre i pilastri della strategia regionale: continuare a produrre sostenendo i frutteti resistenti (27 milioni di euro già stanziati), rafforzare le organizzazioni come UNAPera e investire nella comunicazione. «Quel bolino verde è importantissimo: significa tracciabilità, sicurezza alimentare, qualità».

Rilancio possibile

Il comparto pericolo emiliano-romagnolo arriva da anni difficili, ma la crescita dell’Igp, la struttura unitaria di UNAPera e la nuova campagna di comunicazione possono rappresentare una svolta.

La Pera dell’Emilia Romagna Igp passa al contrattacco - Ultima modifica: 2025-12-02T18:28:42+01:00 da Marco Pederzoli

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