Cloni di Tonda Gentile Trilobata, nuove varietà americane, del Centro e del Nord Italia: tradizione e modernità coesistono nel campo sperimentale che l’organizzazione dei produttori Piemonte Asprocor realizzerà, a settembre, a Borgomale - comune dell’Alta Langa cuneese - nell’ambito di un progetto nazionale di miglioramento varietale del nocciolo. L’iniziativa, finanziata dalla Op di Cissone tramite i Piani Operativi è coordinata da Italia Ortofrutta, con la supervisione scientifica della professoressa Daniela Farinelli dell’Università di Perugia.
Il terreno - una superficie di mezzo ettaro in area collinare, senza accesso a fonti irrigue, messa a disposizione da un socio dell’ente consortile – ospiterà uno dei quatto campi varietali previsti dal progetto: verranno messe a dimora 240 piante, distribuite su 12 file poste con sesti d’impianto di 5 metri per 3. I tre appezzamenti restanti saranno realizzati dalle altre realtà coinvolte nell’iniziativa: Euronocciola e Cpn nell’area del Viterbese, e l’Op Aoa nell’Avellinese.
Tab. 1 - Stima della produzione mondiale di nocciole in guscio
2025/2026 | ||||
Paese | Beg. stock | Crop | Total supply | Ending stock |
Turchia | 150.000 | 609.000 | 759.000 | 89.000 |
Italia | 5.000 | 120.000 | 125.000 | 5.000 |
Usa | 1.000 | 102.000 | 103.000 | 5.000 |
Cile | 1.500 | 92.000 | 93.500 | 2.000 |
Azerbaijan | 0 | 75.000 | 75.000 | 3.000 |
Cina | 1.500 | 65.000 | 66.500 | 0 |
Georgia | 500 | 45.000 | 45.500 | 500 |
Iran | 0 | 24.000 | 24.000 | 1.200 |
Francia | 0 | 12.000 | 12.000 | 0 |
Spagna | 600 | 7.500 | 8.100 | 400 |
Altri | 0 | 29.700 | 29.700 | 0 |
Totale mondiale | 160.100 | 1.181.200 | 1.341.300 | 106.100 |
Consumo mondiale (Supply - End. Stock) | 1.242.500 |
Nota: tonnella di frutta secca in guscio. Fonte: 42° World nut and dried fruit congress, Mallorca, 8-10 maggio 2025.

Test di nuove varietà di nocciolo

«Negli ultimi vent’anni si è fatta molta ricerca, ma l’applicazione è risultata poi molto limitata». Parte da questa constatazione Nicoletta Ponchione, responsabile di Piemonte Asprocor, per introdurre gli obiettivi di un’iniziativa che impegnerà la cooperativa per i prossimi 12 anni. «Testeremo l’adattabilità e le potenzialità produttive di nuove varietà di nocciolo, sia italiane che americane, valutando anche l’interesse dell’industria verso queste nuove produzioni». La scelta delle cultivar è frutto di un biennio di viaggi studio, che hanno toccato due degli areali di maggiore rilievo nella corilicoltura globale: l’Oregon (Stati Uniti), nel 2024, e il Cile, lo scorso aprile. «Volevamo capire come si comportano diverse varietà prodotte dal miglioramento genetico in condizioni climatiche analoghe a quelle del Piemonte, un areale che richiede tipologie precoci per maturazione, come la Tonda Gentile Trilobata» precisa Ponchione.
Yamhill - brevettata nel 2008 dalla Oregon State University, nata dalle varietà OSU 296.082 e Vr 8-32 - e Lewis – ottenuta dallo stesso ateneo nel 1967, incrociando esemplari di Barcelona, Tombul Ghiaghli e Willammette – sono le cultivar selezionate per l’impianto che, a Borgomale, accoglierà 20 esemplari per ciascuna tipologia. «Lewis ci è parsa la più idonea, perché il periodo di raccolta coincide con quello della Tonda Gentile Trilobata». Maggiore cautela accompagna le valutazioni relative a Yamhill: «Le nocciole maturano fra la terza decade di agosto e la seconda di settembre, inoltre i frutti hanno un calibro più piccolo rispetto ad altre varietà e una scarsa pelabilità». La varietà McDonalds, invece, «non è stata scelta, per via della maturazione tardiva».
Accanto alle varietà americane ci sarà spazio anche per le cultivar prodotte in Italia, a partire da Daria, brevettata dall’Università di Torino nel 1963, incrociando materiale prelevato da Tgt e Cosford: 15 piante verranno messe a dimora a Borgomale. «È una varietà che giunge a maturazione fra la seconda decade di agosto e la prima di settembre, con un’ottima resa alla sgusciatura, buona pelabilità e sapore», precisa la responsabile di Piemonte Asprocor. Rispetto alla Tgt, inoltre, «le piante sono meno vigorose ed è possibile realizzare impianti con una maggiore densità di esemplari per ettaro».
Tonda Francescana®, l’ultima arrivata nel panorama delle cultivar nostrane – è stata iscritta al Registro varietale nel 2012 dai ricercatori dell’Università di Perugia, partiti da materiale ottenuto per incrocio tra Tonda di Giffoni e Tonda Romana – si è ritagliata uno spazio, 20 piante, nella parcella sperimentale di Asprocor. «Una cultivar interessante per via della maturazione precoce – le tempistiche coincidono con quelle della Tonda Gentile Trilobata - capace di produzioni elevate e regolari. I frutti hanno un’alta pelabilità e un indice di rotondità pari a 0,94».
L’attenzione per le varietà americane procederà di pari passo con il rilancio della Tonda Gentile Trilobata: «Metteremo a dimora cloni selezionati agli inizi degli anni Duemila dall’Università di Torino per elevata pelabilità dei frutti, maggior produttività e scarsità di polloni». Identificati con le sigle Pd6, Mt5 E Ad17, vennero individuati dal Disafa nel corso di studi svolti fra l’autunno del 1990 e il 2000 nel centro sperimentale di Cascina Nasio a Cravanzana: 120 piante, equamente ripartite fra le diverse tipologie troveranno dimora a Borgomale.
«Utilizzeremo come impollinatori piante di Nocchione, Tonda Etrusca® e noccioli selvatici già presenti in loco. Testeremo anche piante non pollonifere delle cultivar Tonda Gentile Trilobata e Tonda Francescana®, innestate su Corylus colurna», precisa Ponchione.
Le problematiche attuali
In attesa dei primi responsi bisogna fare i conti con le problematiche attuali della Tgt, a partire dal crollo dei volumi prodotti: a fronte di rese ordinarie fra i 16 e 18 quintali per ettaro, negli ultimi anni si sono raggiunti record negativi, con raccolti fra i 4 e gli 8 quintali per unità di superficie.
«Le industrie italiane, in mancanza di prodotto nazionale, si trovano costrette a comprare Tonda gentile trilobata da stati esteri, come Bulgaria, Romania e Macedonia, dove il prodotto è risultato più sano rispetto a quello piemontese. Un aspetto va considerato: le nocciole importate sono trattate con fitofarmaci che in Italia non sono più ammessi o non vogliamo più impiegare, questo fattore ci penalizza sul mercato e può configurarsi come concorrenza sleale», commenta Ponchione.
Il capitolo principi attivi è una battaglia ancora aperta anche a livello nazionale: «Abbiamo richiesto l’armonizzazione fra i diversi disciplinari di produzione perché in alcune regioni erano ammessi formulati vietati nei corileti del Piemonte». È il caso dei prodotti a base Boscalid e Pyraclostrobin «consentiti quest’anno in deroga, dal settore fitosanitario regionale, in aggiunta al Fosfonato di potassio, per la lotta alla necrosi grigia, responsabile dei marciumi dei frutti.
La diffusione di nuovi patogeni e insetti richiede, secondo la responsabile di Piemonte Asprocor, profondi mutamenti nell’approccio alla coltura: «Anzitutto serve un sistema di coordinamento, simile a quello istituito per la vite, capace di omogenizzare le pratiche di controllo fitosanitario. In secondo luogo le aziende devono cambiare il modo di vedere la corilicoltura: il falso mito della rusticità del nocciolo, che tanto lassismo ha ispirato negli anni scorsi, dev’essere messo da parte in virtù di un approccio frutticolo».
Un atteggiamento che deve partire, «dall’analisi dei terreni, essenziale per capire se siano adatti o meno a nuovi impianti e per definire strategie di concimazione efficaci», oltre puntare sull’impiego di «biostimolanti o corroboranti per accrescere la resistenza delle piante a temperature sempre più elevate. In Cile, ma anche nelle nuove aree corilicole italiane, questi prodotti sono ampiamente utilizzati», aggiunge Ponchione. La potatura di produzione è un altro tassello chiave: «Recenti studi cileni e italiani hanno evidenziato una correlazione positiva fra la radiazione fotosimmetrica attiva e il numero, la qualità e il peso dei frutti. Una gestione della chioma improntata alla riduzione dell’ombreggiamento, insomma, consente migliori risultati produttivi». Si tratta di mutamenti epocali per una coltura «nata come integrazione al reddito delle aziende agricole piemontesi e divenuta, negli ultimi decenni, la principale fonte di entrata per molte».
La progressiva riduzione dei principi attivi, in linea con le direttive dell’Unione europea, suscita interrogativi anche sul fronte della lotta ad Halyomorpha halys: «Dobbiamo mettere a punto strategie di difesa che non implichino l’utilizzo di insetticidi», riprende Ponchione. Un primo passo in questa direzione era già stato fatto, nella primavera del 2022, con l’avvio di una sperimentazione per la cattura massiva delle cimici, mediante trappole con feromoni d’aggregazione. Quattromila pannelli adesivi - allestiti con pali, telo di nylon e i kit acquistati dall’azienda statunitense Trèce - erano stati collocati su mille ettari di corileti dei soci di Asprocor, Ascopiemonte, Corilanga e Coricoop, fra Alta Langa cuneese e Astigiano.
«Le prove, avviate nel periodo pre-raccolta e proseguite fino all’autunno, sono state utili per capire che il momento più propizio per l’installazione delle trappole è la fase post-raccolta, quando le cimici si riuniscono per svernare». Durante l’estate, invece, «i volumi delle catture sono contenuti e, soprattutto, posizionando i pannelli con feromoni vicino ai noccioleti, si rischia di attrarre gli esemplari all’interno degli appezzamenti, causando danni ai frutti. La frammentarietà delle parcelle, infatti, aveva obbligato gli agricoltori a disporre le trappole lungo il perimetro dei fondi e non, come sarebbe opportuno, in aree distanti dai corileti, sfruttando corridoi privi di impianti» precisa Ponchione.
Una strategia a basso impatto ambientale come la cattura massiva dovrebbe essere integrata, secondo il parere della dirigente di Piemonte Asprocor, con scelte di lungo corso, investendo sulla ricerca. «La tecnica dell’insetto sterile, già sperimentata con successo in Spagna, per il controllo della Mosca della frutta, potrebbe rappresentare una soluzione non solo per Halyomorpha halys, ma anche, oserei dire, contro la minaccia imminente della Popilia japonica».
Il metodo consiste nell’irradiare con raggi gamma esemplari maschi della specie dannosa: gli insetti sterilizzati, liberati nei campi, competono con gli altri per fecondare le uova deposte dalle femmine, determinando una riduzione della popolazione, senza passare per gli insetticidi. Dal 2007 negli agrumeti della regione di Valencia la lotta a Ceratitis capitata si basa esclusivamente su questa tecnica.
«Un progetto pilota è stato avviato, nel 2018, dalla Fondazione Edmund Mach nei meleti del Trentino e valutazioni preliminari sono state fatte anche sulla cimice asiatica». Le attrezzature utilizzate per la sterilizzazione, un impianto di irraggiamento che impiega cobalto radioattivo, si trovano presso il Centro ricerche Enea di Casaccia a Roma: «Dobbiamo avere il coraggio e la lungimiranza di procedere con questo approccio, avviando un progetto di respiro nazionale che coinvolga ricercatori da università, enti regionali e fondazioni di tutto il paese: soltanto così potremo essere pronti alle sfide future e non trovarci ad agire sempre secondo logiche di emergenza».
Il futuro del nocciolo in Piemonte
Dagli esiti del progetto si attendono indicazioni utili per delineare le prospettive future della corilicoltura regionale, argomento sul quale la responsabile della Op di Cissone ha le idee chiare.
«Non possiamo immaginare un Piemonte senza Tgt, il prodotto di punta per qualità organolettiche quali l’elevata shelf -life, la pelabilità e una curva di irrancidimento molto meno accentuata rispetto ad altre varietà. Dobbiamo continuare a investire su questa cultivar, nonostante le difficoltà degli ultimi anni: la ricerca dovrà capire se sia possibile risolvere l’attuale crisi produttiva».
Questa visione, però, non esclude innovazioni nel panorama varietale, anzi ritaglia per le nuove cultivar italiane e americane, un ruolo di rilievo: «Possiamo sfruttarle per diversificare l’offerta delle aziende corilicole, puntando sui conferimenti all’industria di trasformazione, garantiti dalla maggiore produttività delle specie selezionate». La sperimentazione in campo è anche un modo per guardare, con spirito pragmatico, oltre la tradizione e predisporre, «un piano B qualora fossimo costretti, dalle congiunture sfavorevoli, a un drastico cambiamento di cultivar in Piemonte. A differenza della frutticoltura, la corilicoltura sconta un grande ritardo nella valutazione delle nuove varietà. Un dato su tutti, in Italia non esistono cultivar resistenti ad Anisogramma anomala, il fungo autoctono che causa l’Eastern Filbert Blight: in Oregon, epicentro della problematica, da tempo hanno elaborato varietà resistenti come Yamhill».
Un altro progetto per il nocciolo: “Nocciola Tonda Gentile produttiva”
Per affrontare le problematiche che hanno portato al calo produttivo della nocciola Tonda gentile trilobata negli ultimi anni, la Regione Piemonte ha finanziato con 750mila euro un progetto triennale di ricerca applicata “Nocciola Tonda Gentile produttiva” affidato alla Fondazione Agrion.
La ricerca prevede due grossi filoni di lavoro uno che vuole produrre soluzioni tampone immediate e l’altro di più lungo respiro. Quindi da un lato punta al miglioramento delle tecniche agronomiche (potatura mirata, gestione del suolo più efficiente, uso di biostimolanti naturali, potatura di rinnovo, ristrutturazione dei vecchi impianti ecc.), all’introduzione di sistemi di difesa integrata (soluzioni biologiche contro la cimice asiatica, monitoraggio digitale delle malattie) e all’innovazione dell’irrigazione (sensori per l’umidità del suolo, fertirrigazione mirata). Dall’altro lato punta al miglioramento genetico per lo sviluppo di varietà più resistenti alla siccità e ai parassiti.
La Nocciola Tonda gentile trilobata Igp è riconosciuta in tutto il mondo come una delle grandi eccellenze della produzione agroalimentare made in Piemonte. Un settore strategico con i suoi 28.000 ettari di terreni dedicati, quasi 8.000 aziende agricole e un fatturato che sfiora gli 80 milioni di euro l’anno. Un settore che ha le sue radici storiche in Alta Langa, in Provincia di Cuneo, dove ancora oggi rimane quasi il 50% delle aziende e dei terreni dedicati a produrre nocciole di alta qualità. Negli ultimi anni, la produzione di nocciole in Piemonte ha subito però un calo del 50% in media nella produzione regionale e punte del 90% in aree dell’Astigiano. Nel 2023, ad esempio, si prevedeva un raccolto di oltre 220.000 quintali, ma la produzione effettiva è stata di soli 150.000 quintali. Le cause di questa crisi sono diverse:
- Carenza idrica e cambiamenti climatici: stress idrici portano all’indebolimento delle piante, che risultano maggiormente suscettibili alle avversità. Inoltre, possono creare problematiche durante le epoche di impollinazione, di fecondazione (arresto precoce delle divisioni cellulari del seme, formazione di frutti vuoti) andando ad influire sulla cascola, qualità e quantità (produzione). Ma non sempre gli impianti sono adeguati e soprattutto in molte aree di produzione è molto difficile reperire acqua. Quindi bisogna mettere a punto sia sistemi di irrigazione molto efficienti ed anche attuare una serie di pratiche agronomiche in grado di aumentare la capacità del terreno di trattenere acqua. La Tonda Gentile, rispetto ad altre varietà di nocciola, patisce particolarmente la mancanza di freddo invernale, che fa arrivare la pianta alla primavera in condizioni di forte stress.
- Malattie e parassiti emergenti: la cimice asiatica provoca danni diretti ai frutti e ne compromette la qualità. La lotta con il parassitoide vespa samurai sta dando segnali di contenimento. I protocolli di difesa attuati in questi anni hanno dimostrato di saper contenere il danno ma occorre continuare con monitoraggi per calibrare bene gli interventi. Tra le patologie Gnomoniopsis castanea e Alternaria spp. stanno diventando problematici.
- Prezzi e concorrenza sul mercato: l’aumento delle superfici coltivate in altre regioni e all’estero (Turchia, Georgia) ha creato una maggiore concorrenza.
- Rigidità del disciplinare Igp: il disciplinare attuale impone limiti geografici e varietali stringenti, che potrebbero essere resi più flessibili.
- Vecchi impianti di nocciolo non più produttivi: dopo 30-40 anni la produttività delle piante di nocciolo cala fisiologicamente, a questo si aggiunge un impoverimento del terreno causa un’assenza di una rotazione colturale e una maggiore vulnerabilità ai patogeni.