La coltivazione di fico in Italia è concentrata al Sud e, più precisamente, in tre regioni: Calabria, Campania e Puglia, dove è presente oltre il 90% della produzione nazionale. I frutti del fico sono utilizzati in due filiere: quella del fresco e quella del trasformato, soprattutto per la produzione di fichi secchi.
La coltivazione del fico in Calabria
In Calabria la specie, con la varietà “Dottato”, è nella stragrande maggioranza coltivata per la produzione di frutti destinati all’essiccazione.
«La specie ha attraversato una forte crisi culminata alla fine degli anni ’90 quando la produzione risultava insufficiente a soddisfare le richieste delle aziende di trasformazione – ci racconta Angelo Rosa, promotore del processo di tutela e valorizzazione del fico “Dottato Bianco di Cosenza” Dop –. Il progetto di filiera, del valore di 18 milioni di euro, che ha coinvolto 115 produttori e 16 aziende di trasformazione, ha consentito di impiantare oltre 300 ha di nuovi ficheti specializzati e di ammodernare le aziende del settore.
Oggi, nella provincia di Cosenza, sono presenti circa 2.000 ha di ficheti e un vivaio specializzato per la produzione di piante di “Dottato bianco di Cosenza”, particolarmente adatti all’essiccazione. Si tratta di frutti partenocarpici di piccola dimensione che presentano pochi piccoli semi morbidi, ricchi di polpa e con una quantità di zuccheri che varia tra il 48-57% se essiccati all’aperto e tra il 50 e il 75% del peso se si procede all’essiccazione in serra. Decisivo per il rilancio della specie è stato il programma di miglioramento genetico e sanitario che ha portato alla costituzione della prima accessione risanata d’Italia, un clone migliorativo della varietà “Dottato Bianco”.
Si assiste ad un costante incremento degli impianti di fico e alla richiesta di piante della suddetta selezione. Le produzioni trasformate in regione sono collocate sull’intero territorio nazionale e anche all’estero: Usa, Canada, Australia ed Europa. Si sta, inoltre, incrementando la vendita on line con confezioni che vanno dai 200 ai 500 grammi e, in alcuni casi, anche in vetro (melassa di fichi)».
In Campania
In Campania la coltivazione prevale in particolare nel Cilento dove insiste la Dop “Fico Bianco del Cilento” (varietà Dottato).
«Negli ultimi anni – ci riferisce Carlo Venuti, amministratore dell’azienda “Stella del Sud” – la coltivazione sta provando a risollevarsi anche in considerazione delle ottime caratteristiche del frutto, apprezzato e molto richiesto. Nuovi impianti stanno nascendo anche grazie ai finanziamenti del Psr; nelle zone della provincia, al di fuori del territorio della Dop, la fichicoltura è destinata soprattutto alla produzione di frutti per il consumo fresco. Le produzioni campane sono collocate su tutti i mercati interni, in particolare Lombardia, Lazio e Campania, e all’estero (Usa, sud America, Australia ecc.).
Nella Regione sono presenti anche numerose aziende di trasformazione che producono diverse tipologie di prodotto (farcito con mandorle o noci, ricoperto con cioccolato, in melassa, infarinati, al forno con mandorle aromatizzati); parte del prodotto è destinato all’industria dolciaria e per la produzione di confetture».
In Puglia
In Puglia, dove sono presenti circa 500 ettari a ficheto, la coltivazione è destinata principalmente alla produzione di frutti destinati al fresco.
«La varietà di fico più nota coltivata in Puglia è la “Petrelli” – ci riferisce Pasquale Venerito, del Centro di ricerca, sperimentazione e formazione in agricoltura “Basile Caramia” (Crsfa) di Locorotondo (Bari) – che produce sia fioroni, con maturazione dai primi di giugno fino a quasi metà luglio, sia forniti, da fine luglio a fine agosto. Negli ultimi anni sta riscuotendo particolare successo la varietà da fioroni “Domenico Tauro” (o “Mingo Tauro”).
La coltivazione del fico in Puglia è quasi sempre consociata ad altri fruttiferi, ma da qualche anno diversi imprenditori hanno investito in nuovi impianti specializzati, per via della capacità del fico di fronteggiare i cambiamenti climatici. D’altra parte, affinché questa coltura possa davvero rifiorire nei nostri ambienti, è essenziale l’utilizzo di materiale risanato e certificato, e un rinnovamento delle tecniche agronomiche».
Tecnica agronomica e problematiche del fico
La densità d’impianto di un ficheto varia in relazione all’ambiente di coltivazione. Le distanze sulla fila e tra le file variano secondo le zone:
- in pianura si va dalle distanze classiche 5x5 a 5x6 o anche 6x6;
- in collina, invece, le distanze si riducono e i sesti sono di 5x4 oppure 4x4.
La forma di allevamento ancora maggiormente diffusa è quella del vaso classico, anche se nei nuovi impianti intensivi si stanno provando forme di allevamento a “spalliera”.
Tra l’altro, in Calabria, si prova anche la coltivazione sotto serra climatizzata per far fronte agli eccessi termici sempre più frequenti. Per la climatizzazione si sfrutta l’energia solare montando appositi pannelli solari. Si iniziano a utilizzare sempre più anche gli impianti di irrigazione a goccia come soccorso, utili anche per la fertirrigazione.