L’offerta di albicocche nel nostro paese per la stagione entrante è valutata in circa 214.000 tonnellate, un quantitativo simile a quello prodotto la scorsa stagione. Quindi, ancora una volta, il raccolto dovrebbe rimanere sotto il potenziale produttivo. Le temperature elevate durante i mesi invernali, non hanno consentito il giusto soddisfacimento in freddo di alcune varietà di albicocco che compongono il panorama presente, soprattutto nelle regioni meridionali. Nel Settentrione, ad oggi, nonostante l’assenza di gelate, si rileva una forte variabilità in positivo o in negativo a seconda delle zone di produzione e delle cultivar presenti sul territorio.
Da alcuni anni a questa parte le superfici ad albicocco in Italia segnano una lenta ma progressiva diminuzione. Nel 2024 la stima delle superfici in produzione in Italia conduce ad un ulteriore calo, a conferma di quanto sta già succedendo da diversi anni, pari al -4% sull’anno precedente, con una superficie produttiva nazionale posizionata oggi su circa 18.000 ettari. In flessione le regioni del nord Italia, mentre nelle aree centro-meridionali l’andamento appare stabile o lievemente negativo, con solo la Puglia in aumento, pur con valori nettamente inferiori rispetto al recente passato. La flessione è legata non tanto ad eccessivi abbattimenti ma ad un minor ritmo di rinnovamento degli impianti. Attualmente le superfici, in termini generali sono ben distribuite lungo tutto il calendario di maturazione, grazie alla progressiva entrata degli investimenti degli anni passati che avevano privilegiato il tardivo.
Le primissime stime produttive europee per il 2024
Il 2024 sembrava iniziare con l’assenza di gelate primaverili significative in tutta Europa, anche se proprio alla fine di aprile ne sono state segnalate in Aragona e in Catalogna, di cui peraltro non tengono conto le stime riportate di seguito; le elevate temperature invernali non sembrano aver garantito il giusto fabbisogno in freddo in svariati bacini produttivi europei, penalizzando fioriture e l’allegagione, a cui si sono aggiunti gli effetti della siccità estiva del 2023.
La produzione europea attesa per quest’anno è stimata in circa 524.000 tonnellate, un livello simile all’anno precedente, pari al +2% rispetto alla media 2018-2022, ma nettamente inferiore alle 650.000 tonnellate del 2019, ultimo anno piuttosto produttivo. Il volume pertanto appare sicuramente non eccedentario ma quasi sicuramente posizionato in modo differente lungo il calendario di raccolta se lo paragoniamo alla stagione appena trascorsa.
In Grecia attese per quest’anno circa 87.500 tonnellate, pari al -6% sul 2023 e -13% rispetto alla media 2018-2022. L’offerta rimane inferiore al potenziale per la cattiva influenza delle temperature invernali troppo miti; La produzione dovrebbe essere più contenuta in particolare per le varietà a maturazione precoce, mentre sono attese produzioni sostanzialmente regolari spostandosi sul tardivo. Di anno in anno sempre più rilevante la mancanza o il reperimento di manodopera necessaria per la raccolta. Le superfici coltivate ad albicocco in Grecia risultano costanti, con un ricambio varietale che va a privilegiare cultivar più colorate a scapito delle tradizionali.
L’offerta della Spagna, dopo anni di produzioni deficitarie o comunque limitate da eventi climatici avversi, sembra ritornare su livelli più elevati, pur rimanendo sotto al potenziale massimo per gli effetti delle elevate temperature del 2023 e per la problematica della siccità. Attesi per il 2024 circa 134.000 tonnellate, +46% rispetto al basso 2023, +28% rispetto al raccolto medio 2018-2022. Nelle zone di produzione precoce, tra cui spicca la Regione Murcia sono già in piena raccolta volumi che dovrebbero ritornare su buoni livelli; da verificare la situazione nelle regioni più tardive, oggetto delle recenti gelate, che avevano visto in precedenza fioriture in anticipo di circa 10 giorni rispetto al 2023 e comunque problemi di allegagione su alcune varietà per mancanza di ore in freddo. Le due regioni citate pocanzi rappresentano insieme circa un quarto della produzione di albicocche spagnole.
Le prime valutazioni per il 2024, indicano un’offerta di albicocche francesi pari a circa 88.000 tonnellate, che rappresentano il -29% rispetto al volume 2023 che era stata un’annata produttiva e si posizionano sul -13% nel confronto con la produttività del periodo 2018-2022. I minori volumi sono causati dall’alternanza di rendimento dopo le produzioni abbondanti dello scorso anno di alcune varietà, ma anche in questo caso, vi è stato un periodo invernale con temperare elevate, la siccità in alcune zone e piogge durante la fioritura. Particolarmente preoccupante la siccità nel Roussillon, dove la carica dei frutti sembra abbastanza regolare, mentre sembra flettere in modo più consistente la Valle del Rodano.
Fig. 1 - Trend della produzione italiana dal 2019 al 2023
L'eredità della stagione produttiva del 2023
Per le albicocche veniamo da un 2023 in cui le gelate primaverili avevano limitato le produzioni soprattutto nel Nord-Italia ed in misura minore in Grecia. Le temperature invernali miti ed il ritorno di freddo nella scorsa primavera avevano inoltre influito negativamente anche sulle produzioni spagnole in Murcia, il più importante bacino di produzione iberico. Nei mesi successivi si erano inoltre verificate diverse grandinate nei diversi areali. Ciò aveva favorito un’offerta inferiore al potenziale produttivo, con oltre 520.000 tonnellate complessive tra Italia, Grecia, Spagna e Francia.
I quattro principali Paesi europei concentrano circa il 90% dell’offerta comunitaria, tra gli altri bacini produttivi si distinguono solamente Romania ed Ungheria con produzioni inferiori alle 20.000 tonnellate annuali (fonte Eurostat). Lievemente superiore la produzione in Serbia con circa 40.000 tonnellate annuali e tralasciando l’importanza della produzione turca, valutata sempre secondo la fonte Eurostat, su oltre 800.000 tonnellate.
In Italia l’anno scorso la produzione è stata quantificata in 214.000 tonnellate quantitativi ampiamente al di sotto del potenziale produttivo che comunque appare leggermente eroso dal calo delle superfici. L’impatto maggiore sulla produttività è stato registrato nelle regioni del Nord, interessate da gelate primaverili, con la regione Emilia-Romagna maggiormente penalizzata rispetto ad altri bacini produttivi. Nelle regioni meridionali i danni da gelo, seppur presenti, sono risultati più lievi rispetto al Nord, ma la produttività in generale è risultata non eccelsa a causa dei calibri meno sostenuti, soprattutto nel periodo più precoce.
In generale l’offerta nazionale è stata inizialmente concentrata prevalentemente su calibri minori ma, come di consueto, è via via migliorata nel corso della stagione e con prevalenza di pezzature sostenute da inizio luglio in avanti. La campagna commerciale, nella fase iniziale è stata ostacolata dalla persistenza di piogge durante il mese di maggio, per registrare poi una positiva evoluzione nel proseguo della stagione. In generale sono stati ricettivi i diversi mercati, a conferma del buon apprezzamento per questa referenza, ma anche grazie ad una minore concorrenza tra i diversi produttori rispetto ad altre referenze come pesche e nettarine. Favorevole lungo tutto l’arco estivo la richiesta di prodotto, con buone quotazioni.
Trend delle esportazioni italiane dal 2019 al 2023
L’andamento dei flussi commerciali del prodotto italiano è da sempre strettamente correlato alla disponibilità annuale.
Tab. 1 - Esportazioni italiane di albicocche | ||||||
2019 | 2020 | 2021 | 2022 | 2023 | var. % 2023 su 2022 | |
Quantità (tonnellate) | 48.573 | 17.290 | 31.026 | 49.979 | 27.287 | -45 |
Valore (migliaia di €) | 57.753 | 31.609 | 56.335 | 82.403 | 52.658 | -36 |
Prezzo medio (€/kg) | 1,19 | 1,83 | 1,82 | 1,65 | 1,93 | +17 |
Fonte: Elaborazioni Cso Italy su dati Istat |
Nel 2023 le esportazioni di albicocche sono ritornate su valori contenuti, superiori solo al 2020 a causa della minore offerta: con poco oltre le 27.000 tonnellate, l’export di albicocche ha segnato un -45% rispetto al 2022, quando i quantitativi avviati all’estero avevano sfiorato le 50.000 tonnellate. Le movimentazioni si sono concentrate come di consueto tra maggio ad agosto. Il volume esportato si è posizionato al 13% del totale prodotto, in linea con la media degli anni recenti.
Anche nella stagione scorsa, le spedizioni sono state indirizzate prevalentemente sui mercati comunitari. La Germania rimane il primo sbocco commerciale (40% del totale esportato ma segnando ben il -54% sul 2022), seguita da Austria e Repubblica Ceca. Volumi minori verso i restanti Paesi dell’Unione Europea, quasi tutti in netto calo (in primis la Francia). Le spedizioni verso l’extra-UE27 sono state indirizzate in prevalenza verso Svizzera (secondo mercato per l’Italia) e verso il Regno Unito (anch’esso in netto calo). Limitate le spedizioni dirette in Egitto e in Canada.
Parallelamente, le importazioni di albicocche nel corso del 2023 sono tornate a salire sopra le 20.000 tonnellate, oltre il doppio del 2022. Il rapporto import/produzione, nonostante la crescita dei volumi in entrata nel nostro Paese, è risultato pari a circa il 9%, in linea con gli anni precedenti in cui la produzione nazionale non era risultata particolarmente elevata.
Trend delle importazioni italiane dal 2019 al 2023
La merce di provenienza spagnola continua ad essere di gran lunga maggioritaria ed anche nel 2023, con oltre 13.000 tonnellate pari a circa il 70% del totale, è stata in netta ripresa, nel confronto con la stagione 2022 caratterizzata da un deficit produttivo di albicocche iberiche. In ascesa nel 2023 anche l’entrata di prodotto francese. Di fatto si mantengono irrisore le importazioni di albicocche da altri fornitori.
Tab. 2 - Importazioni italiane di albicocche | ||||||
2019 | 2020 | 2021 | 2022 | 2023 | var. % 2023 su 2022 | |
Quantità (tonnellate) | 16.013 | 17.853 | 14.315 | 9.567 | 20.030 | +109 |
Valore (migliaia di €) | 14.852 | 22.955 | 18.238 | 13.720 | 26.531 | +93 |
Prezzo medio (€/kg) | 0,93 | 1,29 | 1,27 | 1,43 | 1,32 | -8 |
Fonte: Elaborazioni Cso Italy su dati Istat |
Con un volume di esportazione sostanzialmente limitato, le albicocche italiane trovano collocamento di norma sul mercato tradizionale e nell’industria di trasformazione. Nel 2023 si è registrato il volume più basso in termini di acquisto al dettaglio, di poco inferiore alle 56.000 tonnellate, segnando un -22% rispetto all'anno precedente. Questo trend discendente ha portato a una contrazione complessiva della spesa per albicocche del -8%, nonostante l'aumento dei prezzi. Proprio sul fronte prezzi infatti nel corso dell’ultimo anno si è registrato un +18%. Il fattore prezzo è da annoverare fra quelli che, dal lato consumatore, possono aver influito a diminuirne l’acquisto, oltre che alla minore offerta disponibile. Anche il numero di famiglie che acquistano albicocche è diminuito, e lo fa per il secondo anno consecutivo, scendendo dal 53% al 50%. Inoltre, l'acquisto medio per nucleo familiare è sceso a 4,37 kg nel 2023 rispetto ai 5,34 kg del 2022, con una conseguente riduzione della spesa per nucleo.