Agrumicoltura: qualcosa si muove

Nonostante le grandi criticità fitosanitarie e di mercato, quello degli agrumi rappresenta ancora per l’agricoltura meridionale, e italiana in generale, un comparto fondamentale in termini economici, occupazionali e ambientali

L’agrumicoltura italiana, dopo la pesante battuta di arresto determinata dalla diffusione del Citrus Tristeza Virus (CTV), a carico soprattutto del comparto arancicolo e mandarinicolo, non si esprime ancora al massimo della sua potenzialità sia con riferimento alle superfici investite e reinvestite, sia soprattutto per i volumi di produzione ottenuti dai nuovi impianti a seguito della riconversione. Ciononostante quello degli agrumi rappresenta ancora per l’agricoltura meridionale un comparto fondamentale in termini economici, occupazionali e ambientali.

L'Editoriale di rivista di Frutticoltura 1/2023

Negli ultimi anni, secondo i dati Ismea, si assiste a una graduale, ma costante crescita del comparto. La nuova agrumicoltura si contraddistingue per l’utilizzo di nuovi portinnesti (tutti derivati dal Poncirus) e per un ampio panorama varietale. Quest’ultimo risulta particolarmente articolato per l’arancio Tarocco (con decine di cloni che consentono ampia variabilità di scelta in funzione delle loro specificità in termini di pigmentazione e epoca di maturazione), per lo stesso Moro (con un ritorno ai cloni migliorati e risanati) e per il settore dei mandarini e mandarino-simili, soprattutto per la diffusione di cloni di clementine e di altri ibridi apireni frutto di un intenso lavoro di miglioramento genetico condotto dalle istituzioni di ricerca del territorio siciliano. Anche per il limone si assiste a un rinnovato interesse nella coltivazione, soprattutto nel territorio della costa jonica, grazie anche all’opera di promozione dei consorzi di produzione legati ai marchi di qualità che cominciano a restituire ai produttori la voglia di occuparsi della coltura, nonostante si debbano fare ancora i conti con l’atavico problema del mal secco, grave tracheomicosi particolarmente diffusa in questo territorio.

La campagna agrumicola è da poco iniziata, in un anno caratterizzato da avversità climatiche e dal perdurare per tutto l’autunno e per l’inizio dell’inverno di temperature particolarmente miti che influenzano il decorso della maturazione con problematiche connesse nella gestione della raccolta e della shelf-life dei frutti in post-raccolta. Il riconosciuto livello di qualità e tipicità delle produzioni italiane, la presenza di una quota elevata, sebbene in riduzione negli ultimi anni, di produzione biologica e l’ampiezza del calendario di maturazione per le principali specie, rappresentano oggi i principali punti di forza dell’agrumicoltura italiana. Questi punti di forza, tuttavia, non possono, da soli, permettere di fronteggiare le grandi criticità del comparto, soprattutto con riferimento alla non sempre sufficiente disponibilità di materiali di propagazione di qualità - sanitaria e genetica - per i nuovi impianti e alla grande difficoltà di collocamento del prodotto all’estero e di ampliamento verso nuovi mercati, facendo registrare per l’Italia un deficit della bilancia import/export. La domanda di piante è elevata e si polarizza soprattutto verso specifiche combinazioni portinnesto/nesto che, dopo ricerche pluriennali, si sono confermate particolarmente interessanti per alcune aree, soprattutto per gli effetti che inducono sui livelli di pigmentazione dei frutti e sulle dimensioni contenute della pianta.

La necessità di fare sistema tra tutti gli attori della filiera agrumicola è un imperativo da perseguire se si ritiene indispensabile mantenere e rafforzare il comparto nel Sud del nostro Paese ancorando le scelte dei singoli imprenditori a una logica di programmazione che tenga anche conto del processo in atto di parziale sostituzione, per problematiche fitosanitarie e per innovazione di prodotto, di aranci, mandarini e limoni con fruttiferi subtropicali come avocado e mango. L’importanza e la considerazione che l’agrumicoltura italiana riveste nello scenario mondiale sono state evidenziate nel corso del XIV congresso internazionale di agrumicoltura che si è tenuto a Mersin, in Turchia, dal 6 al 12 novembre 2022. È anche per questo che la candidatura italiana ad ospitare la XVI edizione dell’International Citrus Congress è stata riscontrata favorevolmente e pertanto, nel 2028, l’intera filiera agrumicola italiana sarà al centro dell’attenzione della comunità scientifica internazionale. Sarà certamente l’occasione per dare visibilità internazionale ai tanti prodotti eccellenti di territori agrumicoli diversi e per mostrare quanto la filiera agrumicola italiana, con una forte sinergia tra mondo della ricerca e settore operativo, avrà saputo mettere a sistema negli anni che ci attendono.

Agrumicoltura: qualcosa si muove - Ultima modifica: 2023-01-20T14:38:08+01:00 da K4

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