Con la chiusura, lo scorso agosto, della campagna commerciale delle mele e le indicazioni emerse al Prognosfruit 2011 è possibile esprimere alcune valutazioni sull’andamento della melicoltura italiana negli ultimi sei anni e avanzare una previsione (tab. 1).
Se per l’Est Europa l’annata 2007/’08 è una delle peggiori degli ultimi dieci anni a causa delle gelate che hanno limitato il raccolto, i produttori italiani hanno beneficiato di una produzione elevata che, data la carenza dell’offerta, ha comunque trovato condizioni di commercializzazione favorevoli. Situazione ribaltata per l’autunno 2008 con l’Est Europa, Polonia in testa, che si è presentato con una produzione elevata che ha causato un leggero, ma costante ribasso dei prezzi per tutta la commercializzazione del 2008.
L’annata commerciale 2008/’09 è stata caratterizzata da una costante tensione sulla leva prezzo, per la necessità di rispettare i programmi di decumulo e guidare così, per quanto possibile, le Op verso obiettivi di bilancio almeno ragionevoli. La stagione successiva (2009/’10) è stata un po’ meno difficile, anche se il livello della produzione, ben vicino a 11milioni di t, ha molto condizionato l’attività commerciale delle Op, che hanno chiuso la campagna con volumi di vendita mensili costantemente elevati, ma a prezzi chiaramente appena sufficienti. La campagna 2010/’11 ha trovato ancora una volta un quadro comunitario piuttosto favorevole in cui i produttori italiani organizzati hanno potuto collocare un’offerta piuttosto importante.
La prima considerazione che ci permettiamo di fare riguarda l’efficacia, ancora discussa, del sistema organizzato. In questo scenario, peraltro limitato a 5 anni, l’organizzazione ha saputo e potuto giocare un doppio ruolo: mitigare la pressione negativa nelle condizioni di mercato peggiori e massimizzare l’efficacia del sistema nelle annate più interessanti. L’andamento delle vendite nelle stagioni 2008/’09 e 2009/’10, piuttosto simili, indica che la possibilità di arrivare al mercato con volumi programmati è un fattore cruciale, non solo per mantenere condizioni contrattuali sufficienti, ma anche per arrivare a fine stagione senza scorte e poter aprire la campagna successiva senza il peso di giacenze da vendere a qualsiasi prezzo.
Mercato favorevole
Le previsioni di produzione comunitaria per questa annata ci dicono che la soglia di 10milioni di t, oltre la quale si può generare qualche tensione sul mercato, sarà di poco superata. Ma se da 10.195.000 t si eliminano le 150mila t di mele fortemente grandinate sia in Italia (100mila) che in Francia (50mila), alle quali vanno aggiunti i quantitativi danneggiati in Belgio e Spagna, si arriverà a un quantitativo di mele per il mercato fresco inferiore all’anno precedente. Si può così confermare uno scenario commerciale tutto sommato ragionevolmente positivo.
La tabella 3 rappresenta le previsioni di produzione distinte per varietà. La qualità del prodotto più anticipato ha sofferto il caldo della seconda metà di agosto, che ne ha in parte compromesso la colorazione. Le condizioni climatiche da metà settembre sono notevolmente migliorate, con alcuni giorni di pioggia e notti fresche, che nelle aree con varietà più tardive hanno favorito un recupero di calibro e di colore.
A livello globale, nel Nord America si rileva un leggero incremento nelle produzioni previste negli Stati Uniti e in Canada, mentre il Messico rileva un consistente incremento (tab. 4) che porta il volume totale vicino al picco del 2006. La situazione mondiale è illustrata dalla tabella 5.
L’incremento di prodotto, previsto del 7%, è ancora una volta condizionato dal dato cinese: la Cina è leader nella produzione, ma incide ancora relativamente poco negli scambi internazionali, con un’esportazione che si colloca poco oltre il milione di t, pari al 3% circa della produzione totale.
I trend di vendita e le giacenze
Le dinamiche di vendita in Italia sono state costanti e regolari, grazie anche all’utilizzo equilibrato della leva del prezzo al fine di modulare l’offerta in funzione delle esigenze del mercato e, per quanto possibile, di cercare le migliori condizioni commerciali, con l’obiettivo di esaurire le scorte prima dell’inizio della stagione successiva.
L’andamento delle vendite in Europa è stato a sua volta buono e regolare e i prezzi delle mele paiono ben calibrati, costanti e tutto sommato apprezzati dai consumatori che confermano la loro fiducia in questo prodotto.
Le importazioni di mele in Europa dai Paesi dell’emisfero australe sono un secondo fattore in grado di influenzare l’equilibrio del mercato; nei sei anni di funzionamento del sistema delle licenze di importazione si può vedere come siano costantemente diminuiti il flusso e i quantitativi arrivati in Europa principalmente da Cile, Brasile, Argentina, Nuova Zelanda e Sud Africa, dopo il picco del 2007, concausa della difficile stagione 2006/’07. Nel corso dell’ultima annata i volumi importati fino a fine agosto sono i più bassi degli ultimi sei anni (vedi figura). Le ragioni di tale dinamica sono diverse, ma risiedono principalmente in fattori quali il cambio tra valute in diversi casi sfavorevole per i Paesi importatori, la vicinanza di mercati più accessibili e, per il Brasile, l’aumento consistente della domanda interna.
Tutto considerato, se si guarda ai numeri del settore melicolo, l’orizzonte per i produttori italiani pare positivo anche per l’anno 2011/’12, anche se non mancano le incertezze per il futuro dovute al contesto generale in cui si muove l’ortofrutticoltura.
*L’autore è di Assomela, Trento