Pere, un’annata di transizione e resistenza

Il punto, a campagna in corso, sulle principali frutticole autunnali. Dopo il promettente 2024, si archivierà il 2025 come un anno in cui la qualità del prodotto compensa le evidenti perdite quantitative. Uno sguardo anche a kiwi e mele

La situazione produttiva 2025 delle pere italiane ha visto raccolte posizionate su circa 293.000 tonnellate, in diminuzione del 27% rispetto al 2024. A contribuire al ridimensionamento dell’offerta c’è certamente la continua flessione delle superfici che si pongono quest’anno sul -7% rispetto allo scorso anno, anche se la flessione è stata indubbiamente più lieve rispetto a quelle registrate fino all’anno scorso. Il calo quest’anno è quindi imputabile maggiormente all’andamento meteorologico avverso. Dopo una fioritura promettente, infatti, l’instabilità climatica e le piogge primaverili hanno causato una cascola accentuata dei frutti soprattutto sulle varietà estive. Durante l’estate, non sono inoltre mancate le problematiche fitosanitarie: la maculatura bruna e un ritorno a tratti incisivo della cimice asiatica, specialmente nelle regioni settentrionali. Note favorevoli invece arrivano rispetto alla qualità del raccolto, grazie al buon sviluppo dei frutti; nei conferimenti si registra infatti un aumento della percentuale di pere di I° qualità e una minore incidenza dello scarto. Le varietà estive hanno mostrato calibri maggiori rispetto alla scorsa stagione, mentre le varietà autunno-invernali presentano pezzature tutto sommato stabili rispetto alla stagione 2024/25.

Le superfici

Nel 2025 il ritmo di espianto è parso un po’ più contenuto e fisiologico rispetto al passato, seppur affatto non trascurabile. La superficie in produzione a livello nazionale è stata valutata in quest’ultimo anno, in circa 19.600 ettari, con l’Emilia-Romagna che ne detiene la quota più grande, pari a circa 10.500 ettari. In entrambi i casi si è registrato una diminuzione del 7% rispetto al 2024; si tenga presente che nelle annate subito precedenti, il calo è arrivato anche a ben oltre il 10% all’anno. Il confronto rispetto agli anni pre-crisi della pericoltura rimane comunque molto negativo: il potenziale della coltivazione risulta in flessione del 31% rispetto a cinque anni fa e del quasi 40% rispetto a dieci anni fa.

Produzione italiana ed europea

Analizzando i bacini produttivi, l’Emilia-Romagna ha visto la sua produzione scendere a circa 174.000 tonnellate (-28% sul 2024), con sofferenze particolari per le varietà estive, Conference, Decana e Abate Fetel. Ancora una volta le province romagnole hanno performato meglio rispetto a quelle emiliane. Pure nel resto del Nord Italia la situazione è simile all’Emilia-Romagna, con cali produttivi che sono oscillati tra il -35% e il -40% sul 2024. Più a sud l’offerta di pere 2025, con particolare riferimento all’estiva Coscia, è risultata in lieve contrazione in Sicilia, mentre più evidente è risultata la diminuzione in Campania. In entrambi i casi le superfici mostrano lievi riduzioni.

Dopo la promettente annata 2024 con produzioni in recupero, si archivierà il 2025 come un anno di transizione e resistenza, in cui la qualità del prodotto finale cerca di compensare le evidenti perdite quantitative e strutturali.

A livello europeo l’aggiornamento delle stime, ancora non definitivo per tutti i Paesi, indica un’offerta che potrebbe attestarsi a 1,8 milioni di tonnellate (+3% sul 2024). Al momento riviste al rialzo, rispetto alle previsioni di agosto 2025, le stime produttive del Belgio con un’offerta che potrebbe attestarsi al +41% sullo scarso 2024, in linea col 2023, Olanda +11% sul 2024, Francia (+9%).

Consumi domestici

Riguardo ai consumi domestici in Italia il mercato delle pere continua a vivere una fase delicata, segnata da un calo strutturale dei volumi acquistati dalle famiglie. Se guardiamo i dati annuali, infatti, dalle 180.000 tonnellate di prodotto acquistate anni fa, oggi i volumi si aggirano mediamente sulle 90.000 tonnellate. L’analisi degli indicatori comportamentali conferma la trasformazione in atto: l’indice di penetrazione negli ultimi anni è stabile sul 52- 53%, a fronte di oltre il 60% del triennio 2016-2018. L’acquisto medio per famiglia risulta quasi dimezzato rispetto al passato.

Nel 2025 con i dati disponibili fino al mese di settembre si registra una crescita del 9%.

Se però analizziamo i dati delle vendite al dettaglio per campagna commerciale ci accorgiamo che, se è seppur vero che i consumi calano, esiste una forte correlazione diretta fra i consumi di pere e l’offerta di pere italiana disponibile. Nelle stagioni 2021 e 2023, che avevano visto i minimi storici produttivi, i consumi delle famiglie sono scesi rispettivamente del -37% e del -19%, mentre nella campagna ultima 2024/2025, gli acquisti delle famiglie sono saliti quasi del 20% sulla stagione precedente, così come è avvenuto nel 2022/23 e ricordiamo che queste ultime due campagne sono state quelle con un’offerta disponibile più vicina alla normalità.

Fattori decisivi che influenzano le dinamiche non sono quindi solo la disaffezione del consumatore rispetto a questo prodotto, ma anche la minore offerta disponibile, con campagne più ristrette e minori referenze al punto vendita, nonché l’incremento dei prezzi al dettaglio, come conseguenza delle minori raccolte. A riprova di ciò proprio nel 2023/24 il prezzo medio al dettaglio è salito del 25% così come nel 2021/22 è crescita è stata del 19%.

Non è possibile al momento avere un quadro dell’andamento dei consumi nella campagna in corso, ma nei primi mesi da luglio a settembre i consumi tornano a flettere in concomitanza di un’offerta inferiore come sottolineato precedentemente.


1Kiwi, più valore che volume

La produzione italiana di kiwi 2025 è ancora in fase di valutazione per le raccolte protratte fino a metà-fine novembre. L’offerta preventivata in fase previsionale vedeva quantitativi di kiwi verde attestati sul +10% rispetto allo scarso 2024. La stima è comprensiva della riduzione delle superfici del 5% a livello nazionale, complice la moria presente in alcuni importanti bacini produttivi.

Situazione favorevole per le varietà gialle con volumi segnalati nel complesso a +27% sul 2024 grazie all’espansione delle superfici associate quest’anno a buone rese unitarie.

Ancora minimali rispetto alle precedenti varietà le produzioni delle varietà rosse che registrano +10% dettato soprattutto dalle maggiori superfici, vista la presenza di danni da gelo e rese non ottimali.

Nel complesso della specie l’offerta attesa per la campagna 2025/26 a inizio settembre si collocava a +16%.

Nel 2024 gli acquisti domestici di kiwi in Italia confermano un quadro complesso, fatto di consumi in calo ma di una crescente capacità della categoria di valorizzarsi. Le famiglie italiane hanno acquistato 57.300 tonnellate, segnando una diminuzione del -15% rispetto al 2023 e del -30% rispetto al 2020, mentre il valore complessivo delle vendite è cresciuto dell’8%, superando i 273 milioni di euro. A determinare questa dinamica è soprattutto il nuovo prezzo medio, che ha raggiunto 4,80€/kg, il livello più alto degli ultimi anni.

Il kiwi rimane comunque un frutto importante nel carrello degli italiani, posizionandosi al tredicesimo posto nella classifica dei consumi di frutta, con una quota del 2% dei volumi e del 4% del valore complessivo. La contrazione dei quantitativi non è uniforme all’interno della categoria: il kiwi verde, ancora predominante, scende a 44.900 tonnellate (-21%), mentre il kiwi giallo continua a crescere, raggiungendo 11.900 tonnellate (+12%) e confermandosi come motore principale della tenuta a valore del comparto. In aumento anche il kiwi rosso, pur rimanendo su numeri marginali, ma con una dinamica che ne conferma il progressivo inserimento nell’assortimento presso i punti vendita.

Particolarmente interessante è l’andamento della campagna commerciale italiana (ottobre–maggio 2024/25). In questo periodo, che rappresenta la fase centrale di disponibilità del prodotto nazionale, gli acquisti hanno raggiunto 47.000 tonnellate, con un incremento dell’8% rispetto alla stagione precedente. Si tratta di un segnale di parziale recupero, trainato soprattutto dal kiwi giallo, che cresce del +33% e rafforza ulteriormente il proprio peso economico con un aumento del valore del +32%. Il prezzo medio della campagna sale a 4,50€/kg, +6% rispetto al 2023/24 e +46% sul 2020/21. Meno impattante, ma pur sempre di rilievo, il trend del prodotto a polpa verde che sale a 37.100 tonnellate segnano il +4% sullo stesso periodo del 2023/24, ma che evidenzia ancora una forte differenza con la campagna commerciale a cinque anni (-28%).

Dal punto di vista della distribuzione commerciale, la GDO si conferma il canale di riferimento, concentrando oltre l’80% del valore totale degli acquisti. Supermercati e ipermercati trainano la crescita a valore, mentre discount e dettaglio tradizionale registrano ulteriori contrazioni di volume. Geograficamente, i consumi restano più forti nel Nord Italia, che da solo assorbe oltre la metà dei volumi nazionali, mentre il Sud continua a mostrare livelli più bassi ma con segnali di recupero nella stagione 2024/25.

Un ruolo sempre più rilevante è svolto dal prodotto confezionato, che rappresenta il 48% del valore complessivo della categoria ed il 40% dei volumi.

Nel complesso, il kiwi si conferma una categoria di valore più che di volume, sostenuta dall’innovazione varietale in atto sul prodotto a polpa gialla, packaging e strategie di posizionamento, il tutto in un contesto di consumi più “cauti”.


2Mele: acquisti in calo

La produzione italiana di mele valutata ad agosto su circa 2,2 milioni di tonnellate (-4% sul 2024), potrebbe essere rivista al rialzo. Secondo le ultime notizie di fonte Wapa, l’Italia come in altri Paesi dell’UE sono in corso gli aggiornamenti per rivedere le stime produttive, grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli di fine estate, che hanno consentito un corretto sviluppo dei frutti. Dovrebbero essere riviste al rialzo i preventivi per Belgio, con quantitativi che si potrebbero attestare al +27% sul 2024, Francia +5%, Germania +23%, Olanda +22%, Polonia +16%.

A livello europeo l’offerta potrebbe attestarsi su circa 11 milioni di tonnellate (+5% sul 2024), per i dati definitivi bisognerà però aspettare il termine degli aggiornamenti.

Riguardo ai consumi il 2025 fino al mese di settembre evidenzia una lieve crescita sul 2024, +1%.

Il trend evidenzia anche per questo prodotto un calo, da oltre 500.000 tonnellate annuali si scende mediamente negli ultimi anni sulle 440.000 tonnellate. In questo caso l’offerta italiana non ha visto particolari oscillazioni, quindi la contrazione è il frutto di una contrazione generalizzata degli acquisti al dettaglio di ortofrutta da parte delle famiglie italiane, che si è resa molto evidente soprattutto nelle annate 2022 e 2023, pur restando il frutto più acquistato dalle famiglie italiane.

La penetrazione rimane stabile, oltre l’80%, confermando che il numero di famiglie che acquistano mele almeno una volta all’anno rimane elevato; ciò che cambia è la quantità media acquistata: l’acquisto per famiglia scende su circa 20 kg all’anno, contro i 25 kg annui di qualche anno fa.

A pesare è soprattutto la contrazione della domanda da parte dei nuclei più numerosi, mentre le famiglie a uno o due componenti, sempre più diffuse, mantengono livelli d’acquisto relativamente più stabili. Anche l’età del responsabile acquisti continua a incidere: le famiglie con responsabile over 55 rimangono i “grandi acquirenti”, mentre il coinvolgimento delle fasce più giovani resta limitato.

Una dinamica particolarmente significativa riguarda la ripartizione fra mele sfuse e confezionate. Le sfuse rappresentano ancora la maggioranza dei volumi (57%), ma le confezionate crescono nella loro incidenza, raggiungendo il 43% e confermando la tendenza generale dell’ortofrutta: più praticità, più standardizzazione e più attenzione al prodotto pronto allo scaffale. In parallelo, il peso della GDO continua a crescere, ormai stabilmente oltre l’80% del totale acquisti di mele, con supermercati e discount come principali poli di riferimento.

Anche il segmento biologico mostra una dinamica particolare: i volumi restano pressoché stabili, ma il valore cresce grazie al prezzo medio più elevato. Le mele bio rappresentano circa l’8% dei volumi totali ma quasi il 10% della spesa, confermando un interesse consolidato, anche se non in piena espansione.

Pere, un’annata di transizione e resistenza - Ultima modifica: 2025-12-18T15:44:20+01:00 da Roberta Ponci

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